A mia madre.
Mamma
parlami della vita,
dimentica la morte.
Raccontami della gioia,
narrami del tuo amore,
relega lontano il dolore.
Mamma gioisci della vita,
abbeverati alla fonte del nostro amore,
specchiati negli occhi
di noi figli.
Immagina il futuro
dove manine di bimbi
ti accarezzeranno
ancora il volto.
Sgombra la mente dalla tristezza
sfoglia i libri delle fiabe
attenti orecchi
vogliono ascoltarti.
Mamma vivi per noi
non importa se siamo adulti,
vogliamo essere figli
con te!
lunedì 23 dicembre 2013
sabato 30 novembre 2013
Autoconsapevolezza
La penna posai sul
foglio
mi sentii virtuosa
donna
capace di vergar su
bianche pagine
pensieri, azioni,
idee.
“Grande virtù mi
appartiene, dissi,
narro,racconto,
scrivo”.
Mi crogiolai nelle
considerazioni mie,
inconsapevole misero essere
la cui virtù si
limitava alla parola.
Poi, un giorno,
lungo la strada un
barbone scorsi,
abbandonato nella
povertà sua.
Mi fermai, mi
limitai a donar una moneta.
Mi accingevo ad
andar via
quando un signore
si accostò,
gli strinse la mano
e gli donò un sorriso.
Non fu un semplice
arricciar di labbra,
no, fu altro.
Su quel volto
scorsi empatia,
partecipazione,
condivisione.
Compresi, quella era
virtù,
veder davvero gli
altri,
da un gesto far
nascere amor,
real ricchezza.
La consapevolezza
mi prese,
della virtù mia
eran piene le pagine,
di quella reale ero
ancor pellegrina.
venerdì 1 novembre 2013
SE TU FOSSI QUI
Se tu fossi qui
lo abbracceresti
come lo abbraccio io,
lo culleresti
come lo cullo io,
gli canteresti tenere ninne nanne
come le canto io.
Ma...
tu non sei più!
Non temere,
lo faccio io per te.
Gli parlerò io di te,
gli narrerò del tuo vissuto,
ti conoscerà attraverso me
e...ti amerà.
lo abbracceresti
come lo abbraccio io,
lo culleresti
come lo cullo io,
gli canteresti tenere ninne nanne
come le canto io.
Ma...
tu non sei più!
Non temere,
lo faccio io per te.
Gli parlerò io di te,
gli narrerò del tuo vissuto,
ti conoscerà attraverso me
e...ti amerà.
venerdì 27 settembre 2013
M come miele M come morte
M.
COME MIELE
M.
COME MORTE
Giuseppe
amava il proprio lavoro di apicoltore, mestiere tramandato
amorevolmente di generazione in generazione.
Alle
pendici dell' Etna, in contrada Trecastagni, c'era la sua azienda
“Mielefiorito”, bellissima, almeno per lui, con prati immensi
punteggiati da fiori e da alberi.
Giuseppe
adorava il ronzio delle api operaie che segnalavano, attraverso una
vera e propria danza, il luogo in cui si trovava il polline.
All'
alba apriva le imposte della sua masseria e pioggia, vento o sole,
respirava a pieni polmoni l'aria tersa e ossigenata. Lo sguardo
spaziava oltre i confini naturali della vallata, si sentiva in pace
col mondo e con se stesso. Le api, appena giungeva la primavera, già
di prima mattina lavoravano alacremente nella vallata, quel ronzio
era musica per Giuseppe. Una doccia veloce e correva alle arnie, non
indossava neppure la protezione per il volto e per le mani, le api
lo riconoscevano, si posavano sulle sue guance ed era come se lo
accarezzassero o lo ringraziassero per il paradiso terrestre in cui
vivevano.
Nessuno
si sognava di distruggere un alveare o uccidere un'ape, erano
preziosi per tutti, davano lavoro. Adesso, questo paradiso, era alla
fine. Giuseppe non si rendeva perchè gli eventi fossero
precipitati. Era in attesa dei carabinieri. Fino a pochi giorni fa
era felice, l'azienda si era estesa nel mercato internazionale: il
“Miele di GiuGiù” era ormai conosciuto in tutto il mondo. La
propria passione lo aveva condotto a diversificare il prodotto
secondo le esigenze, utilizzando principi fitoterapici e omeopatici
con l'aiuto della moglie Giulietta, biologa. Erano riusciti, dopo
anni di lavoro e di prove, a creare il miele curativo: tosse, mal di
gola, raucedine, problemi reumatoidi o ossei, colesterolo, estetico
antirughe o emolliente.
Tutto
nasceva dalle piantagioni specifiche suddivise in settori insieme
alle api, il miele così prodotto, aveva caratteristiche precise. Era
stata la loro fortuna. Col tempo, accanto alla masseria in cui
abitavano, avevano deciso la costruzione di un piccolo albergo in cui
ospitare di volta in volta, scolaresche per promuovere il rispetto
per l'ambiente e l'amore per le api, esperti con cui discutere degli
aspetti scientifici e medicamentosi del miele. Avevano approntato un
luogo di degustazione poi, ampliandolo, era diventato un ristorante
particolare in cui erano serviti cibi sani al sapore di ...miele.
Giuseppe
pensava di aver raggiunto il top, le richieste ormai erano ingenti,
spesso non era facile evadere tutti gli ordini. Ora il proprio mondo
era crollato miseramente.
