M.
COME MIELE
M.
COME MORTE
Giuseppe
amava il proprio lavoro di apicoltore, mestiere tramandato
amorevolmente di generazione in generazione.
Alle
pendici dell' Etna, in contrada Trecastagni, c'era la sua azienda
“Mielefiorito”, bellissima, almeno per lui, con prati immensi
punteggiati da fiori e da alberi.
Giuseppe
adorava il ronzio delle api operaie che segnalavano, attraverso una
vera e propria danza, il luogo in cui si trovava il polline.
All'
alba apriva le imposte della sua masseria e pioggia, vento o sole,
respirava a pieni polmoni l'aria tersa e ossigenata. Lo sguardo
spaziava oltre i confini naturali della vallata, si sentiva in pace
col mondo e con se stesso. Le api, appena giungeva la primavera, già
di prima mattina lavoravano alacremente nella vallata, quel ronzio
era musica per Giuseppe. Una doccia veloce e correva alle arnie, non
indossava neppure la protezione per il volto e per le mani, le api
lo riconoscevano, si posavano sulle sue guance ed era come se lo
accarezzassero o lo ringraziassero per il paradiso terrestre in cui
vivevano.
Nessuno
si sognava di distruggere un alveare o uccidere un'ape, erano
preziosi per tutti, davano lavoro. Adesso, questo paradiso, era alla
fine. Giuseppe non si rendeva perchè gli eventi fossero
precipitati. Era in attesa dei carabinieri. Fino a pochi giorni fa
era felice, l'azienda si era estesa nel mercato internazionale: il
“Miele di GiuGiù” era ormai conosciuto in tutto il mondo. La
propria passione lo aveva condotto a diversificare il prodotto
secondo le esigenze, utilizzando principi fitoterapici e omeopatici
con l'aiuto della moglie Giulietta, biologa. Erano riusciti, dopo
anni di lavoro e di prove, a creare il miele curativo: tosse, mal di
gola, raucedine, problemi reumatoidi o ossei, colesterolo, estetico
antirughe o emolliente.
Tutto
nasceva dalle piantagioni specifiche suddivise in settori insieme
alle api, il miele così prodotto, aveva caratteristiche precise. Era
stata la loro fortuna. Col tempo, accanto alla masseria in cui
abitavano, avevano deciso la costruzione di un piccolo albergo in cui
ospitare di volta in volta, scolaresche per promuovere il rispetto
per l'ambiente e l'amore per le api, esperti con cui discutere degli
aspetti scientifici e medicamentosi del miele. Avevano approntato un
luogo di degustazione poi, ampliandolo, era diventato un ristorante
particolare in cui erano serviti cibi sani al sapore di ...miele.
Giuseppe
pensava di aver raggiunto il top, le richieste ormai erano ingenti,
spesso non era facile evadere tutti gli ordini. Ora il proprio mondo
era crollato miseramente.
Aveva
rinvenuto, proprio quella mattina, il corpo senza vita di sua moglie
Giulietta. L' aveva trovata riversa nel laboratorio in cui approntava
le analisi da effettuare sul miele. Il capo fracassato da un oggetto
contundente.
Si
sentiva morire. La dolce donna, l'ispiratrice di nuove qualità di
miele, proprio in questo periodo gli aveva confessato di aver fatto
una scoperta unica, incredibile, che li avrebbe arricchiti
brevettandola e, nello stesso tempo, avrebbe aiutato molti malati.
Lui non aveva chiesto altro, sapeva che Giulietta non si pronunciava
se prima non avesse terminato i propri studi ed effettuato tutte le
verifiche necessarie. Ed ora cosa sarebbe accaduto?
Quando
Giulietta era in preda alle ricerche, lavorava fino a notte fonda, se
era necessario non andava neppure a letto. Lui non si preoccupava, lo
sapeva e andava a dormire regolarmente.
La
notte precedente era accaduta la stessa cosa, aveva raggiunto
Giulietta nel laboratorio, l'aveva baciata e se ne era andato.
Senza
di lei la vita non aveva alcun senso.
