martedì 30 agosto 2016

Il mare in tempesta
Mi porta la tua voce
L'onde che si rincorrono
Schiaffeggiano  emozioni
Nel blu tempestoso
Sprofondano i miei pensieri
Nell'attesa di un abbraccio
Che ti riporti a me


giovedì 25 agosto 2016

Terremoto

Trema la terra
il mio cor la segue
salta d'un palpito.
Le mani sussultan,
s'aggrappan a tutto,
scivola il piede
la terra m'accoglie.
Rialzarmi cerco
ma barcolla il mondo.
Esausta m'arrendo
attendo aiuto.

giovedì 18 agosto 2016

Buongiorno vita

Buongiorno vita,
bussi ai miei occhi assonnati
richiedendo azione.
Non sempre le membra t'ascoltan,
è spesso solo il cuor che t'asseconda.
A volte vorrei adagiarmi
in quel sonno che mi rincuora
oppur rifugiarmi in anni lontani
laddove il mio amor mi si accostava.
Ma tu vita
non senti ragione
e la fame ,la sete,il bisogno
ancor e ancor
spronan il corpo mio...
m'arrendo,
una prece rivolgo a Dio,
 e m'alzo sussurrando:
Buongiorno vita, t'ascolto!

A mia madre


sabato 13 agosto 2016

le piccole cose

Un sorriso,
un saluto,
uno sguardo,
 una carezza,
un semplice "Come stai?"
danno senso alla vita.
Non i grandi gesti,
sono le piccole attenzioni
a darti la misura
di chi accanto ti vive.
Nuccia