Aveva
rinvenuto, proprio quella mattina, il corpo senza vita di sua moglie
Giulietta. L' aveva trovata riversa nel laboratorio in cui approntava
le analisi da effettuare sul miele. Il capo fracassato da un oggetto
contundente.
Si
sentiva morire. La dolce donna, l'ispiratrice di nuove qualità di
miele, proprio in questo periodo gli aveva confessato di aver fatto
una scoperta unica, incredibile, che li avrebbe arricchiti
brevettandola e, nello stesso tempo, avrebbe aiutato molti malati.
Lui non aveva chiesto altro, sapeva che Giulietta non si pronunciava
se prima non avesse terminato i propri studi ed effettuato tutte le
verifiche necessarie. Ed ora cosa sarebbe accaduto?
Quando
Giulietta era in preda alle ricerche, lavorava fino a notte fonda, se
era necessario non andava neppure a letto. Lui non si preoccupava, lo
sapeva e andava a dormire regolarmente.
La
notte precedente era accaduta la stessa cosa, aveva raggiunto
Giulietta nel laboratorio, l'aveva baciata e se ne era andato.
Senza
di lei la vita non aveva alcun senso.
Da
quando si erano ampliati nella produzione del miele avevano molti più
aiutanti, alcuni anche stranieri ma non mancavano neppure i nemici.
In
laboratorio Giulietta aveva assunto Carlo, un bravissimo e giovane
chimico di Roma e Francesca, aiutante biologa. Erano persone di cui
la moglie si fidava ciecamente anche se spesso gli diceva “Fidarsi
è bene non fidarsi è meglio!” Aveva forse intuito qualcosa??
Giuseppe
d'impulso si recò nel ripostiglio della masseria dove Giulietta
aveva ricavato una cassaforte a muro, in cui teneva rinchiusi gli
appunti sulle ricerche effettuate, ma era aperta e dell'agenda della
moglie neppure l'ombra!
Il
suono della sirena lo risvegliò dallo stupore, erano arrivati i
carabinieri.
“Buongiorno
Capitano, si accomodi.” disse Giuseppe .
“Dove
si trova il cadavere?”
“E'
nel laboratorio, mia moglie lavorava fino a tardi, la scorsa notte
non si è nemmeno coricata. Venga le faccio strada!”
Il
Capitano Binocchi seguiva Giuseppe guardandosi attentamente intorno,
ammirava la bella masseria, accanto alla indubbia storia di
quell'edificio l'arredamento era spettacolare, equilibrato connubio
tra classico e moderno, un omicidio stonava decisamente.
“E'
proprio vero, pensava Binocchi, nessun ambiente è esente dal male!”
Dopo
aver attraversato una serra con piante rigogliose, giunsero al
laboratorio. La donna giaceva a terra con il capo ricoperto di
sangue, era evidente che era stata colpita con violenza, materia
cerebrale era riversa sul pavimento. Binocchi chiamò gli esperti per
i rilievi.
Intorno,
tutto sembrava a posto, provette, alambicchi e contenitori, non
erano stati rovesciati, tutto asettico e pulito, tranne per quel
corpo senza vita..
Avvicinatosi,
notò a terra una M. scritta con il sangue, probabilmente della
vittima.
“Signor
Giuseppe c'è un posto dove poter stare tranquilli? chiese Binocchi,
ho bisogno di ragguagli.”
L'
uomo fece un segno di assenso con il capo e condusse il militare in
un'ampia veranda, da dove il panorama della vallata lasciava senza
fiato.
Si
accomodarono su confortevoli poltrone di vimini e Giuseppe iniziò a
raccontare la storia dell' azienda, di come avesse conosciuto
Giulietta all' università e del loro amore che li aveva visti
complici anche nel lavoro. L'unica pecca non aver avuto figli, ma
Giulietta li aveva adottati a distanza, ne aveva circa dieci e di
loro seguiva epistolarmente tutte le vicende e la crescita.
“Mi
racconti di ieri.” Lo interruppe il Capitano.
“Ieri
mattina, come tutti i giorni, appena alzato, sono andato alle arnie
per controllare la produzione del miele, dovevo risistemare i telai
mobili, agli smielatori ci avrebbero pensato i miei assistenti. E'
stata una lunga mattinata, mi hanno aiutato i due apicoltori che da
anni collaborano; Francesco e Biagio. Li può ascoltare, se vuole..
Alle
tredici siamo andati tutti e tre a pranzare, Giulietta non è venuta
mi ha telefonato che stava lavorando con Carlo e Francesca, era
eccitata, mi disse queste testuali parole “ Non vengo, mangio un
panino, ormai sono vicina alla soluzione. Tu pranza pure, ci vediamo
quando avrò finito. Non manca molto!” Era davvero felice. Di
pomeriggio sono andato a Catania dal curatore delle mie proprietà,
sono tornato solo alle ventitré e Giulietta era in laboratorio. Ci
siamo salutati, ho cenato da solo e sono andato a letto!”Terminò
Giuseppe.
“Senta,
per caso ha visto in laboratorio gli assistenti di sua moglie?”
“No,
ne sono sicuro, era da sola. Anche lei ha visto il laboratorio, è
un'unica stanza, anche se grande, se fossero stati lì, li avrei
visti sicuramente.”
