La penna posai sul
foglio
mi sentii virtuosa
donna
capace di vergar su
bianche pagine
pensieri, azioni,
idee.
“Grande virtù mi
appartiene, dissi,
narro,racconto,
scrivo”.
Mi crogiolai nelle
considerazioni mie,
inconsapevole misero essere
la cui virtù si
limitava alla parola.
Poi, un giorno,
lungo la strada un
barbone scorsi,
abbandonato nella
povertà sua.
Mi fermai, mi
limitai a donar una moneta.
Mi accingevo ad
andar via
quando un signore
si accostò,
gli strinse la mano
e gli donò un sorriso.
Non fu un semplice
arricciar di labbra,
no, fu altro.
Su quel volto
scorsi empatia,
partecipazione,
condivisione.
Compresi, quella era
virtù,
veder davvero gli
altri,
da un gesto far
nascere amor,
real ricchezza.
La consapevolezza
mi prese,
della virtù mia
eran piene le pagine,
di quella reale ero
ancor pellegrina.