venerdì 27 settembre 2013

M come miele M come morte

M. COME MIELE
M. COME MORTE

Giuseppe amava il proprio lavoro di apicoltore, mestiere tramandato amorevolmente di generazione in generazione.
Alle pendici dell' Etna, in contrada Trecastagni, c'era la sua azienda “Mielefiorito”, bellissima, almeno per lui, con prati immensi punteggiati da fiori e da alberi.
Giuseppe adorava il ronzio delle api operaie che segnalavano, attraverso una vera e propria danza, il luogo in cui si trovava il polline.
All' alba apriva le imposte della sua masseria e pioggia, vento o sole, respirava a pieni polmoni l'aria tersa e ossigenata. Lo sguardo spaziava oltre i confini naturali della vallata, si sentiva in pace col mondo e con se stesso. Le api, appena giungeva la primavera, già di prima mattina lavoravano alacremente nella vallata, quel ronzio era musica per Giuseppe. Una doccia veloce e correva alle arnie, non indossava neppure la protezione per il volto e per le mani, le api lo riconoscevano, si posavano sulle sue guance ed era come se lo accarezzassero o lo ringraziassero per il paradiso terrestre in cui vivevano.
Nessuno si sognava di distruggere un alveare o uccidere un'ape, erano preziosi per tutti, davano lavoro. Adesso, questo paradiso, era alla fine. Giuseppe non si rendeva perchè gli eventi fossero precipitati. Era in attesa dei carabinieri. Fino a pochi giorni fa era felice, l'azienda si era estesa nel mercato internazionale: il “Miele di GiuGiù” era ormai conosciuto in tutto il mondo. La propria passione lo aveva condotto a diversificare il prodotto secondo le esigenze, utilizzando principi fitoterapici e omeopatici con l'aiuto della moglie Giulietta, biologa. Erano riusciti, dopo anni di lavoro e di prove, a creare il miele curativo: tosse, mal di gola, raucedine, problemi reumatoidi o ossei, colesterolo, estetico antirughe o emolliente.
Tutto nasceva dalle piantagioni specifiche suddivise in settori insieme alle api, il miele così prodotto, aveva caratteristiche precise. Era stata la loro fortuna. Col tempo, accanto alla masseria in cui abitavano, avevano deciso la costruzione di un piccolo albergo in cui ospitare di volta in volta, scolaresche per promuovere il rispetto per l'ambiente e l'amore per le api, esperti con cui discutere degli aspetti scientifici e medicamentosi del miele. Avevano approntato un luogo di degustazione poi, ampliandolo, era diventato un ristorante particolare in cui erano serviti cibi sani al sapore di ...miele.
Giuseppe pensava di aver raggiunto il top, le richieste ormai erano ingenti, spesso non era facile evadere tutti gli ordini. Ora il proprio mondo era crollato miseramente.
Aveva rinvenuto, proprio quella mattina, il corpo senza vita di sua moglie Giulietta. L' aveva trovata riversa nel laboratorio in cui approntava le analisi da effettuare sul miele. Il capo fracassato da un oggetto contundente.
Si sentiva morire. La dolce donna, l'ispiratrice di nuove qualità di miele, proprio in questo periodo gli aveva confessato di aver fatto una scoperta unica, incredibile, che li avrebbe arricchiti brevettandola e, nello stesso tempo, avrebbe aiutato molti malati. Lui non aveva chiesto altro, sapeva che Giulietta non si pronunciava se prima non avesse terminato i propri studi ed effettuato tutte le verifiche necessarie. Ed ora cosa sarebbe accaduto?
Quando Giulietta era in preda alle ricerche, lavorava fino a notte fonda, se era necessario non andava neppure a letto. Lui non si preoccupava, lo sapeva e andava a dormire regolarmente.
La notte precedente era accaduta la stessa cosa, aveva raggiunto Giulietta nel laboratorio, l'aveva baciata e se ne era andato.