“Ha
notato se manca qualcosa in casa?”
“Effettivamente
la cassaforte è aperta e gli appunti di mia moglie sugli esperimenti
spariti.
La
chiave la possedeva solo lei.”Rispose Giuseppe.
“Per
il momento basta, comunque rimanga a disposizione. Noi continueremo
con i rilievi e le indagini. Non tocchi nulla e non interferisca. Ci
faccia lavorare.”Disse in modo brusco il capitano Binocchi.
Il
fedele collaboratore, appuntato Maffei, aveva nel frattempo preso
tutti i nominativi di chi lavorava e abitava nella grande masseria.
Alle lettura dell' elenco, Binocchi si rese conto di quanto fosse
produttivo il miele, ma la sua attenzione era concentrata sulle
ultime scoperte della vittima, certo un brevetto avrebbe fruttato
molto e gli uomini non sempre resistono al “dio denaro”.
Avrebbe
convocato separatamente Francesca e Carlo, forse avrebbe potuto
conoscere l'entità della scoperta.
Erano
quasi le dodici quando Binocchi interrogò gli collaboratori di
Giulietta, sostenevano di aver lasciato insieme il laboratorio, in
particolare aveva appurato che la vittima lavorava da sola ai propri
esperimenti, per cui i due, finito il turno, erano andati a cena al
ristorante “Al pescatore” e, avendo una relazione affettiva, se
ne erano tornati a casa.
“Qual
era la scoperta fatta da Giulietta?” Chiese il Capitano ai due
esperti.
“Non
lo so, la signora Giulietta era molto gelosa dei propri studi, noi li
avremmo conosciuti solo dopo il brevetto. Non ha mai condiviso le
scoperte con noi!”
“Ma
lavorando gomito a gomito non è riuscito a captare nulla?”
Alla
domanda Carlo aveva risposto“Teneva tutto sotto chiave, ultimamente
io lavoravo ad un gene patogeno che si era riscontrato nel miele
all'eucaliptolo che aveva provocato delle allergie ai consumatori,
per cui era stato ritirato dal mercato.”
“Io,
disse Francesca, stavo effettuando degli studi sui feromoni dei
fuchi, volevamo implementarli su alcune piante medicinali come
l'alloro, quindi aumentare il numero delle api operaie sul campo che
abbiamo allestito.”
Dopo
una giornata intensa, Binocchi tornò a casa in preda ai dubbi e alle
supposizioni.
L'indomani
decise di fare un ulteriore sopralluogo all' azienda.
“Maffei
mi accompagni!”
Ancora
una volta, giunti alla masseria, si meravigliò della bellezza del
luogo. La natura era spettacolare, i colori del cielo si sposavano
perfettamente col verde dei prati puntellati di margherite e
fiordalisi.
Binocchi
venne però distratto da un persistente ronzio, non di api ma di
mosche, era fastidioso. Chiamò l'appuntato Maffei e insieme si
diressero verso quello sciame, non era molto distante dalla casa, in
un canale asciutto c'era il corpo senza vita di Giuseppe, sulla
ferita al capo le mosche carnivore banchettavano. Appurò,
toccandolo, che era presumibilmente morto da alcune ore. Binocchi
chiamò i rinforzi.
(Ma
cosa stava succedendo, due morti in due giorni, sempre con la stessa
modalità, un colpo inferto alla testa. Prima la moglie, adesso
Giuseppe!) Pensò il Capitano.
“Senta
Maffei esegua una ricerca sulla famiglia dell'imprenditore, rivolti
come un calzino discendenze dirette e non. Forse la scoperta della
dottoressa non c'entra per nulla.. Dobbiamo indagare a 360°.”
Nei
giorni seguenti l'autopsia mostrò in maniera inequivocabile che i
due coniugi erano stati uccisi dalla stessa arma contundente, forse
in acciaio. Ciò che lasciava interdetti gli inquirenti era che la
parte metallica, in ambedue i casi, era impregnata di miele. Altro
elemento in comune vicino al corpo la lettera M, segnata col sangue
della vittima. L'assassino era lo stesso, non restava che cercare
l'omicida.
Il
nuovo ritrovamento gettava una luce diversa su tutta l'indagine.
Binocchi si chiedeva se per caso Giuseppe non avesse scoperto
qualcosa. “Maffei richieda tutti i tabulati delle telefonate del
sig. Giuseppe nel corso della settimana. E' importante. Nel frattempo
mi mandi gli inservienti e il gestore del ristorante della
masseria.”
Fu
un' altra giornata di interrogatori che non portarono a nulla, tutti
avevano alibi inattaccabili, il dolore per la perdita dei due coniugi
era palese e reale, inoltre condividevano la preoccupazione per il
futuro di “Mielefiorito”.
Due
persone erano state barbaramente uccise, sembrava di essere in un
vicolo cieco poi, la stessa sera, il Capitano Binocchi trovò una
lettera anonima proprio nella cassetta delle lettere “NULLA E' COME
SEMBRA”. La frase non era stata scritta a mano, le singole lettere
erano state ritagliate da un quotidiano, forse quello locale “La
voce di Catania”.
Di
corsa Binocchi chiuse tutto in una busta di plastica e la portò ai
RIS per le eventuali tracce.
