Improvvisa mi colpisce
la solitudine di chi resta,
di chi vive nei ricordi,
di chi non spera nel futuro.
La consapevolezza mi prende.
La guardo e
comprendo le sue spalle curve,
lo sguardo perso in chi vi fu,
i piedi trascinanti sul pavimento,
gli oggetti immobili nel tempo,
le preghiere sussurrate
compagne del dì e della notte.
Ripenso con indulgenza ai no profferiti ,
alla stanchezza che permea i suoi giorni...
allungo una mano
le carezzo il volto.
Sento sotto le dita
la pelle morbida solcata dal vissuto.
In una ruga scorre come un rio una lacrima.
L'asciugo.
Stringo in un tenero abbraccio il corpo debole,
sospiro e finalmente so
.
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