Senza di lei la vita non aveva alcun senso.
Da quando si erano ampliati nella produzione del miele avevano molti più aiutanti, alcuni anche stranieri ma non mancavano neppure i nemici.
In laboratorio Giulietta aveva assunto Carlo, un bravissimo e giovane chimico di Roma e Francesca, aiutante biologa. Erano persone di cui la moglie si fidava ciecamente anche se spesso gli diceva “Fidarsi è bene non fidarsi è meglio!” Aveva forse intuito qualcosa??
Giuseppe d'impulso si recò nel ripostiglio della masseria dove Giulietta aveva ricavato una cassaforte a muro, in cui teneva rinchiusi gli appunti sulle ricerche effettuate, ma era aperta e dell'agenda della moglie neppure l'ombra!
Il suono della sirena lo risvegliò dallo stupore, erano arrivati i carabinieri.
Buongiorno Capitano, si accomodi.” disse Giuseppe .
Dove si trova il cadavere?”
E' nel laboratorio, mia moglie lavorava fino a tardi, la scorsa notte non si è nemmeno coricata. Venga le faccio strada!”
Il Capitano Binocchi seguiva Giuseppe guardandosi attentamente intorno, ammirava la bella masseria, accanto alla indubbia storia di quell'edificio l'arredamento era spettacolare, equilibrato connubio tra classico e moderno, un omicidio stonava decisamente.
E' proprio vero, pensava Binocchi, nessun ambiente è esente dal male!”
Dopo aver attraversato una serra con piante rigogliose, giunsero al laboratorio. La donna giaceva a terra con il capo ricoperto di sangue, era evidente che era stata colpita con violenza, materia cerebrale era riversa sul pavimento. Binocchi chiamò gli esperti per i rilievi.
Intorno, tutto sembrava a posto, provette, alambicchi e contenitori, non erano stati rovesciati, tutto asettico e pulito, tranne per quel corpo senza vita..
Avvicinatosi, notò a terra una M. scritta con il sangue, probabilmente della vittima.
Signor Giuseppe c'è un posto dove poter stare tranquilli? chiese Binocchi, ho bisogno di ragguagli.”
L' uomo fece un segno di assenso con il capo e condusse il militare in un'ampia veranda, da dove il panorama della vallata lasciava senza fiato.
Si accomodarono su confortevoli poltrone di vimini e Giuseppe iniziò a raccontare la storia dell' azienda, di come avesse conosciuto Giulietta all' università e del loro amore che li aveva visti complici anche nel lavoro. L'unica pecca non aver avuto figli, ma Giulietta li aveva adottati a distanza, ne aveva circa dieci e di loro seguiva epistolarmente tutte le vicende e la crescita.
Mi racconti di ieri.” Lo interruppe il Capitano.
Ieri mattina, come tutti i giorni, appena alzato, sono andato alle arnie per controllare la produzione del miele, dovevo risistemare i telai mobili, agli smielatori ci avrebbero pensato i miei assistenti. E' stata una lunga mattinata, mi hanno aiutato i due apicoltori che da anni collaborano; Francesco e Biagio. Li può ascoltare, se vuole..
Alle tredici siamo andati tutti e tre a pranzare, Giulietta non è venuta mi ha telefonato che stava lavorando con Carlo e Francesca, era eccitata, mi disse queste testuali parole “ Non vengo, mangio un panino, ormai sono vicina alla soluzione. Tu pranza pure, ci vediamo quando avrò finito. Non manca molto!” Era davvero felice. Di pomeriggio sono andato a Catania dal curatore delle mie proprietà, sono tornato solo alle ventitré e Giulietta era in laboratorio. Ci siamo salutati, ho cenato da solo e sono andato a letto!”Terminò Giuseppe.
Senta, per caso ha visto in laboratorio gli assistenti di sua moglie?”
No, ne sono sicuro, era da sola. Anche lei ha visto il laboratorio, è un'unica stanza, anche se grande, se fossero stati lì, li avrei visti sicuramente.”