“Capitano
ci sono novità, lo investì l'appuntato Maffei non appena entrò in
caserma, sono importanti.”
“Venga
nel mio ufficio, Maffei”. Appena si richiusero la porta alle spalle
“Capitano il giorno prima della morte della dottoressa Giulietta,
il sig. Giuseppe ha chiamato una trentina di volte lo stesso numero,
appartiene al direttore della “Banca dell' agricoltura”. Dalle
indagini è emerso che era fortemente indebitato e la masseria e
tutti i beni ipotecati. Forse dietro la morte vi è lo strozzinaggio.
A quanto risulta, il vizio del gioco online aveva preso il sig.
Giuseppe. I rapporti con la moglie erano molto tesi, la donna non
aveva voluto rivelare le scoperte effettuate perché temeva che il
marito potesse vendere il brevetto o darlo per saldare i debiti.
“Le
notizie raccolte hanno basi reali, vi sono testimonianze ?” Chiese
Binocchi.
“Certo
il direttore della banca e le ipoteche sui terreni e sulla masseria.
Inoltre la domestica ha rivelato, solo dopo la morte del sig.
Giuseppe, che i due i due coniugi litigavano violentemente.”
Terminò
Maffei”
“Il
problema però è chi ha ucciso la coppia? Se non sbaglio vi è la
videosorveglianza nella masseria, perché non abbiamo i video?
“Il
sig. Giuseppe aveva affermato che, la sera della morte della moglie
aveva disattivato la videosorveglianza, le riprese dei giorni
precedenti le aveva cancellate, non essendo accaduto nulla di
strano.”
“Ma
noi sappiamo che con un software molto avanzato è possibile
recuperare i video. Maffei provveda subito e poi porti tutto nel mio
ufficio!”
La
sera stessa il materiale da visionare era sulla scrivania di
Binocchi, si mise comodo e iniziò il controllo. Non c'era nulla di
particolare, vi era il normale andirivieni degli apicoltori, dei
contadini, una scolaresca in visita, alcuni esperti poi...qualcosa
attrasse l'attenzione del capitano, era stato un attimo, ma proprio
vicino alla porta d'ingresso aveva visto uno strano movimento, un
uomo che fuggevolmente attraversava il corridoio che conduceva al
laboratorio.
Aveva
attratto l' attenzione perché aveva il volto coperto da una fascia
scura e un paio di guanti alle mani, ma non erano gli indumenti
indossati dagli apicoltori, su questo era certo. Con il fermo
immagine selezionò il soggetto e lo ingrandì, c'era qualcosa che
lo colpiva: innanzi tutto aveva il fisico troppo sottile e aggraziato
per essere un uomo, ecco i piedi erano particolarmente piccoli,
calzava delle scarpe da tennis colorate, sembravano rosse, le
movenze sinuose, non c'era ombra di dubbio si trattava di una
donna. L'ora e il giorno corrispondevano alla sera precedente al
primo delitto.
Prese
il cellulare, nonostante fosse tardissimo e chiamò l'appuntato
Maffei, sapeva di poter contare su di lui...
“Appuntato
ho un sospetto, nelle riprese ho notato un soggetto ambiguo, mi
sembra una donna, a me è venuta in mente Francesca, la biologa,
si...si..., poi chiamiamo Carlo, il compagno. Scusi per l'orario, a
domani!”
Quella
notte Binocchi non riuscì a dormire, aveva come un retro pensiero
che non lo lasciava tranquillo, qualcosa gli sfuggiva, ma cosa? La
mattina lo colse ancora irrequieto, fece una veloce doccia e si recò
sul luogo dell' ultimo delitto. Non chiamò neppure in caserma,
voleva andarci da solo.
Arrivato
all'azienda, andò direttamente nei campi dove le arnie brulicavano
di lavoro.
Le
api volavano incessantemente da un campo all'altro. Incontrò solo
Salvatore, un anziano apicoltore che da sempre aveva aiutato Giuseppe
nella costruzione di “Mielefiorito”.
Maffei
lo aveva ascoltato dopo la morte della signora Giulietta, aveva
appurato l'estraneità all' omicidio.
“Buongiorno
Salvatore”
“Buongiorno
Capitano”
“Devo
lavorare, le api hanno bisogno di assistenza. Non voglio che tutto
fallisca!”
“Lei
è molto legato a questa azienda?”
“E'
la mia vita, l'unica che conosco, l'unica che voglio fare.”
“Ma
Giuseppe aveva fratelli, parenti a cui lasciare tutto questo?”
Chiese Binocchi allargando le braccia su quell' eden.
“Giuseppe
era figlio unico, i genitori morti giovani in un incidente d'auto. Lo
avevano cresciuto i nonni, proprietari di questo terreno. Ci sono
cugini, ma non credo avranno intenzione di pagare i debiti di
Giuseppe. Si...si..lo sapevo dei debiti di gioco, lui si confidava
con me. Ero un po' un altro nonno. Era sicuro che con la scoperta di
Giulietta avrebbe risolto tutto!”
“Chi
poteva volerlo morto insieme alla moglie?”
“Capitano,
pensi a chi conosceva l'importanza della scoperta di Giulietta. Non
pensi a noi poveri apicoltori o contadini, vada oltre. Adesso devo
continuare. Buon lavoro Capitano, faccia giustizia!”