Da
quando si erano ampliati nella produzione del miele avevano molti più
aiutanti, alcuni anche stranieri ma non mancavano neppure i nemici.
In
laboratorio Giulietta aveva assunto Carlo, un bravissimo e giovane
chimico di Roma e Francesca, aiutante biologa. Erano persone di cui
la moglie si fidava ciecamente anche se spesso gli diceva “Fidarsi
è bene non fidarsi è meglio!” Aveva forse intuito qualcosa??
Giuseppe
d'impulso si recò nel ripostiglio della masseria dove Giulietta
aveva ricavato una cassaforte a muro, in cui teneva rinchiusi gli
appunti sulle ricerche effettuate, ma era aperta e dell'agenda della
moglie neppure l'ombra!
Il
suono della sirena lo risvegliò dallo stupore, erano arrivati i
carabinieri.
“Buongiorno
Capitano, si accomodi.” disse Giuseppe .
“Dove
si trova il cadavere?”
“E'
nel laboratorio, mia moglie lavorava fino a tardi, la scorsa notte
non si è nemmeno coricata. Venga le faccio strada!”
Il
Capitano Binocchi seguiva Giuseppe guardandosi attentamente intorno,
ammirava la bella masseria, accanto alla indubbia storia di
quell'edificio l'arredamento era spettacolare, equilibrato connubio
tra classico e moderno, un omicidio stonava decisamente.
“E'
proprio vero, pensava Binocchi, nessun ambiente è esente dal male!”
Dopo
aver attraversato una serra con piante rigogliose, giunsero al
laboratorio. La donna giaceva a terra con il capo ricoperto di
sangue, era evidente che era stata colpita con violenza, materia
cerebrale era riversa sul pavimento. Binocchi chiamò gli esperti per
i rilievi.
Intorno,
tutto sembrava a posto, provette, alambicchi e contenitori, non
erano stati rovesciati, tutto asettico e pulito, tranne per quel
corpo senza vita..
Avvicinatosi,
notò a terra una M. scritta con il sangue, probabilmente della
vittima.
“Signor
Giuseppe c'è un posto dove poter stare tranquilli? chiese Binocchi,
ho bisogno di ragguagli.”
L'
uomo fece un segno di assenso con il capo e condusse il militare in
un'ampia veranda, da dove il panorama della vallata lasciava senza
fiato.
Si
accomodarono su confortevoli poltrone di vimini e Giuseppe iniziò a
raccontare la storia dell' azienda, di come avesse conosciuto
Giulietta all' università e del loro amore che li aveva visti
complici anche nel lavoro. L'unica pecca non aver avuto figli, ma
Giulietta li aveva adottati a distanza, ne aveva circa dieci e di
loro seguiva epistolarmente tutte le vicende e la crescita.
“Mi
racconti di ieri.” Lo interruppe il Capitano.
“Ieri
mattina, come tutti i giorni, appena alzato, sono andato alle arnie
per controllare la produzione del miele, dovevo risistemare i telai
mobili, agli smielatori ci avrebbero pensato i miei assistenti. E'
stata una lunga mattinata, mi hanno aiutato i due apicoltori che da
anni collaborano; Francesco e Biagio. Li può ascoltare, se vuole..
Alle
tredici siamo andati tutti e tre a pranzare, Giulietta non è venuta
mi ha telefonato che stava lavorando con Carlo e Francesca, era
eccitata, mi disse queste testuali parole “ Non vengo, mangio un
panino, ormai sono vicina alla soluzione. Tu pranza pure, ci vediamo
quando avrò finito. Non manca molto!” Era davvero felice. Di
pomeriggio sono andato a Catania dal curatore delle mie proprietà,
sono tornato solo alle ventitré e Giulietta era in laboratorio. Ci
siamo salutati, ho cenato da solo e sono andato a letto!”Terminò
Giuseppe.
“Senta,
per caso ha visto in laboratorio gli assistenti di sua moglie?”
“No,
ne sono sicuro, era da sola. Anche lei ha visto il laboratorio, è
un'unica stanza, anche se grande, se fossero stati lì, li avrei
visti sicuramente.”