Ha notato se manca qualcosa in casa?”
Effettivamente la cassaforte è aperta e gli appunti di mia moglie sugli esperimenti spariti.
La chiave la possedeva solo lei.”Rispose Giuseppe.
Per il momento basta, comunque rimanga a disposizione. Noi continueremo con i rilievi e le indagini. Non tocchi nulla e non interferisca. Ci faccia lavorare.”Disse in modo brusco il capitano Binocchi.
Il fedele collaboratore, appuntato Maffei, aveva nel frattempo preso tutti i nominativi di chi lavorava e abitava nella grande masseria. Alle lettura dell' elenco, Binocchi si rese conto di quanto fosse produttivo il miele, ma la sua attenzione era concentrata sulle ultime scoperte della vittima, certo un brevetto avrebbe fruttato molto e gli uomini non sempre resistono al “dio denaro”.
Avrebbe convocato separatamente Francesca e Carlo, forse avrebbe potuto conoscere l'entità della scoperta.
Erano quasi le dodici quando Binocchi interrogò gli collaboratori di Giulietta, sostenevano di aver lasciato insieme il laboratorio, in particolare aveva appurato che la vittima lavorava da sola ai propri esperimenti, per cui i due, finito il turno, erano andati a cena al ristorante “Al pescatore” e, avendo una relazione affettiva, se ne erano tornati a casa.
Qual era la scoperta fatta da Giulietta?” Chiese il Capitano ai due esperti.
Non lo so, la signora Giulietta era molto gelosa dei propri studi, noi li avremmo conosciuti solo dopo il brevetto. Non ha mai condiviso le scoperte con noi!”
Ma lavorando gomito a gomito non è riuscito a captare nulla?”
Alla domanda Carlo aveva risposto“Teneva tutto sotto chiave, ultimamente io lavoravo ad un gene patogeno che si era riscontrato nel miele all'eucaliptolo che aveva provocato delle allergie ai consumatori, per cui era stato ritirato dal mercato.”
Io, disse Francesca, stavo effettuando degli studi sui feromoni dei fuchi, volevamo implementarli su alcune piante medicinali come l'alloro, quindi aumentare il numero delle api operaie sul campo che abbiamo allestito.”
Dopo una giornata intensa, Binocchi tornò a casa in preda ai dubbi e alle supposizioni.
L'indomani decise di fare un ulteriore sopralluogo all' azienda.
Maffei mi accompagni!”
Ancora una volta, giunti alla masseria, si meravigliò della bellezza del luogo. La natura era spettacolare, i colori del cielo si sposavano perfettamente col verde dei prati puntellati di margherite e fiordalisi.
Binocchi venne però distratto da un persistente ronzio, non di api ma di mosche, era fastidioso. Chiamò l'appuntato Maffei e insieme si diressero verso quello sciame, non era molto distante dalla casa, in un canale asciutto c'era il corpo senza vita di Giuseppe, sulla ferita al capo le mosche carnivore banchettavano. Appurò, toccandolo, che era presumibilmente morto da alcune ore. Binocchi chiamò i rinforzi.
(Ma cosa stava succedendo, due morti in due giorni, sempre con la stessa modalità, un colpo inferto alla testa. Prima la moglie, adesso Giuseppe!) Pensò il Capitano.
Senta Maffei esegua una ricerca sulla famiglia dell'imprenditore, rivolti come un calzino discendenze dirette e non. Forse la scoperta della dottoressa non c'entra per nulla.. Dobbiamo indagare a 360°.”
Nei giorni seguenti l'autopsia mostrò in maniera inequivocabile che i due coniugi erano stati uccisi dalla stessa arma contundente, forse in acciaio. Ciò che lasciava interdetti gli inquirenti era che la parte metallica, in ambedue i casi, era impregnata di miele. Altro elemento in comune vicino al corpo la lettera M, segnata col sangue della vittima. L'assassino era lo stesso, non restava che cercare l'omicida.