“Le
sue parole mi fanno venire in mente una certa lettera
anonima...”Disse Binocchi.
Salvatore
lo guardò, fece un mesto sorriso, continuò col proprio lavoro.
Il
Capitano si diresse verso la masseria sottoposta a sigilli. Si recò
nel laboratorio dove tutto era iniziato. Ma cosa aveva scoperto la
dottoressa?
Ad
un tratto sentì un rumore soffocato, si nascose subito sotto il
bancone da lavoro, nonostante l'altezza, si raggomitolò e attese...
“Ti
sembra prudente venire qui...e se arrivano i carabinieri?” disse
una voce femminile.
Binocchi
non la riconosceva, non era di Francesca, di cui ricordava un lieve
accento calabrese, premette il tasto della registrazione del
cellulare e attese...
“Stai
zitta e cerca! E' tutta colpa tua, avessi trovato gli appunti la
prima volta!.” Fu la risposta di una voce maschile.
“ Tu
non sei stato migliore, potevi evitare questo macello. Dov' era
l'agenda?”
“L'aveva
posata proprio qui nello scaffale di vetro, dietro il classificatore,
ma adesso non la trovo!Stai a vedere che l'ha presa Giuseppe! Non ho
avuto neanche il tempo di farlo parlare prima di ucciderlo! Sembrava
un animale inferocito, mi sono dovuto difendere.”
Binocchi
cercò di vedere chi fossero quelle due persone, riusciva a sbirciare
solo i piedi, la donna aveva un tatuaggio alla caviglia. Sarebbe
stato facile identificarla. Comprendeva che non poteva uscire dal
nascondiglio, sarebbe stato pericoloso, era gente senza scrupoli.
Sentì
che sia l'uomo che la donna continuavano a cercare.
“Non
c'è, credo proprio che sia stato Giuseppe a prenderla, chissà dove
l'ha messa!”disse la donna.
“Andiamo
via, cerchiamo nella casa, dividiamoci.” Propose l'uomo.
Appena
se ne furono andati Binocchi digitò il numero della caserma.
“Appuntato
Maffei venga subito alla masseria. Non da solo, chiami i rinforzi,
faccia presto ma non accenda le sirene. I sospettati potrebbero
scappare”.
Così
dicendo uscì dal nascondiglio e con circospezione si avviò'
all'ingresso, pronto ad impedire che i due scappassero.
Non attese
molto e arrivò Maffei che fece circondare la casa, altri tre uomini
entrarono e poco dopo
uscirono accompagnando per le braccia l'
uomo e la donna. Binocchi non li aveva mai visti.
“Buongiorno,
salutò con evidente ironia, non avete visto i sigilli? Vi portiamo
in caserma, qualsiasi cosa possiate dire potrà essere usato contro
di voi. Maffei tenga il mio cellulare, ho registrato quanto dicevano
i due signori qui presenti, mentre rovistavano nel laboratorio.”
In caserma
Binocchi seppe che l'uomo e la donna erano rispettivamente Giorgio
Nando e Federica Di Giovanni, consulenti della casa farmaceutica
Miloni.
Giuseppe li
aveva contattati ed anche ospitati nella masseria, quando aveva
compreso che la scoperta della moglie valeva davvero molto. Spiando
Giulietta, era venuto a conoscenza della molecola del miele al
papavero bianco che controllava, se non addirittura annullava, il
dolore. Giuseppe stesso aveva promesso l'eclusiva alla ditta
farmaceutica Miloni, ma quando la moglie gli aveva negato la
possibilità di vendere il brevetto, lo aveva comunicato a Giorgio
Nando. Proprio quella fatidica notte, il Nando era stato ricevuto da
Giulietta, nel laboratorio della masseria e dinanzi alla caparbietà
della donna, in un eccesso di rabbia, l'aveva uccisa colpendola con
un pestello trovato su di una seggiola. L'indomani aveva incontrato
Giuseppe che, sconvolto per l'avvenuto, aveva minacciato di
denunciarlo. Da qui il secondo assassinio, sempre con lo stesso
attrezzo che il Nando aveva portato con sé, per ogni evenienza.
La M segnata
col sangue era stato un vezzo dell'omicida : M come miele ed M come
Morte. Era impregnata di miele perchè utilizzato dalla vittima per
gli esperimenti.
Erano
trascorsi diversi mesi, da quel giorno, Binocchi aveva ormai chiuso
da tempo l' indagine, con il fermo di Giorgio Nando per omicidio e di
Federica Di Giovanni per concorso in omicidio.
Si era
appena svegliato, era una calda giornata d' estate, dopo un ottimo
caffè stava assaporando una fetta di pane con una buona dose di
miele ben spalmata.
Aveva saputo
che a Mielefiorito il lavoro continuava alacremente, un lontano
cugino aveva prelevato l'attività di Giuseppe sotto la supervisione
del fidato Salvatore. L' agenda era stata ritrovata dal fidato
apicoltore, nell'arnia abbandonata, dove prudentemente l'aveva
nascosta lo stesso Giuseppe, dopo l'omicidio della moglie. Gli studi
di Giulietta erano davvero a buon punto. Il brevetto era stato
venduto ad una importante casa farmaceutica che aveva celebrato la
scoperta istituendo una borsa di studio per ragazzi meritevoli, che
si erano distinti nella ricerca. Il nuovo miele era stato chiamato
“Giulietta”, ricordando così una valente ricercatrice morta per
difendere il risultato di tanti sacrifici.