lunedì 8 agosto 2016

I Magici cavalieri di Mont



Inizio modulo
Fine modulo
/
I Magici Cavalieri di Mont
Sedeva pensoso, simile a un monaco buddista, ai piedi dell’Orante nel bosco di Argimusco. La barba
bianca, i capelli fluenti, il volto assorto, le mani in preghiera, gli occhi chiusi e sembrava ripetere una
litania monocorde, ogni tanto volgeva il volto al megalite, apriva gli occhi per poi subito dopo
ritornare assorto. Indossava una veste simile a una tunica, lunga fino ai piedi, fluttuante nella brezza
notturna. La luna lo rischiarava rendendolo simile a un fantasma ma, erano reali le sue preghiere.
Sembrava talmente immerso nell’ invocazione da non accorgersi neppure di una civetta bianca che,
imperterrita, gli volava sul capo... o forse lo sapeva benissimo, chissà!
Quella notte, vigilia del solstizio d’estate, le stelle nel firmamento facevano a gara nel rendersi
splendenti, il cielo era un luccichio di diamanti e tutto il bosco era soffuso di magia.
A un tratto l’uomo, che a un primo sguardo era sembrato anziano, si alzò in tutta la sua statura,
lanciò un grido al cielo e un eco rimbalzò fra gli alberi, i dolmen e gli arbusti.
Con le braccia protese al cielo, urlò e urlò fino a quando spossato cadde in ginocchio. Il bosco
sembrava in attesa, anche la civetta era volata via, nessun richiamo notturno si udiva.
Improvvisamente la terra tremò, un vento stizzoso sferzò l’uomo disteso a terra e una voce
soprannaturale sussurrò: “Agisci Ectam prima che sia troppo tardi. Ricorda, sei il capo dei Magici
Cavalieri di Mont! Domani all’alba cerca, cerca, e troverai le risposte alle tue domande!”.
Quando la natura sembrò nuovamente assopirsi, l’uomo lentamente si alzò, la lunga veste si
dissolse a poco a poco, così come il bastone nodoso che aveva accanto. Osservò ancora una volta
l’Orante. S’inginocchiò come stesse pregando poi si rialzò e iniziò la discesa verso il paese.
Percorreva al buio quei sentieri, consapevole di conoscerne ogni angolo, ogni arbusto, ogni piccolo
cespuglio e nel frattempo il cuore gli batteva a mille, conscio della gravità della situazione. Non
aveva mai sentito dire che l’Orante parlava agli umani, c’era davvero un pericolo imminente?
Avrebbe dovuto richiamare gli antichi spiriti perché lo aiutassero nell’impresa? Bisognava riunire
tutti i Magici Cavalieri di Mont perché l’umanità era minacciata? Ma chi erano i Cavalieri?
Ripensò alle visioni ricorrenti dell’ultimo periodo ... ovunque fosse, si sentiva spiato, percepiva degli
esseri che lo seguivano. La notte gli incubi erano frequenti: vedeva gli antichi dolmen del bosco di
Argimusco sgretolarsi e diventare polvere. Meteoriti colpivano il paese e nessuno si salvava ... e quel
richiamo” Ectam vieni, corri, aiuta....”.
Aveva avvertito pressante quel bisogno intenso di recarsi nel bosco e pregare. Era la prima volta che
gli accadeva e strano come lui avesse trovato le parole per le invocazioni, la tunica che si
materializzava dal nulla, il bastone tra le mani ... tutto come se fosse stato predisposto da tempo.
Aveva relegato in un angolo della memoria ciò che il padre, sul letto di morte, gli aveva detto
“Ricordati figlio. Il tuo nome è Ectam, significa servo dell’Orante. Sei discendente di una nobile e
magica stirpe che deve difendere il Bosco Sacro: i Magici Cavalieri di Mont. Quando sentirai la
chiamata vai e difendi fino alla morte!” Poi era spirato. Non aveva compreso appieno il messaggio,
anzi lo aveva dimenticato pensando che forse la malattia aveva velato la ragione del padre ... ora gli
era tutto chiaro.
Camminando rimuginava sul fatto che non sapeva cosa esattamente fare, doveva chiedere aiuto ma
a chi, senza rischiare di essere tacciato per folle. Era tutto così strano, quando era sul monte, i
capelli erano bianchi, lunghi incolti e aveva una fluente barba, adesso toccandosi il volto, era
scomparsa così come i capelli erano tornati normali, era di nuovo il giovane dottor Luigi, il
veterinario di Montalbano Elicona.
L’indomani mattina sarebbe andato in biblioteca, avrebbe cercato qualche testimonianza sui Magici
Cavalieri di Mont e poi si sarebbe recato al Castello, il vecchio custode avrebbe sicuramente saputo
qualcosa, inoltre aveva visto molte volte il proprio padre confabulare con lui.
La notte, ormai ne era consapevole, non sarebbe stata tranquilla. Perso nei propri pensieri,
raggiunse casa e, facendo attenzione a non far rumore, si spogliò e si coricò. Gli incubi gli fecero
compagnia e l’alba lo trovò stanco e col volto segnato.
