”Nuccitta dai prendi il bicchiere e riempilo d’acqua” diceva nonna.
Io, piccola timorosa, lo prendevo ,lo riempivo fino all’orlo, lo posavo sul tavolo in cucina.
L’acqua traboccava, io imperterrita aggiungevo ancora acqua.
Per me era importante vedere se l’indomani la quantità fosse diminuita. Era come un esperimento scientifico,solo così avrei visto se i “morticini”veramente avessero avuto sete. Era la notte dei morti, tornavano sulla terra a salutare,a vivere un’ altra sola notte! Per noi bimbi al mattino dolci tipici e regali.E chi se la scordava questa attesa!!!Gia’ da qualche settimana nelle pasticcerie vassoi colmi di “ ossa dei morti” e frutta di marturano, così colorata e così veritiera nel riprodurre la frutta vera, facevano bella mostra. I cimiteri puliti e fioriti, illuminati da decorazioni di lampadine ( per chi se lo poteva permettere) e lucine votive. Le tombe lucidate a nuovo e tanti parenti che pregavano. Ricordo come fosse un rito ,nel giorno dei morti, visitare i loculi di parenti, amici e conoscenti. Per tutti un fiore, una preghiera, un ricordo, un pensiero. Non è forse il ricordo che rende immortali?
martedì 29 ottobre 2019
venerdì 25 ottobre 2019
Siso e lo Scarabeo
ILLUSTRAZIONI Alessandro Laquidara
Racconto Nuccia Isgrò
Sul promontorio di Milazzo si innalza un
bellissimo castello, noto anche come Cittadella Fortificata. Ha una storia
antichissima (XI-XII sec), ed è da tutti conosciuto come il Castello di Federico
II di Svevia. Antico e maestoso è il castello più grande d’Europa.
Tra le sue mura puoi respirare aria di
battaglie, sconfitte e vittorie, demolizioni e ricostruzioni, storie di
fantasmi e anche d’amore…
Lo puoi ammirare sia dalla spiaggia di
Levante che di Ponente e la storia che sto per narrare ha per scenario il mare
di Ponente.
È un mare spesso tempestoso, con
fondali profondi e ricchi di fauna e vegetazione. In estate la spiaggia
ghiaiosa è colma di bagnanti che amano rinfrescarsi nelle sue acque. Nelle
giornate terse puoi ammirare le isole Eolie, come perle sembrano galleggiare
tra l’azzurro del mare e del cielo…
Non solo gli uomini sono soggiogati
dalla bellezza del mare e dalla maestosità del castello…ma anche gli animali.
Proprio sulla facciata d’angolo Nord/Est
del castello è intarsiato un bellissimo scarabeo. È tutto nero, creato con la pietra
lavica e sembra davvero emanare poteri straordinari. Infatti, tra le tante
leggende, si narra che venne approntato proprio per impaurire i nemici che
arrivavano dal mare.
Ma non ci crederete di lui si innamorò Siso,
un capodoglio che regolarmente ogni notte si avvicinava alla riva del mar di Ponente,
per poter così ammirare lo scarabeo alla luce della luna. A lui non faceva paura,
anzi ne era ammaliato.
Siso lo guardava e riguardava, era
fermamente convinto che, alla sua vista, lo scarabeo muovesse le ali, gli
sembrava di percepire un suono melodioso, solo per lui…E allora cantava
(naturalmente come sapeva fare lui), lo ammirava con gli occhi sgranati,
batteva la coda, come se volesse richiamare la sua attenzione, percuoteva
sull’acqua le pinne, apriva le fauci mostrando la fila dei candidi denti…poi,
dopo un ultimo sguardo andava via, ripromettendosi di tornare.
Una notte però accadde qualcosa…
Siso si era avvicinato come sempre alla
spiaggia, con occhi sognanti si rivolgeva allo scarabeo. Purtroppo non si era accorto
che una rete, abbandonata da un peschereccio, maledettamente intricata, si era
impigliata nel suo corpo. Più si dimenava e più lo stringeva in una morsa
infernale. Era inverno, era notte fonda, non vi era nessun essere umano nei
dintorni, per cui il povero Siso non ebbe la possibilità di liberarsi. L’agonia
fu lunga e dolorosa…a fargli compagnia la vista dello scarabeo.
Siso si rivolgeva a lui perché lo
aiutasse a superare questa immane prova. A volte chiudeva gli occhi, convinto
che lo scarabeo si sarebbe staccato dalla parete del castello e, con le sue
arti magiche, gli sarebbe stato accanto per confortarlo, per raccontargli
storie meravigliose, magari anche liberarlo oppure rendere meno dura la morte.
Passarono i giorni e Siso morì. Fu a causa della fame e delle reti che lo
avvolgevano e non gli permettevano di riprendere il largo.
Dopo qualche settimana di lui si
accorsero alcuni pescatori, chiesero aiuto a un giovane biologo per recuperarne
il corpo. Così avvenne che la carcassa del capodoglio fu liberata, le sue ossa
ripulite e portate al castello, dove venne ricostruito il suo scheletro.
Tutti potevano ammirare quel maestoso
animale, riflettere sulla bellezza della natura condannata a morte dalla
nefandezza degli uomini.
Di notte però, quando tutto è immerso
nel silenzio, i cancelli del castello sono chiusi ai visitatori, l’anima dello
scarabeo si stacca dalla parete esterna del castello e volando nel buio, giunge
fino alla sala in cui si trova Siso. Va a fargli compagnia. Gli sta accanto, lo
conforta, gli racconta storie di cavalieri valorosi e vincenti, lo accarezza,
consapevole di una morte innaturale a cui però sopravvive il loro magico affetto
FINE
Note.
Alessandro
è un bambino di cinque anni (il mio nipotino) che ama molto disegnare. In
occasione della visita al MUMA (museo del mare) al Castello di Milazzo, è stato
particolarmente affascinato dalla maestosità dall’installazione del capodoglio
Siso. Tornato a casa ha iniziato a disegnare e mi ha chiesto di scrivere un
racconto ispirato dai suoi tratteggi. Così per gioco e amore per i libri è nato
“Siso e lo scarabeo”. Una piccola storia in cui la bellezza della natura e dei
sentimenti debbono far riflettere i grandi sulla necessità della tutela
ambientale. Nuccia Isgrò
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