“Ha
notato se manca qualcosa in casa?”
“Effettivamente
la cassaforte è aperta e gli appunti di mia moglie sugli esperimenti
spariti.
La
chiave la possedeva solo lei.”Rispose Giuseppe.
“Per
il momento basta, comunque rimanga a disposizione. Noi continueremo
con i rilievi e le indagini. Non tocchi nulla e non interferisca. Ci
faccia lavorare.”Disse in modo brusco il capitano Binocchi.
Il
fedele collaboratore, appuntato Maffei, aveva nel frattempo preso
tutti i nominativi di chi lavorava e abitava nella grande masseria.
Alle lettura dell' elenco, Binocchi si rese conto di quanto fosse
produttivo il miele, ma la sua attenzione era concentrata sulle
ultime scoperte della vittima, certo un brevetto avrebbe fruttato
molto e gli uomini non sempre resistono al “dio denaro”.
Avrebbe
convocato separatamente Francesca e Carlo, forse avrebbe potuto
conoscere l'entità della scoperta.
Erano
quasi le dodici quando Binocchi interrogò gli collaboratori di
Giulietta, sostenevano di aver lasciato insieme il laboratorio, in
particolare aveva appurato che la vittima lavorava da sola ai propri
esperimenti, per cui i due, finito il turno, erano andati a cena al
ristorante “Al pescatore” e, avendo una relazione affettiva, se
ne erano tornati a casa.
“Qual
era la scoperta fatta da Giulietta?” Chiese il Capitano ai due
esperti.
“Non
lo so, la signora Giulietta era molto gelosa dei propri studi, noi li
avremmo conosciuti solo dopo il brevetto. Non ha mai condiviso le
scoperte con noi!”
“Ma
lavorando gomito a gomito non è riuscito a captare nulla?”
Alla
domanda Carlo aveva risposto“Teneva tutto sotto chiave, ultimamente
io lavoravo ad un gene patogeno che si era riscontrato nel miele
all'eucaliptolo che aveva provocato delle allergie ai consumatori,
per cui era stato ritirato dal mercato.”
“Io,
disse Francesca, stavo effettuando degli studi sui feromoni dei
fuchi, volevamo implementarli su alcune piante medicinali come
l'alloro, quindi aumentare il numero delle api operaie sul campo che
abbiamo allestito.”
Dopo
una giornata intensa, Binocchi tornò a casa in preda ai dubbi e alle
supposizioni.
L'indomani
decise di fare un ulteriore sopralluogo all' azienda.
“Maffei
mi accompagni!”
Ancora
una volta, giunti alla masseria, si meravigliò della bellezza del
luogo. La natura era spettacolare, i colori del cielo si sposavano
perfettamente col verde dei prati puntellati di margherite e
fiordalisi.
Binocchi
venne però distratto da un persistente ronzio, non di api ma di
mosche, era fastidioso. Chiamò l'appuntato Maffei e insieme si
diressero verso quello sciame, non era molto distante dalla casa, in
un canale asciutto c'era il corpo senza vita di Giuseppe, sulla
ferita al capo le mosche carnivore banchettavano. Appurò,
toccandolo, che era presumibilmente morto da alcune ore. Binocchi
chiamò i rinforzi.
(Ma
cosa stava succedendo, due morti in due giorni, sempre con la stessa
modalità, un colpo inferto alla testa. Prima la moglie, adesso
Giuseppe!) Pensò il Capitano.
“Senta
Maffei esegua una ricerca sulla famiglia dell'imprenditore, rivolti
come un calzino discendenze dirette e non. Forse la scoperta della
dottoressa non c'entra per nulla.. Dobbiamo indagare a 360°.”
Nei
giorni seguenti l'autopsia mostrò in maniera inequivocabile che i
due coniugi erano stati uccisi dalla stessa arma contundente, forse
in acciaio. Ciò che lasciava interdetti gli inquirenti era che la
parte metallica, in ambedue i casi, era impregnata di miele. Altro
elemento in comune vicino al corpo la lettera M, segnata col sangue
della vittima. L'assassino era lo stesso, non restava che cercare
l'omicida.