Con questi
pensieri Binocchi terminò la colazione e si avviò alla spiaggia,
l'acqua del mare lo avrebbe ritemprato...fino a nuova indagine..
FINE
sabato 25 maggio 2013
A DON GALLO
La bellezza dell'anima traspariva dalla forza della sua parola accomunata all'azione, piccolo come uno scricciolo, grande come un gigante.
Diede voce agli invisibili che vivevano per le strade,quegli stessi uomini dimenticati non solo dalle istituzioni e ma anche dalle famiglie.
Non ebbe mai paura di esprimere le proprie idee, anche a costo di "scandalizzare i ben pensanti, amebe della società cosiddetta perbene. Fu esempio per il clero e per il popolo che crede fermamente nell' insegnamento di Dio "ama il tuo prossimo come te stesso".
Anzi, egli fece molto di più, dimenticò se stesso per gli altri.
Non esistevano prostitute, tossici, diseredati per lui erano solo creature di Dio prima da amare e poi da aiutare. Quanti possono dire di fare e pensare come lui? Pochi anzi, pochissimi. La legge morale anzi pseudo morale per cui quello che fanno in tanti non è più reato ma normale attività sarebbero stati scacciati da Don Gallo fino al completo ravvedimento. Credo, no sono sicura, che se la politica adottasse come esempio di vita l'attività di Don Gallo tante miserie umane, morali e sociali, verrebbero messe al bando, per dare inizio ad una società di eguali dinanzi a Dio e agli uomini.
Grazie Don Gallo per essere stato tra noi!
domenica 12 maggio 2013
ODE ALLA PAROLA
La parola è tutto,
descrive, aiuta, canta, piange,
consola,condanna, accarezza,
ama, odia, premia, perdona.
Vive e muore,,
salva e uccide,
ferisce e lenisce,
nasce, cresce,
invecchia.
La vedi arrivare,
la senti respirare.
E' onomatopea e silenzio,
è libertà e costrizione,
è pesante e leggera,
è tutto e niente.
Tu uomo,
conosci il valore della parola?
Usala con accortezza.
Accarezza l'anima del dolore,
infondi coraggio al pavido,
conforto alla disperazione,
forza all' oppresso,
sentimenti al cuore impietrito.
Fanne tesoro,
dirà sempre chi sei!
mercoledì 27 marzo 2013
LE DITA DEI MIEI PIEDI
Mi aspetti sull' orlo della fine.
Le dita dei miei piedi
artigliano il limite.
Sono elementi prensili,
si piegano sul baratro,
cercano il sicuro appiglio.
Basterebbe una lieve spinta,
una carezza sulle reni,
la decisione delegata ad
altri,
mi guardo attorno,
non c' è nessuno che mi
spinga,
sono sola!
Lo so...attendi il mio
agire,
ma le dita dei miei piedi
uncinano la sicurezza.
Nella vita e nella morte
il cuore, la mente, il
corpo, la memoria,
s' insinuano nelle
possibilità,
si agganciano alle
certezze.
E tu... mi attendi, mi
aspetti oltre il baratro.
Devo farmi forza, prendere
la rincorsa,
riempire i polmoni d'
ossigeno,
allentare le dita dei miei
piedi
che ancora s' incollano al
passato..
Non voglio voltarmi,
sfogliare i ricordi,
salterò!
Fletto le ginocchia,
scosto le braccia dal corpo
al ritmo della mia ansia.
Immagino di essere bambina,
gioco alla campana, lancio
il mio sassolino,
atterra lontano...
Ora devo solo saltare,
chiudo gli occhi.
Uno..due...tre,
le dita dei miei piedi sono
fuse col passato
impossibile compiere il
balzo.
Riapro gli occhi,
mi volgo,
scelgo la vita.
Le dita dei miei piedi
ricalcano le orme vissute.
sabato 16 marzo 2013
PER LEI
La morte è solo una dimensione,
è un passaggio obbligato,
non è dolore, non è gioia,
è solo stupore!
Spalanca le braccia mia dolce donna,
le forze sono tornate,
gli occhi ora scrutano desiosi,
la mente è vivida,
le tue gambe non più fragili
corrono verso la vera vita.
Non meravigliarti
c'è lui che t'aspetta,
ti ha tanto attesa,
ti prenderà fra le braccia
sarai di nuovo sua
per sempre.
venerdì 8 marzo 2013
LE PAROLE DEL MARE
Come ogni mattina, appena il tempo lo permetteva, Francesca si recava con il suo passo stanco, in via Vaccarella,sul "Lungomare di Milazzo", la zona più bella del paese.
Si sedeva su di una panchina di ferro e, rivolta al mare, chiudeva gli occhi. Di solito vi restava un'oretta poi, con sguardo attento scrutava l'orizzonte, si alzava e andava via.
L'atteggiamento di quella donna mi incuriosiva..Anche io quando il tempo lo permetteva, inforcavo la mia bici rossa e pedalavo lungo la stessa strada, Vaccarella era la mia zona preferita, aspiravo il profumo di salsedine, guardavo le barche dei pescatori fra le acque e osservavo il brulicare di attività umane, legate alla pesca .
Una mattina decisi di avvicinare l'anziana signora.