Il nuovo ritrovamento gettava una luce diversa su tutta l'indagine. Binocchi si chiedeva se per caso Giuseppe non avesse scoperto qualcosa. “Maffei richieda tutti i tabulati delle telefonate del sig. Giuseppe nel corso della settimana. E' importante. Nel frattempo mi mandi gli inservienti e il gestore del ristorante della masseria.”
Fu un' altra giornata di interrogatori che non portarono a nulla, tutti avevano alibi inattaccabili, il dolore per la perdita dei due coniugi era palese e reale, inoltre condividevano la preoccupazione per il futuro di “Mielefiorito”.
Due persone erano state barbaramente uccise, sembrava di essere in un vicolo cieco poi, la stessa sera, il Capitano Binocchi trovò una lettera anonima proprio nella cassetta delle lettere “NULLA E' COME SEMBRA”. La frase non era stata scritta a mano, le singole lettere erano state ritagliate da un quotidiano, forse quello locale “La voce di Catania”.
Di corsa Binocchi chiuse tutto in una busta di plastica e la portò ai RIS per le eventuali tracce.
Capitano ci sono novità, lo investì l'appuntato Maffei non appena entrò in caserma, sono importanti.”
Venga nel mio ufficio, Maffei”. Appena si richiusero la porta alle spalle “Capitano il giorno prima della morte della dottoressa Giulietta, il sig. Giuseppe ha chiamato una trentina di volte lo stesso numero, appartiene al direttore della “Banca dell' agricoltura”. Dalle indagini è emerso che era fortemente indebitato e la masseria e tutti i beni ipotecati. Forse dietro la morte vi è lo strozzinaggio. A quanto risulta, il vizio del gioco online aveva preso il sig. Giuseppe. I rapporti con la moglie erano molto tesi, la donna non aveva voluto rivelare le scoperte effettuate perché temeva che il marito potesse vendere il brevetto o darlo per saldare i debiti.
Le notizie raccolte hanno basi reali, vi sono testimonianze ?” Chiese Binocchi.
Certo il direttore della banca e le ipoteche sui terreni e sulla masseria. Inoltre la domestica ha rivelato, solo dopo la morte del sig. Giuseppe, che i due i due coniugi litigavano violentemente.”
Terminò Maffei”
Il problema però è chi ha ucciso la coppia? Se non sbaglio vi è la videosorveglianza nella masseria, perché non abbiamo i video?
Il sig. Giuseppe aveva affermato che, la sera della morte della moglie aveva disattivato la videosorveglianza, le riprese dei giorni precedenti le aveva cancellate, non essendo accaduto nulla di strano.”
Ma noi sappiamo che con un software molto avanzato è possibile recuperare i video. Maffei provveda subito e poi porti tutto nel mio ufficio!”
La sera stessa il materiale da visionare era sulla scrivania di Binocchi, si mise comodo e iniziò il controllo. Non c'era nulla di particolare, vi era il normale andirivieni degli apicoltori, dei contadini, una scolaresca in visita, alcuni esperti poi...qualcosa attrasse l'attenzione del capitano, era stato un attimo, ma proprio vicino alla porta d'ingresso aveva visto uno strano movimento, un uomo che fuggevolmente attraversava il corridoio che conduceva al laboratorio.
Aveva attratto l' attenzione perché aveva il volto coperto da una fascia scura e un paio di guanti alle mani, ma non erano gli indumenti indossati dagli apicoltori, su questo era certo. Con il fermo immagine selezionò il soggetto e lo ingrandì, c'era qualcosa che lo colpiva: innanzi tutto aveva il fisico troppo sottile e aggraziato per essere un uomo, ecco i piedi erano particolarmente piccoli, calzava delle scarpe da tennis colorate, sembravano rosse, le movenze sinuose, non c'era ombra di dubbio si trattava di una donna. L'ora e il giorno corrispondevano alla sera precedente al primo delitto.