Si alzò dal letto, cercando di non svegliare la moglie Daniela. In punta di piedi andò prima in bagno e poi si sedette in cucina e preparò un espresso. Compiva i soliti gesti mattutini ma, tutto era
cambiato. Non poteva permettersi di dimenticare quanto aveva vissuto sull’Argimusco. Decise che
quella mattina avrebbe impiegato il proprio tempo per risolvere l’enigma che lo tormentava. Non
sarebbe andato al lavoro, si sarebbe fatto sostituire all’ambulatorio veterinario dal suo amico
Andrea. Avrebbe stilato una serie di cose da fare. Prese il portatile, lo aprì e digitò:
1 Biblioteca,
2 Castello,
3 Parlare con Don Salvatore,
4 Scoprire chi sono i Magici Cavalieri di Mont.
5. Parlare con Don Nicola.
Sentì un rumore alle spalle “Sei tornato tardi stanotte ... mi sei sembrato agitato.” Era Daniela, ma
come poteva confidarle ciò che stava vivendo senza traumatizzarla.
“Una mucca ha partorito, non è stato facile. Poi sai, la tensione e non ho riposato bene ....”
“Sarà ... ma non ne sono convinta!”
Fino alle nove Luigi freneticamente consultò al computer tutte le leggende e le storie che
ruotavano intorno ai megaliti, insoddisfatto dalle notizie raccolte, uscì da casa ...
L’aria era frizzantina, nonostante fosse estate, andando a piedi per il borgo, avvertiva sempre una
presenza estranea che lo seguiva, si voltò più volte ma solo un corvo sembrava scortarlo e
osservarlo. Giunto alla Biblioteca Comunale entrò e nell’archivio finalmente trovò ciò che cercava:
“Storia dei Magici Cavalieri di Mont”
Era elettrizzato.
Chiese a Lucia, la bibliotecaria, di poterlo consultare.
”Mi dispiace Luigi, non è reperibile. E’ andato perduto. Sai cosa è strano, me l’hanno richiesto
diverse persone, in quest’ultimo periodo, anche alcuni turisti. Pensa che per anni nessuno l’ha mai
voluto. Come mai tanto interesse?”
“Forse è la passione per l’esoterico, chissà.”Rispose Luigi. Uscì dalla biblioteca con una certezza in
più, non era solo, i Cavalieri stavano per ritrovarsi, altri come lui chiedevano risposte. Si diresse al
Castello. Era per lui un’emozione intensa andarvi, era come se sulla pelle ne rivivesse la storia, le
guerre. Per fortuna don Salvatore, il custode, era appoggiato al muro di cinta del maniero, sembrava
in attesa. Era anziano e, nonostante tutto, continuava a essere un baluardo di quell’importante sito
storico. “Ciao Luigi, ti aspettavo- e sussurrando- anche gli altri. Seguimi ! ” Le sue parole lo scossero
nel profondo dell’anima, allora era vero, stava accadendo qualcosa di straordinario! Superato il
bastione, Luigi ammirò, come fosse la prima volta, la quattrocentesca scala esterna e appoggiata
alla parete interna, la cappella palatina a pianta quadrata con la cupola ottagonale. Si avviarono
verso l’ala occidentale, attraversarono il salone auditorium fino a giungere al Museo della Armi. Lo
percorsero in tutta la sua lunghezza e giunti alla parete opposta all’ingresso, il guardiano,
guardandosi in giro con circospezione, notando che non vi era nessuno, toccò e poi ruotò una pietra
posta dietro ad uno stemma araldico. Si aprì silenziosamente un varco stretto e buio, con una scala
in pietra che sembrava condurre versi gli inferi. “Entra Luigi, presto. Non avere paura, gli altri ti
stanno aspettando. Ora richiudo il varco, quando sarà il momento, uscirai. Le torce lungo la parete ti
faranno luce, t’indicheranno la via. Vai tranquillo e aiutaci!” Improvvisamente il muro alle spalle di
Luigi si richiuse e solo la luce fioca di alcune torce sembravano invitarlo a scendere. Lungo la
schiena, l’uomo avvertì rivoli di sudore scorrere gelidi, ma non gli restava altro da fare che
percorrere la scala. Si accorse che lungo la discesa i propri capelli si allungavano, così come la barba,
era in atto la stessa trasformazione avvenuta nel bosco, anche gli abiti cambiavano, adesso aveva
indosso la tunica fluttuante così come il bastone nodoso tra le mani simile a uno scettro. Si chiese
perplesso come poteva avvenire una simile magia.
Dopo numerosi gradini, sembrava fosse sceso di parecchi metri sotto il pavimento della sala delle
armi, la luce si fece più intensa e una litania, simile a un salmo, lo accolse “Ectam sei il benvenuto!”
sembrava che la frase fosse ripetuta all’infinito. Ectam avanzò in una luce accecante, che non gli
permetteva di vedere i volti degli astanti, quando una mano rugosa lo prese per il gomito e lo
condusse verso un podio, gli indicò uno scranno simile a un trono e lo fece sedere. Solo allora le voci
si spensero, la luce venne attenuata e Luigi poté guardarsi attorno. Si trovava in una sala molto
ampia e spoglia, le pareti e il soffitto sembravano scavati nella roccia. Guardò tutti i convenuti,