Il
nuovo ritrovamento gettava una luce diversa su tutta l'indagine.
Binocchi si chiedeva se per caso Giuseppe non avesse scoperto
qualcosa. “Maffei richieda tutti i tabulati delle telefonate del
sig. Giuseppe nel corso della settimana. E' importante. Nel frattempo
mi mandi gli inservienti e il gestore del ristorante della
masseria.”
Fu
un' altra giornata di interrogatori che non portarono a nulla, tutti
avevano alibi inattaccabili, il dolore per la perdita dei due coniugi
era palese e reale, inoltre condividevano la preoccupazione per il
futuro di “Mielefiorito”.
Due
persone erano state barbaramente uccise, sembrava di essere in un
vicolo cieco poi, la stessa sera, il Capitano Binocchi trovò una
lettera anonima proprio nella cassetta delle lettere “NULLA E' COME
SEMBRA”. La frase non era stata scritta a mano, le singole lettere
erano state ritagliate da un quotidiano, forse quello locale “La
voce di Catania”.
Di
corsa Binocchi chiuse tutto in una busta di plastica e la portò ai
RIS per le eventuali tracce.
“Capitano
ci sono novità, lo investì l'appuntato Maffei non appena entrò in
caserma, sono importanti.”
“Venga
nel mio ufficio, Maffei”. Appena si richiusero la porta alle spalle
“Capitano il giorno prima della morte della dottoressa Giulietta,
il sig. Giuseppe ha chiamato una trentina di volte lo stesso numero,
appartiene al direttore della “Banca dell' agricoltura”. Dalle
indagini è emerso che era fortemente indebitato e la masseria e
tutti i beni ipotecati. Forse dietro la morte vi è lo strozzinaggio.
A quanto risulta, il vizio del gioco online aveva preso il sig.
Giuseppe. I rapporti con la moglie erano molto tesi, la donna non
aveva voluto rivelare le scoperte effettuate perché temeva che il
marito potesse vendere il brevetto o darlo per saldare i debiti.
“Le
notizie raccolte hanno basi reali, vi sono testimonianze ?” Chiese
Binocchi.
“Certo
il direttore della banca e le ipoteche sui terreni e sulla masseria.
Inoltre la domestica ha rivelato, solo dopo la morte del sig.
Giuseppe, che i due i due coniugi litigavano violentemente.”
Terminò
Maffei”
“Il
problema però è chi ha ucciso la coppia? Se non sbaglio vi è la
videosorveglianza nella masseria, perché non abbiamo i video?
“Il
sig. Giuseppe aveva affermato che, la sera della morte della moglie
aveva disattivato la videosorveglianza, le riprese dei giorni
precedenti le aveva cancellate, non essendo accaduto nulla di
strano.”
“Ma
noi sappiamo che con un software molto avanzato è possibile
recuperare i video. Maffei provveda subito e poi porti tutto nel mio
ufficio!”
La
sera stessa il materiale da visionare era sulla scrivania di
Binocchi, si mise comodo e iniziò il controllo. Non c'era nulla di
particolare, vi era il normale andirivieni degli apicoltori, dei
contadini, una scolaresca in visita, alcuni esperti poi...qualcosa
attrasse l'attenzione del capitano, era stato un attimo, ma proprio
vicino alla porta d'ingresso aveva visto uno strano movimento, un
uomo che fuggevolmente attraversava il corridoio che conduceva al
laboratorio.
Aveva
attratto l' attenzione perché aveva il volto coperto da una fascia
scura e un paio di guanti alle mani, ma non erano gli indumenti
indossati dagli apicoltori, su questo era certo. Con il fermo
immagine selezionò il soggetto e lo ingrandì, c'era qualcosa che
lo colpiva: innanzi tutto aveva il fisico troppo sottile e aggraziato
per essere un uomo, ecco i piedi erano particolarmente piccoli,
calzava delle scarpe da tennis colorate, sembravano rosse, le
movenze sinuose, non c'era ombra di dubbio si trattava di una
donna. L'ora e il giorno corrispondevano alla sera precedente al
primo delitto.