Prese il cellulare, nonostante fosse tardissimo e chiamò l'appuntato Maffei, sapeva di poter contare su di lui...
Appuntato ho un sospetto, nelle riprese ho notato un soggetto ambiguo, mi sembra una donna, a me è venuta in mente Francesca, la biologa, si...si..., poi chiamiamo Carlo, il compagno. Scusi per l'orario, a domani!”
Quella notte Binocchi non riuscì a dormire, aveva come un retro pensiero che non lo lasciava tranquillo, qualcosa gli sfuggiva, ma cosa? La mattina lo colse ancora irrequieto, fece una veloce doccia e si recò sul luogo dell' ultimo delitto. Non chiamò neppure in caserma, voleva andarci da solo.
Arrivato all'azienda, andò direttamente nei campi dove le arnie brulicavano di lavoro.
Le api volavano incessantemente da un campo all'altro. Incontrò solo Salvatore, un anziano apicoltore che da sempre aveva aiutato Giuseppe nella costruzione di “Mielefiorito”.
Maffei lo aveva ascoltato dopo la morte della signora Giulietta, aveva appurato l'estraneità all' omicidio.
Buongiorno Salvatore”
Buongiorno Capitano”
Devo lavorare, le api hanno bisogno di assistenza. Non voglio che tutto fallisca!”
Lei è molto legato a questa azienda?”
E' la mia vita, l'unica che conosco, l'unica che voglio fare.”
Ma Giuseppe aveva fratelli, parenti a cui lasciare tutto questo?” Chiese Binocchi allargando le braccia su quell' eden.
Giuseppe era figlio unico, i genitori morti giovani in un incidente d'auto. Lo avevano cresciuto i nonni, proprietari di questo terreno. Ci sono cugini, ma non credo avranno intenzione di pagare i debiti di Giuseppe. Si...si..lo sapevo dei debiti di gioco, lui si confidava con me. Ero un po' un altro nonno. Era sicuro che con la scoperta di Giulietta avrebbe risolto tutto!”
Chi poteva volerlo morto insieme alla moglie?”
Capitano, pensi a chi conosceva l'importanza della scoperta di Giulietta. Non pensi a noi poveri apicoltori o contadini, vada oltre. Adesso devo continuare. Buon lavoro Capitano, faccia giustizia!”
Le sue parole mi fanno venire in mente una certa lettera anonima...”Disse Binocchi.
Salvatore lo guardò, fece un mesto sorriso, continuò col proprio lavoro.
Il Capitano si diresse verso la masseria sottoposta a sigilli. Si recò nel laboratorio dove tutto era iniziato. Ma cosa aveva scoperto la dottoressa?
Ad un tratto sentì un rumore soffocato, si nascose subito sotto il bancone da lavoro, nonostante l'altezza, si raggomitolò e attese...
Ti sembra prudente venire qui...e se arrivano i carabinieri?” disse una voce femminile.
Binocchi non la riconosceva, non era di Francesca, di cui ricordava un lieve accento calabrese, premette il tasto della registrazione del cellulare e attese...
Stai zitta e cerca! E' tutta colpa tua, avessi trovato gli appunti la prima volta!.” Fu la risposta di una voce maschile.
Tu non sei stato migliore, potevi evitare questo macello. Dov' era l'agenda?”
L'aveva posata proprio qui nello scaffale di vetro, dietro il classificatore, ma adesso non la trovo!Stai a vedere che l'ha presa Giuseppe! Non ho avuto neanche il tempo di farlo parlare prima di ucciderlo! Sembrava un animale inferocito, mi sono dovuto difendere.”
Binocchi cercò di vedere chi fossero quelle due persone, riusciva a sbirciare solo i piedi, la donna aveva un tatuaggio alla caviglia. Sarebbe stato facile identificarla. Comprendeva che non poteva uscire dal nascondiglio, sarebbe stato pericoloso, era gente senza scrupoli.