erano volti sconosciuti, forse perché, come lui, avevano delle vesti simili a tuniche, i capelli bianchi e
folte barbe. Vi erano anche delle donne, le riconobbe dai capelli più lunghi e dorati, proprio come
l’oro. Si fece avanti un omino piccolo piccolo, sembrava un bambino ma parlò con voce profonda e
roca “Salute a te Ectam. Sono Barmon, ai tuoi voleri m’inchino. Questa è la prima volta che ci
incontri. Proveniamo da tutte le parti del Pianeta. Siamo riuniti in questa ala segreta del Castello
perché un grave e imminente pericolo sta per colpirci. Tutta l’umanità potrebbe perire!”
“Ma perché IO sono seduto su questo trono? Perché proprio IO?” gridò Ectam.
“Tu sei il discendente diretto del nostro amato Grande Sacerdote, tuo padre. Solo tu hai il potere di
aiutarci. Domani sarà il Solstizio d’estate, alle 11,30 ci ritroveremo tutti presso il Bosco di
Argimusco, i Pianeti saranno allineati e quando il Sole raggiungerà lo zenit lancerai al cielo le tue
invocazioni presso “Il Varco del Leone”. L'asse del monumento è orientato astronomicamente, noi
pregheremo ai piedi del “Sacerdote”, potremo assistere a un evento straordinario che solo le tue
invocazioni permetteranno.” “Ma non conosco nessuna invocazione!” Gemette Luigi. “Oh Ectam
non temere, tuo padre ti ha trasmesso il suo immenso sapere e potere quando eri molto piccolo,
tutto ti tornerà in mente. Dobbiamo distruggere un enorme meteorite che staccatosi dalle Pleiadi
sta per colpire la Terra, e tu lo puoi!” “Ma nessun telegiornale ha parlato di questo pericolo.
Nessuna notizia!” “Oh Ectam, i potenti della Terra sono da mesi riuniti per capire cosa fare. Non
possono lanciare missili, anche a testata nucleare, se prima il meteorite non si trova a una distanza
ragionevole per essere colpito. Dobbiamo agire prima noi, se non vogliamo che il nostro pianeta
venga distrutto definitivamente.” Si udì una voce armoniosa , era lieve e nello stesso tempo potente
“Oh Ectam, abbiamo fiducia in te. Devi credere in quello che ti ha detto Barmon!” Una figura snella
e quasi luminescente si era fatta avanti. Ectam la guardava sbalordito, era simile a una fata,
sembrava fluttuare sul pavimento. “Voglio credervi. Devo credervi!” Disse Ectam nascondendo il
volto tra le mani. Tutto gli sembrava così assurdo, lui salvatore della Terra... Rivide con la memoria
suo padre, umile, amorevole, attento, sempre pronto ad aiutare i paesani, eppure era un Gran
sacerdote. Non lo avrebbe deluso, non avrebbe mortificato la sua memoria. Si sentì
improvvisamente stanco, chiuse gli occhi e avvertì una nube che lo avvolse e lo trasportò altrove. Si
sentiva intontito, privo di forze e ... si ritrovò fuori dal Castello, gli abiti normali, nessuna barba.
Forse aveva sognato tutto, si era estraniato dal contesto, forse era ammalato. Decise di tornare a
casa, le gambe quasi non lo reggevano e sbandava tra le viuzze del borgo di Montalbano.
Un’inquietudine nel cuore. Improvvisamente si fermò e cambiò direzione volgendo i propri passi
verso il cimitero. Sperava che sulla tomba del padre avrebbe trovato serenità e risposte. Percorse in
trance la strada che lo conduceva al cimitero, non riusciva neppure a vedere la bellezza che la
natura gli mostrava, era troppo immerso in un profondo scoramento, come un mantra si ripeteva
incredulo “il destino della Terra nelle mie mani!” Gli sembrava un fardello enorme da sopportare.
Giunto dinanzi alla lapide del padre s’inginocchiò, iniziò a parlare al volto sereno che lo fissava dalla
foto “Papà aiutami, dimmi cosa fare, indicami la strada!”
Inutile, solo il canto di un passerotto interrompeva la quiete di quel luogo santo. Si alzò sconsolato,
con il cuore in tumulto si allontanò dal cimitero. Dove avrebbe potuto trovare le risposte? Aveva
bisogno di confidarsi con qualcuno. Gli venne in mente che doveva incontrare, don Nicola Mintegna,
l’uomo più anziano del paese, quasi centenario. Viveva proprio vicino alla Chiesa Madre, magari
conosceva l’origine dei Magici Cavalieri di Mont. Era stato grande amico del padre, poteva sapere
qualcosa. Con una nuova speranza nel cuore, si avviò verso la piazza principale di Montalbano, salì i
gradini e si diresse verso la casetta che sorgeva sul sagrato, un tempo del sacrestano, proprio
accanto alla chiesa. Bussò alla porta ”Signor Nicola, è in casa, posso entrare?” Dovette attendere
molti minuti prima che la porta si aprisse. “Buongiorno Luigi, entra. Accomodati.” “Come sta?”
“Insomma l’età c’è, ed è pure bella tosta, ma tu perché sei qui?” “Signor Nicola cosa sa dei Magici
Cavalieri di Mont? E’ importante per me ...”