Prese
il cellulare, nonostante fosse tardissimo e chiamò l'appuntato
Maffei, sapeva di poter contare su di lui...
“Appuntato
ho un sospetto, nelle riprese ho notato un soggetto ambiguo, mi
sembra una donna, a me è venuta in mente Francesca, la biologa,
si...si..., poi chiamiamo Carlo, il compagno. Scusi per l'orario, a
domani!”
Quella
notte Binocchi non riuscì a dormire, aveva come un retro pensiero
che non lo lasciava tranquillo, qualcosa gli sfuggiva, ma cosa? La
mattina lo colse ancora irrequieto, fece una veloce doccia e si recò
sul luogo dell' ultimo delitto. Non chiamò neppure in caserma,
voleva andarci da solo.
Arrivato
all'azienda, andò direttamente nei campi dove le arnie brulicavano
di lavoro.
Le
api volavano incessantemente da un campo all'altro. Incontrò solo
Salvatore, un anziano apicoltore che da sempre aveva aiutato Giuseppe
nella costruzione di “Mielefiorito”.
Maffei
lo aveva ascoltato dopo la morte della signora Giulietta, aveva
appurato l'estraneità all' omicidio.
“Buongiorno
Salvatore”
“Buongiorno
Capitano”
“Devo
lavorare, le api hanno bisogno di assistenza. Non voglio che tutto
fallisca!”
“Lei
è molto legato a questa azienda?”
“E'
la mia vita, l'unica che conosco, l'unica che voglio fare.”
“Ma
Giuseppe aveva fratelli, parenti a cui lasciare tutto questo?”
Chiese Binocchi allargando le braccia su quell' eden.
“Giuseppe
era figlio unico, i genitori morti giovani in un incidente d'auto. Lo
avevano cresciuto i nonni, proprietari di questo terreno. Ci sono
cugini, ma non credo avranno intenzione di pagare i debiti di
Giuseppe. Si...si..lo sapevo dei debiti di gioco, lui si confidava
con me. Ero un po' un altro nonno. Era sicuro che con la scoperta di
Giulietta avrebbe risolto tutto!”
“Chi
poteva volerlo morto insieme alla moglie?”
“Capitano,
pensi a chi conosceva l'importanza della scoperta di Giulietta. Non
pensi a noi poveri apicoltori o contadini, vada oltre. Adesso devo
continuare. Buon lavoro Capitano, faccia giustizia!”
“Le
sue parole mi fanno venire in mente una certa lettera
anonima...”Disse Binocchi.
Salvatore
lo guardò, fece un mesto sorriso, continuò col proprio lavoro.
Il
Capitano si diresse verso la masseria sottoposta a sigilli. Si recò
nel laboratorio dove tutto era iniziato. Ma cosa aveva scoperto la
dottoressa?
Ad
un tratto sentì un rumore soffocato, si nascose subito sotto il
bancone da lavoro, nonostante l'altezza, si raggomitolò e attese...
“Ti
sembra prudente venire qui...e se arrivano i carabinieri?” disse
una voce femminile.
Binocchi
non la riconosceva, non era di Francesca, di cui ricordava un lieve
accento calabrese, premette il tasto della registrazione del
cellulare e attese...
“Stai
zitta e cerca! E' tutta colpa tua, avessi trovato gli appunti la
prima volta!.” Fu la risposta di una voce maschile.
“ Tu
non sei stato migliore, potevi evitare questo macello. Dov' era
l'agenda?”
“L'aveva
posata proprio qui nello scaffale di vetro, dietro il classificatore,
ma adesso non la trovo!Stai a vedere che l'ha presa Giuseppe! Non ho
avuto neanche il tempo di farlo parlare prima di ucciderlo! Sembrava
un animale inferocito, mi sono dovuto difendere.”
Binocchi
cercò di vedere chi fossero quelle due persone, riusciva a sbirciare
solo i piedi, la donna aveva un tatuaggio alla caviglia. Sarebbe
stato facile identificarla. Comprendeva che non poteva uscire dal
nascondiglio, sarebbe stato pericoloso, era gente senza scrupoli.
