mercoledì 3 agosto 2016
Ricordando mio padre
Non mi sento solo in questo letto d’ospedale
dove l’affannarsi è d’ altri e non il mio.
La malattia m’ha aperto gli occhi e il cuore,
calmo osservo ciò che mai ho considerato
preso da lavoro e vanità.
Il cielo m’ è compagno e come quadro,
appeso su parete, scandisce il tempo mio.
Mi perdo nel rincorrersi del sole e della luna,
simili ad amanti disperati in cerca d’abbandono..
M’appare all’alba il cielo
come casa che attende l’ospite migliore,
cambia veste e di rosso ammantato accoglie il sole.
Poi, di sera, lo saluta sospirando,
e con quel respiro s’ arrossisce tutto,
consapevole che dopo tornerà.
Assomiglia alla donna mia quando i figli riapparivano,
bella faceva casa e, dopo tanta gioia,
li salutava esistendo nell’attesa di un ritorno…
Quando è notte, tutto è silenzio,
rotto solo dal rumore di una lacrima che scorre,
la luna occhieggiando s’ accende dando vita ai ricordi miei.
A volte piango,altre sospiro e penso …
penso a quanta bellezza mi son perso
correndo dietro ad inutili amenità.
Potessi tornare indietro più volte alzerei il viso mio al firmamento
cercando sempre d’essere me stesso…
E passa il tempo tra dolore e speranza,
con il cielo che mi tiene compagnia,
nell’attesa di quel lungo viaggio
in cui il sole e la luna raggiungerò.
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