Sentì che sia l'uomo che la donna continuavano a cercare.
Non c'è, credo proprio che sia stato Giuseppe a prenderla, chissà dove l'ha messa!”disse la donna.
Andiamo via, cerchiamo nella casa, dividiamoci.” Propose l'uomo.
Appena se ne furono andati Binocchi digitò il numero della caserma.
Appuntato Maffei venga subito alla masseria. Non da solo, chiami i rinforzi, faccia presto ma non accenda le sirene. I sospettati potrebbero scappare”.
Così dicendo uscì dal nascondiglio e con circospezione si avviò' all'ingresso, pronto ad impedire che i due scappassero.
Non attese molto e arrivò Maffei che fece circondare la casa, altri tre uomini entrarono e poco dopo uscirono accompagnando per le braccia l' uomo e la donna. Binocchi non li aveva mai visti.
Buongiorno, salutò con evidente ironia, non avete visto i sigilli? Vi portiamo in caserma, qualsiasi cosa possiate dire potrà essere usato contro di voi. Maffei tenga il mio cellulare, ho registrato quanto dicevano i due signori qui presenti, mentre rovistavano nel laboratorio.”
In caserma Binocchi seppe che l'uomo e la donna erano rispettivamente Giorgio Nando e Federica Di Giovanni, consulenti della casa farmaceutica Miloni.
Giuseppe li aveva contattati ed anche ospitati nella masseria, quando aveva compreso che la scoperta della moglie valeva davvero molto. Spiando Giulietta, era venuto a conoscenza della molecola del miele al papavero bianco che controllava, se non addirittura annullava, il dolore. Giuseppe stesso aveva promesso l'eclusiva alla ditta farmaceutica Miloni, ma quando la moglie gli aveva negato la possibilità di vendere il brevetto, lo aveva comunicato a Giorgio Nando. Proprio quella fatidica notte, il Nando era stato ricevuto da Giulietta, nel laboratorio della masseria e dinanzi alla caparbietà della donna, in un eccesso di rabbia, l'aveva uccisa colpendola con un pestello trovato su di una seggiola. L'indomani aveva incontrato Giuseppe che, sconvolto per l'avvenuto, aveva minacciato di denunciarlo. Da qui il secondo assassinio, sempre con lo stesso attrezzo che il Nando aveva portato con sé, per ogni evenienza.
La M segnata col sangue era stato un vezzo dell'omicida : M come miele ed M come Morte. Era impregnata di miele perchè utilizzato dalla vittima per gli esperimenti.

Erano trascorsi diversi mesi, da quel giorno, Binocchi aveva ormai chiuso da tempo l' indagine, con il fermo di Giorgio Nando per omicidio e di Federica Di Giovanni per concorso in omicidio.
Si era appena svegliato, era una calda giornata d' estate, dopo un ottimo caffè stava assaporando una fetta di pane con una buona dose di miele ben spalmata.
Aveva saputo che a Mielefiorito il lavoro continuava alacremente, un lontano cugino aveva prelevato l'attività di Giuseppe sotto la supervisione del fidato Salvatore. L' agenda era stata ritrovata dal fidato apicoltore, nell'arnia abbandonata, dove prudentemente l'aveva nascosta lo stesso Giuseppe, dopo l'omicidio della moglie. Gli studi di Giulietta erano davvero a buon punto. Il brevetto era stato venduto ad una importante casa farmaceutica che aveva celebrato la scoperta istituendo una borsa di studio per ragazzi meritevoli, che si erano distinti nella ricerca. Il nuovo miele era stato chiamato “Giulietta”, ricordando così una valente ricercatrice morta per difendere il risultato di tanti sacrifici.
Con questi pensieri Binocchi terminò la colazione e si avviò alla spiaggia, l'acqua del mare lo avrebbe ritemprato...fino a nuova indagine..


FINE