“Finalmente Luigi, sapessi quanto ti ho aspettato. Tuo padre era il Gran Sacerdote e ci ha protetti
durante tutta la sua vita. Tu ne sei il discendente. Il custode del Castello, don Salvatore mi ha detto
tutto. Tu vai tranquillo, domani sull’Argimusco accadrà ciò che deve accadere. Tuo padre ti ha
tramandato formule e magie. No, non m’interrompere, so che non ricordi nulla, ma vedrai che al
momento giusto tutta la tua conoscenza ti aiuterà. Aspetta un attimo, ho qualcosa per te.” Si alzò
faticosamente dalla sedia, andò nella stanza accanto e tornò con un libro tra le mani. “Questo me
l’ha dato tuo padre, adesso ti servirà. Oggi portalo all’Argimusco con te. Ti sarà d’aiuto. Ma stai
attento, forze malefiche cercheranno di prendertelo. Abbine cura. Ora vai a casa, io sono stanco. Il
mio tempo è quasi finito.” Luigi prese il libro,abbracciò don Nicola con tenerezza, come se fosse il
loro ultimo incontro e di corsa si diresse a casa. Era già pomeriggio inoltrato domani alle 11,30
sarebbe scoccata l’ora X.
Camminava con il libro stretto al petto, come un oggetto prezioso, quando il corvo, che fin dalla
mattina lo aveva seguito, si gettò su di lui cercando di strapparglielo dalle mani. Gli graffio le dita e
nonostante Luigi cercasse di allontanarlo con forza, quel piccolo uccello dimostrava una potenza
inesauribile. L’uomo correndo ed agitando le braccia, si rifugiò nel bar della piazza, per fortuna
aperto, chiudendosi la porta alle spalle, mentre il corvo si lanciava contro il vetro della stessa. “Luigi
ma che gli hai rubato?” Disse ridendo Carmine il barista "Vuoi il solito caffè e un bel bastone per
allontanarlo?”
“Si grazie, tutti e due.” Rispose Luigi ancora incredulo per l’aggressione. Era proprio vero, delle forze
oscure si stavano impadronendo della zona. “Carmine esco dalla porta sul retro. Quel dannato
corvo mi fa paura!” Come un cospiratore, riuscì a raggiungere casa. Per fortuna Daniela non era
ancora rientrata. Prese la propria borsa e si recò all’ambulatorio, il lavoro gli avrebbe permesso di
rasserenarsi e non pensare troppo all’evento dell’indomani.
Trascorse così il resto della giornata, curando gli amati animali. La sera tornò a casa. Daniela lo
accolse preoccupata “Luigi dimmi cosa ti tormenta. Hai delle occhiaie così profonde, forse ti stai
ammalando? Sei strano, la notte non dormi, ti rivolti nel letto e ripeti sempre una parola:
Argimusco...” Terminò la donna. Luigi la prese tra le braccia e cercò di rassicurarla con un bacio. Nel cuore però aveva una grande incertezza e molta paura.
La notte passò come le precedenti tra incubi e risvegli. Decise quindi di alzarsi dal letto e di leggere
il libro che gli aveva donato don Nicola.
Narrava la storia del bosco di Argimusco, dei dolmen, della loro origine, ma nessun accenno ai
Magici Cavalieri di Mont. Trascorse così il resto della notte, tra una lettura e un dormiveglia agitato.
Al mattino, Daniela era già andata al lavoro, si preparò per l’impresa che lo aspettava, il libro lo
nascose nella zaino che avrebbe portato con sé. Alle 10:30 si avviò con l’auto.
Superato l’abitato di Montalbano, proseguì in direzione di Tripi, fino al bivio che si trovava poco
oltre Portella Cerasa, quindi imboccò Contrada dell’Argimusco, procedendo sino all’ingresso del
bosco.
Parcheggiata la macchina s’incamminò a piedi verso il Varco dei Leone. Come la volta precedente,
iniziò la trasformazione, barba fluente, capelli lunghi e bianchi, tunica... Dal sentiero poteva vedere
a ovest la roccia del Babbuino e appena superatola volse lo sguardo indietro dove si poteva
scorgere il Sacerdote. Altre figure umane erano raccolte intorno alla roccia. Più avanti poteva
scorgere l’Aquila. Si fermò proprio sull’area rocciosa che da lontano era simile alla grande criniera
di un leone. Alzò le braccia al cielo, in una mano brandiva il bastone nodoso, nell’altra il libro.
Improvvisamente il cielo si oscurò e uno stormo di corvi enormi si abbatté su Ectam. Lui sembrava
non percepire nulla, un vortice di vento lo avvolse scacciando i neri animali che caddero a terra
stecchiti. Dalla gola di Ectam uscì una nenia, non sembrava umana, ma una lingua sconosciuta dove
sonorità gutturali s’intrecciavano ad altre acute. Nel frattempo figure informi si abbattevano sui
Magici Cavalieri di Mont, riuniti intorno all’Orante. Furono liberati da un urlo disumano lanciato da
Ectam.
Nonostante fossero le dodici,le tenebre avevano oscurato tutto. Un enorme meteorite attraversava
a una velocità impressionante l’atmosfera. Era gigantesco, sembrava invaso da esseri pulsanti, il
suono che produceva, amplificato al massimo, stordiva ed ipnotizzava.

