sabato 3 settembre 2022

Io… alla Fantozzi

 

Non credevo eppure sono finita come Fantozzi!

Vi ricordate il mitico rag. Fantozzi alle prese con il lavoro quando la mattina doveva cercar posteggio e al solito veniva sorpassato dagli altri? Oppure quando suonava la campana che annunciava la fine dell’orario lavorativo? Il fuggi fuggi era generale, alcuni dipendenti si gettavano anche dalle finestre e dai balconi al fine di raggiungere per primi il mezzo che li avrebbe ricondotti a casa…ebbene a me è successo qualcosa di simile.

Annuncio della LIDL: g. 20 dicembre offerta specialissima della cucina in legno ed accessori per bimbi ….

La mia nipotina la desiderava tanto, quindi…

Sveglia all’alba, colazione neanche per sogno, con gli occhi ancora cisposi e un maglione e un pantalone indossati alla meno peggio alle 7,30 sono già dietro i cancelli del supermercato, con me altri nonni disperati inviati dai figli per “l’acquisto dell’anno”.

Mi approprio del primo carrello, scaldo i motori mi mancano accanto i meccanici come nella formula uno, l’atmosfera è uguale, spintonando e sgomitando mi avvicino il più possibile alla porta scorrevole in vetro ancora chiusa. Ci guardiamo gli uni con gli altri con occhiata assassina che è tutto un programma che senza eufemismi avverte “non ci provare la cucina sarà mia”

Nel frattempo inizia una pioggerellina fastidiosa, il freddo è intenso ma nessuno lascia la propria postazione, la folla aumenta…

Le 7,45 debbo pure fare pipì, sarà stato il freddo ma imperterrita aggrappata al mio carrello, che fra parentesi è pure zoppo praticamente una ruota non gira, aspetto l’apertura.

Ci guardiamo gli uni con gli altri, non parliamo, il tempo sembra essersi fermato, sarà anche perché scrutiamo tutti i nostri orologi…Ecco inizia il countdown meno 5…4…3…2…1…le otto! Aperturaaaaa!!!

È come se inforcassimo delle moto, vi giuro mi sembra di sentirne il rombo…ci spingiamo senza vergogna, facendo uno sgambetto e assestando qualche spallata riesco ad entrare, purtroppo il carrello zoppo (maledetto) mi impedisce una maggiore velocità, praticamente lo trascino come un carretto. Un assatanato signore mi afferra per un braccio, mi divincolo e mi strappa pure il maglione….

Mi fiondo verso l’interno e con sguardo da aquila riesco ad individuare lo stand dove si trova l’agognato giocattolo (non solo dalla mia nipotina ma ora anche da me), spingo, strattono, arrivo…m’inginocchio per sgusciare da sotto le gambe degli altri e con un poderoso colpo di reni mi rialzo ed afferro l’oggetto di sì tanto desiderio! Lo metto nel carrello zoppo…mi avvicino alla cesta successiva dove ci sono gli accessori della cucina in questione…arraffo a piene mani, non so neppure cosa prendo, non ha importanza se non quella di togliere materiale dalle grinfie degli altri. Mi sento un’aquila, anche semi manca la capacità di quello sguardo, infatti non vedo una zucchina caduta a terra e ci metto rovinosamente su il piede, ma non sento il dolore della slogatura, debbo portare a termine la missione (non sarà per caso suicida?). Appena mi accorgo di avere abbastanza utensili (non so neppure di cosa) cerco di allontanarmi: una muraglia umana mi blocca.

Ricordando Fantozzi mi abbasso e come un ariete mi apro un varco. Un dolore improvviso mi mozza il respiro, diciamo che sono stata molto energica. Comunque zoppicando vistosamente, il ginocchio e la caviglia mi fanno male, insieme al mio carrello zoppo raggiungo faticosamente la cassa per pagare.

Un signore mi si avvicina e lacrimevole mi fa “…ero venuto per la cucina ma non ce ne sono più! Lei è stata fortunata!”

Io fortunata? Mi viene voglia di azzannarlo se penso alla levataccia, al mio carrello zoppo, alle sgomitata, allo strappo sulla maglia e al dolore che ora mi percuote la gamba fino all’anca.

Rispondo con un sorriso spietato “Fortunata un cazzo…signore mio” e m’allontano pensando al sorriso radioso della mia nipotina alla vista dell’agognata cucina.

Paolo Villaggio, 10 momenti di Fantozzi che non dimenticheremo mai | Wired  Italia

 

 

 

 

 

 

 

Io, lui e l’armadio


Lo giuro sui miei figli: mai più! Piuttosto pago il doppio ma ripetere   un’esperienza del genere giammai!!!

Cos’è successo? Ora ve lo racconto.

<Caro dobbiamo comprare un armadio per gli attrezzi da giardino. Sai uno di quelli in plastica da mettere all’esterno, che non si arrugginisce e resiste alle intemperie…>

<Certo andiamo subito…prendiamo le misure e poi via con l’acquisto…>

E così fu, di pomeriggio tornammo a casa con l’armadio…da montare!

La scelta facilissima non ci portò via molto tempo, a farci decidere il prezzo, praticamente il più economico.

Ora voi mi direte: ebbene?

EBBENE?!?! Sapete cosa significa montare un armadio?

Dunque arriviamo a casa e pieni di entusiasmo ci mettiamo al lavoro. Primo step aprire l’imballaggio e spargere sul pavimento tutti i pezzi, circa un centinaio fra viti, morsetti e ante.

