Il valore del mio tempoIl racconto di Nunziatina Isgrò, Il valore del mio tempo, si aggiudica il terzo posto. Questo racconto ha i colori tenui di un dipinto, ed è a pennellate delicate che danno vita a un personaggio struggente, realistico e coinvolgente.
La protagonista del racconto è una donna che nella sua vita ha fatto molto, visto molto, una donna forte e orgogliosa, che, a causa dell’Alzheimer, vede il lento sfacelo del suo corpo, della sua mente, e del suo passato. La vecchiaia, la malattia, e, ancora, l’incomunicabilità, sono i protagonisti di questo racconto delicato.
I sentimenti che vive l’anziana donna si muovono all’interno di una coscienza ancora viva, attiva, capace di scindere la sua condizione di donna malata, non più autosufficiente, privata per molti aspetti della sua dignità di donna, di essere umano, e la consapevolezza della necessità di queste cure, seppure invadenti, disattente, dirette solo al corpo e dimentiche della sua anima.
La protagonista del racconto è una donna che nella sua vita ha fatto molto, visto molto, una donna forte e orgogliosa, che, a causa dell’Alzheimer, vede il lento sfacelo del suo corpo, della sua mente, e del suo passato. La vecchiaia, la malattia, e, ancora, l’incomunicabilità, sono i protagonisti di questo racconto delicato.
I sentimenti che vive l’anziana donna si muovono all’interno di una coscienza ancora viva, attiva, capace di scindere la sua condizione di donna malata, non più autosufficiente, privata per molti aspetti della sua dignità di donna, di essere umano, e la consapevolezza della necessità di queste cure, seppure invadenti, disattente, dirette solo al corpo e dimentiche della sua anima.
Nella sua mente il passato e il presente a volte si sovrappongono, la sua capacità di discernimento gioca brutti scherzi, il suo corpo non risponde più come una volta, nemmeno agli stimoli di base. Eppure, rimane la consapevolezza della sua condizione, lucida e precisa.
Perché l’Alzheimer intacca la mente, il corpo, la memoria, ma non la dignità. A scalfire la dignità ci pensano altri elementi, persino l’amore dispensato male, con disattenzione, allo stesso modo in cui si svolge un compito, un dovere.
Ed è qui che la malattia supplisce, e come se avesse una coscienza propria, difende le macerie che lascia dietro di sé:
Ed è qui che la malattia supplisce, e come se avesse una coscienza propria, difende le macerie che lascia dietro di sé:
Un racconto che commuove, che non cade nel facile esito melodrammatico, che si mantiene equilibrato. Una storia comune, che lascia con la sensazione di aver capito qualcosa in più di noi stessi e degli altri ma che, come per la protagonista del racconto, rischia di durare un tempo troppo breve.
Francesca Pavano
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