Ectam a occhi chiusi, rivolse il volto alterato verso il cielo, le mascelle spalancate in un orrido
ghigno, il cuore sembrava uscirgli dal petto, se ne vedevano i battiti sotto la tunica, le mani come
artigli che stracciavano l’aria. Ormai il meteorite era vicinissimo, se ne vedevano nettamente i
contorni infuocati, l’aria era irrespirabile. I Magici Cavalieri di Mont si tenevano per mano
pregando, i dolmen sinistramente illuminati acquistavano vita piegandosi verso l’inevitabile.
L’urlo di Ectam fu devastante, una sola parola gridò, lanciando il libro verso il cielo. Una saetta
infuocata si sprigionò dalle pagine, bloccando la corsa del meteorite facendolo ruotare
vorticosamente e frantumandolo in parti piccolissime che caddero sull’Argimusco. Poi fu silenzio,
l’aria immota, la cappa oscura lentamente si dileguò risucchiata dall’Orante. Il cielo tornò azzurro, il
sole riprese a splendere illuminando Ectam, svenuto sul suolo.
Quando Luigi riprese i sensi, si ritrovò nella propria auto, con il volto appoggiato allo sterzo.
Si sentiva intontito, guardò l’orologio, erano le quindici. “E il solstizio, il meteorite, i Cavalieri?” Si
chiese angosciato.
Scese dall’auto, guardò il cielo sereno, i dolmen in lontananza perfettamente visibili. Rientrò
nell’abitacolo, prese lo zainetto alla ricerca del libro donatogli da Don Nicola. Lo trovò, aveva un
odore strano, in alcuni angoli era bruciacchiato. Si sentiva frastornato e con una strana stanchezza
addosso. Accese l’autoradio.
“ Edizione straordinaria, meteorite si autodistrugge prima di piombare sulla Terra.”
Allora era avvenuto davvero.
“Missione compiuta” urlò felice Luigi e con un sorriso avviò l’auto.
FINE
I megaliti dell Argimusco - Montal: La donna in preghieraImmagine tratta dal web