La vidi come al solito seduta sulla panchina..
"Buongiorno signora, posso sedermi accanto a lei?" chiesi.
"Certo faccia pure ma prima si presenti!" mi disse con cipiglio.
"Sono Nuccia, mi scusi se sono impicciona ma lei ogni mattina si siede su questa panchina, come mai?" L'osservai attentamente da lontano non avevo visto il dedalo di rughe che le solcavano il volto. Eppure non potevano nascondere la bellezza che aveva caratterizzato quel viso.
"Sono Francesca, disse, vuol sapere del mio" pellegrinaggio" a questa panchina ? Se ha del tempo le racconto la mia storia."
"Si la prego, non ho fretta, oggi è sabato e non lavoro!"
Mi strinse la mano e con voce arrochita dall'emozione raccontò...
"Tanto tanto tempo fa, ero una giovane moglie innamorata del proprio uomo. Giuseppe era bellissimo ai miei occhi. Era un pescatore, la sua barca si chiamava "Ciccia", il nome che mi sussurrava tra le lenzuola, ogni mattina si alzava all'alba, io gli preparavo pane, olive e formaggio, li legavo in un tovagliolo e lo accompagnavo alla barca.
Mi baciava e mi diceva "Tranquilla che torno." e andava apescare tra Lipari e Vulcano"
Il mare, allora, era ricco di pesci ed eravamo felici.
Figli niente ma non importava, ci amavamo e questo bastava.
E tu sei sposata?" Mi chise ad un tratto.
"No, sono sola al momento, cerco la persona giusta"
"Vedrai, quando la incontrerai, sarà il cuore a dirtelo. Così è stato con Giuseppe. E' bastato uno sguardo, l'avermi preso per mano e il cuore si è messo a battere forte forte, mi sono persa nei suoi occhi blu, come il mare che amava. Abbiamo fatto la "fuitina" non avevamo soldi per un matrimonio.
Te lo assicuro, contano i sentimenti e non la ricchezza!.
Siamo stati molto felici. Certo tranquilla non ero, specialmente quando il mare all'improvviso diventava burrascoso. Lui mi diceva "Non temere, io tornerò sempre da te. Se dovesse accadermi qualcosa ricorda che il mare è la mia culla.
Tu vieni a Vaccarella, siediti e ascolta...Le onde ti parleranno di me, ti diranno che ti amo, tu non sarai mai sola. Ti basterà guardare attentamente il mare e vedrai il mio viso, se gli spruzzi delle onde ti bagneranno il volto, saranno i miei baci."
Il ventitrè luglio del 1986 Giuseppe non fece più ritorno. La barca venne ritrovata capovolta vicino a Capo Milazzo.Da allora torno su questa panchina, ascolto le parole del mare e ...non sono più sola.Chiudo gli occhi, il cuore palpita, lui me lo sento accanto, la brezza mi accarezza la pelle. So che è lui a farlo.Se guardo all'orizzonte con gli occhi del cuore, lo vedo che agita la mano e mi saluta.
Mi rassereno e torno a casa. Lui mi aspetta sai? Un giorno saremo di nuovo insieme!"
Termina asciugandosi una lacrima, anch'io sono commossa..
Mi alzo, la saluto, so che domani tornerò su questa panchina, mi siederò accanto a Francesca, insieme ascolteremo le parole del mare.
Philip
Luigina
passeggiava lungo la riviera Ponente di
Milazzo.
Era una bella
giornata primaverile, la brezza marina le scompigliava i lunghi capelli neri e
ricci, le guance erano rosee, accese dall'emozione che sempre le procurava la
vista del mare. Quel giorno era particolarmente calmo, sembrava la
continuazione del cielo, le onde erano appena percettibili, quando le acque si
sciorinavano sulla spiaggia sassosa, lo facevano silenziosamente, come se non
volessero disturbare la quiete del giorno.
Luigina era
ancora una bimba, con i suoi undici anni, era un fiore che stava per sbocciare
e affacciarsi alla vita di adolescente, con le sue inevitabili problematiche.
Come tutte le
bambine della sua età, amava giocare con i compagni, soprattutto nei giochi di
squadra, dove è l'unione che fa la forza. Pedalava spesso con la sua bicicletta rossa, e, quando il
tempo la permetteva, era suo padre che la accompagnava per le strade di
Milazzo.
In quei
momenti, lo amava appassionatamente, comprendeva che per esserle accanto
rinunciava o si allontanava da impegni lavorativi, sempre assillanti.
Luigina aveva
un buon rapporto con i propri genitori ma, all'orizzonte, ogni tanto faceva
capolino la normale inquietudine dei figli sulla soglia dell’adolescenza.
Erano i primi
giorni di Maggio e ormai la scuola era sul finire, le vacanze si prospettavano
allegre e lunghe, felicemente lunghe. Quell'anno, per la prima volta, aveva
strappato ai genitori il permesso di recarsi al campeggio con gli scout, e lei,
al solo pensiero, era elettrizzata.
Dieci giorni
con gli amici più cari, a contatto con la natura, a convivere e dividere tutte
le mansioni che un’esperienza del genere prevedeva.