Sentì
che sia l'uomo che la donna continuavano a cercare.
“Non
c'è, credo proprio che sia stato Giuseppe a prenderla, chissà dove
l'ha messa!”disse la donna.
“Andiamo
via, cerchiamo nella casa, dividiamoci.” Propose l'uomo.
Appena
se ne furono andati Binocchi digitò il numero della caserma.
“Appuntato
Maffei venga subito alla masseria. Non da solo, chiami i rinforzi,
faccia presto ma non accenda le sirene. I sospettati potrebbero
scappare”.
Così
dicendo uscì dal nascondiglio e con circospezione si avviò'
all'ingresso, pronto ad impedire che i due scappassero.
Non attese
molto e arrivò Maffei che fece circondare la casa, altri tre uomini
entrarono e poco dopo
uscirono accompagnando per le braccia l'
uomo e la donna. Binocchi non li aveva mai visti.
“Buongiorno,
salutò con evidente ironia, non avete visto i sigilli? Vi portiamo
in caserma, qualsiasi cosa possiate dire potrà essere usato contro
di voi. Maffei tenga il mio cellulare, ho registrato quanto dicevano
i due signori qui presenti, mentre rovistavano nel laboratorio.”
In caserma
Binocchi seppe che l'uomo e la donna erano rispettivamente Giorgio
Nando e Federica Di Giovanni, consulenti della casa farmaceutica
Miloni.
Giuseppe li
aveva contattati ed anche ospitati nella masseria, quando aveva
compreso che la scoperta della moglie valeva davvero molto. Spiando
Giulietta, era venuto a conoscenza della molecola del miele al
papavero bianco che controllava, se non addirittura annullava, il
dolore. Giuseppe stesso aveva promesso l'eclusiva alla ditta
farmaceutica Miloni, ma quando la moglie gli aveva negato la
possibilità di vendere il brevetto, lo aveva comunicato a Giorgio
Nando. Proprio quella fatidica notte, il Nando era stato ricevuto da
Giulietta, nel laboratorio della masseria e dinanzi alla caparbietà
della donna, in un eccesso di rabbia, l'aveva uccisa colpendola con
un pestello trovato su di una seggiola. L'indomani aveva incontrato
Giuseppe che, sconvolto per l'avvenuto, aveva minacciato di
denunciarlo. Da qui il secondo assassinio, sempre con lo stesso
attrezzo che il Nando aveva portato con sé, per ogni evenienza.
La M segnata
col sangue era stato un vezzo dell'omicida : M come miele ed M come
Morte. Era impregnata di miele perchè utilizzato dalla vittima per
gli esperimenti.
Erano
trascorsi diversi mesi, da quel giorno, Binocchi aveva ormai chiuso
da tempo l' indagine, con il fermo di Giorgio Nando per omicidio e di
Federica Di Giovanni per concorso in omicidio.
Si era
appena svegliato, era una calda giornata d' estate, dopo un ottimo
caffè stava assaporando una fetta di pane con una buona dose di
miele ben spalmata.
Aveva saputo
che a Mielefiorito il lavoro continuava alacremente, un lontano
cugino aveva prelevato l'attività di Giuseppe sotto la supervisione
del fidato Salvatore. L' agenda era stata ritrovata dal fidato
apicoltore, nell'arnia abbandonata, dove prudentemente l'aveva
nascosta lo stesso Giuseppe, dopo l'omicidio della moglie. Gli studi
di Giulietta erano davvero a buon punto. Il brevetto era stato
venduto ad una importante casa farmaceutica che aveva celebrato la
scoperta istituendo una borsa di studio per ragazzi meritevoli, che
si erano distinti nella ricerca. Il nuovo miele era stato chiamato
“Giulietta”, ricordando così una valente ricercatrice morta per
difendere il risultato di tanti sacrifici.
Con questi
pensieri Binocchi terminò la colazione e si avviò alla spiaggia,
l'acqua del mare lo avrebbe ritemprato...fino a nuova indagine..
FINE