<Ma quanti pezzi sono? Mica è un armadio quattro stagioni più incertezze metereologiche?!

Il libretto delle istruzioni lo accantoniamo da subito, in fondo che ci vuole…

CHE CI VUOLE? Una laurea in montaggio e riconoscimento dei pezzi, perché signori miei i nostri non si incastrano. Ed è un inutile tira, pesta e grida per un colpo sul mignolo…i pezzi sono difettosi. Questa l’ardua sentenza.

Nel frattempo il mio amato consorte che pensava di fare tutto in una decina di minuti, come se avesse avuto i mattoncini della Lego da assemblare, comincia col togliersi il cappello, sì aveva iniziato il lavoro tutto bardato senza nemmeno levare il cappotto, ma le caldane, non dovute all’età né al sesso, cominciano a farsi sentire. È tutto rosso in volto e con voce stentorea mi fa <Dove sono le istruzioni? Forse è meglio guardarle!> Ecco le istruzioni, le prime pagine vanno dall’aramaico al cinese, per poi passare al cirillico e al tedesco poi in ultima pagina, come se fosse uno sbaglio, ecco l’italiano.

Sembriamo due bambini per la prima volta dinnanzi all’abbecedario, praticamente non capiamo nulla, anche perché signori miei i disegni sono piccoli e confusi, sarà perché è il più economico, mi sembra che ci vogliano punire per la scelta misera.

Comunque osservando con attenzione ci accorgiamo che vi sono delle lettere e numeri di riferimento per ogni pezzo…ah ecco ma dove sono collocati quelli sul materiale (ahimè davvero troppo) che abbiamo a disposizione?

E inizia la ricerca, vi giuro sembriamo due anatomopatologi che stanno eseguendo un’autopsia su cadavere non meglio identificato. Ognuno di noi ha un pezzo in mano e lo giriamo e rigiriamo alla ricerca della fantomatica sigla. Dopo estenuante ricerca mi accorgo che in un angolino nascosto c’è il numero che cerchiamo. Disgraziati abbiamo bisogno della torcia del cellulare per vederlo perché è scritto nello stesso colore del materiale e solo leggermente in rialzo. Maledetti!

Iniziamo a disporre sul pavimento i pezzi in ordine crescente di numero e lettera. Già perché non c’è solo il numero ma anche la lettera che però è sempre la stessa.

Comunque affidandoci a San Giuseppe falegname e quindi assemblatore di pezzi iniziamo…

Prima la base ma è unica   o formata da due pezzi? Arcano mistero…poi le parti laterali, ma come si bloccano e poi perché dal disegno uno va con dei perni in alto e l’altro in basso? Colpo di genio “Hanno sicuramente sbagliato!” Quindi senza seguire le istruzioni spingiamo, livelliamo con la lima, tagliamo col seghetto qualche pezzo. Niente da fare, ci arrendiamo e rileggiamo le istruzioni: proviamo e miracolo si incastrano!

Passiamo quindi alle ante, altro dilemma!

Proviamo fino allo sfinimento per inserirle in qualsiasi pertugio presente, mi viene la voglia di usare lo scotch Pensa che ti ripensa scorgo sotto il tavolo una busta sospetta, la prendo e l’apro <Ma guarda ci sono le viti, magari bisogna utilizzarle> La mia dolce metà non bestemmia mai ma uno svarione gli esce ugualmente a fior di labbra.



Troviamo dei ganci, sembra la caccia al tesoro, prima proviamo per tentativi ad errore poi prendiamo le maledette istruzioni, altra mezz’ora per trovare la pagina giusta. Con grande fatica e collaborazione riusciamo ad incastrare il tutto ma…ci siamo dimenticati della parte superiore dell’armadio che a rigor di logica andava montata prima. Ci guardiamo negli occhi, c’è una tale mestizia in quelli del mio lui che sarei tentata di lasciar perdere e buttare tutto, ma il mio eroe esclama <Non sarà un semplice armadio di m…a fermarmi> Lo guardo ammirata, ecco perché l’ho sposato non si arrende mai!

Smontiamo le ante e collochiamo la copertura dell’armadio… sarebbe il caso di dire forziamo la mano, anzi le mani e a via di colpi e martello, calci di rabbia riusciamo a incagliarla come un’ancora in una rete!!!

Poi riprendiamo le ante e con una forza di volontà sovrumana le inseriamo, avvitiamo e…ci accorgiamo di aver lasciato a terra tutti i ripiani. Il mio lui mi fa <Potresti farne a meno…vero?> Non ho il coraggio di dirgli che in realtà servono. Gli stringo le mani e con grande enfasi esclamo <Siamo proprio una squadra fortissima…> Ci guardiamo e scoppiamo in una risata liberatoria.

L’armadio è montato, certo sembra pendere da un lato, lo appoggeremo al muro!

Armadio 2 Ante in Legno e Metallo Kuno

 

 

 

T'abbraccio

T'abbraccio
E ti racchiudo tra le mie braccia...
Senti non fanno male
ma t'accarezzano
ti proteggono in un bozzolo.
Vorrebbero tutelarti
allontanare ogni male della vita
darti il meglio sempre
ma non posso amore mio.
Allora ti dico
quando sei stanco,
quando hai freddo nel tuo cuore
non ti dimenticare
nasconditi tra le pieghe delle mie braccia
il mondo lo lasciamo fuori
almeno per un poco.
Poi quando ti sentirai meglio
aprirò le mie braccia
che saranno sempre pronte a stringerti
fino a quando la vita me lo permetterà.

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