Pregustava le
grigliate attorno al fuoco, i canti, le ballate e le inevitabili storie da
raccontare. Avrebbe dormito in tenda, per la prima volta, avrebbe finalmente
utilizzato il sacco a pelo e, soprattutto, non ci sarebbe stata mamma a darle
il bacio della buonanotte. Chissà come si sarebbe sentita, sarebbe riuscita a
dormire o, almeno, a riposare? Lei sperava di divertirsi, in fondo sarebbe
stato come un rito d’iniziazione: lontana dalla famiglia, dal pestifero
fratellino, dalla routine di tutti i giorni. Intanto quel pomeriggio si godeva
l'atmosfera quasi estiva della marina di Ponente.
Camminava e
fantasticava...
A un tratto qualcosa attirò il suo sguardo...
Con la coda
dell'occhio notò un puntolino scuro nel mare.
Non era
semplicemente un oggetto, no, era qualcosa che si muoveva e si agitava nelle
acque calme.
S’incamminò
lungo la spiaggia e facendosi scudo con le mani, per ripararsi dal sole, scrutò
le acque.Non era possibile, quell’oggetto si avvicinava sempre più,
s’ingrandiva e assumeva la forma di un enorme capodoglio. Non era minaccioso,
sicuramente era grande.
Luigina non
aveva paura, lei non era intimorita dagli animali, anche se grandi. Poi...
quell'enorme mammifero non era per niente ostile.
Luigina entrò
nelle acque basse e aspettò che il capodoglio si avvicinasse. Si guardò intorno,
non c'era nessuno sulla spiaggia, cosa doveva fare? A un tratto l'animale
s’immerse e poi… ricomparve a pochi metri da lei. Quell’essere sembrava
sofferente.
Luigina si
accorse che un sacchetto di plastica fuoriusciva dall'enorme bocca.
Davanti alle
afflizioni degli esseri viventi, la bimba non resisteva, un po' titubante gli
si avvicinò, in realtà non era poi così minaccioso quell’animale era solo
dolorante. Con grande difficoltà, utilizzando tutte le sue forze, riuscì a
liberarlo, poi, lo accarezzò sulle ferite e sempre parlandogli dolcemente,
cercò di rimandarlo in acqua. Il capodoglio guardava con gli occhi acquosi la
bimba, sembrava capire, agitava la coda come per ringraziarla, non apriva le
enormi fauci per non spaventarla ma, emetteva dei suoni incredibilmente dolci:.
Luigina era
felice, aveva aiutato un essere così grande e lui sembrava riconoscente. Chissà
chi aveva gettato in mare quel sacchetto di plastica. Perché gli uomini sono
spesso così incredibilmente stupidi? A scuola le avevano spiegato dei danni
incalcolabili che la plastica produceva nell'habitat, possibile che gli adulti
non ne fossero a conoscenza?
“Grazie
piccola!”
Chi parlava?
Luigina si girò di scatto ma, intorno, non c'era proprio nessuno!
“Grazie
cucciolo di donna!”
Non era possibile,
lei aveva davvero sentito queste parole?
Guardò il
capodoglio che impercettibilmente scosse l'enorme capo “Sì, sono io che parlo!”
Allora era
proprio lui che le trasmetteva quelle parole, incredibile, non avrebbe potuto
raccontarlo a nessuno, chi le avrebbe creduto?
“Grazie
piccola, se non mi avessi aiutato, sarei morto tra mille sofferenze. Io sono
Philip, vengo dai mari del Nord, stavo migrando ma il sacchetto mi ha fatto
perdere l'orientamento. Tu chi sei?”
“Sono Luigina-
rispose la bimba- sono felice di averti aiutato. Ma come fai a comunicare?”
“Lo faccio con
il pensiero, anche tu non hai bisogno di parlarmi, basta pensare ciò che mi
vuoi dire. Lo hai studiato che noi mammiferi comunichiamo telepaticamente con
gli esseri viventi che lo meritano?
“ No, non lo
so!” Rispose la bimba
“Quante cose
non sai! Voi umani sapete che state distruggendo il mare? Sapessi quanti miei
amici muoiono nelle acque inquinate! Se potessi portarti con me, ti farei veder
i fondali: i coralli stanno scomparendo, erano così belli! Gli uomini ce li
rubano per farne cosa poi? Stupidi monili per le donne che, lo sappiamo, si
stancano facilmente di tutto! Le stelle marine, i cavallucci, le alghe. tutto
sta svanendo. E' come un deserto in alcuni posti.”
A sentire
queste parole Luigina si sentiva sempre più triste. Sicuramente era come se un
ladro fosse penetrato nella sua casa e avesse distrutto tutte le cose belle cui
lei teneva tanto.
“Scusa!- Disse
triste la bimba - Io cerco di rispettare la natura ma sai, sono proprio i più grandi
che arraffano a più non posso, quello che l'ambiente dà, restituendo poi
rifiuti”.
“Non parlarmi
di rifiuti, hai visto che stavo per morire? Sapessi nel mare, si trova di
tutto: bottiglie, lattine, contenitori con sostanze che fanno una puzza incredibile,
addirittura auto e biciclette... Ma gli uomini cosa fanno? Credono che il mare
sia una grande discarica? Non lo sanno che alla fine restituisce tutto il male
che subisce?”
“Hai ragione
Philip, dimmi cosa posso fare?”
“Tu da sola
molto poco, puoi anche raccontare agli altri ciò che ti sto confidando , ma non
credo che daranno ascolto a una bambina!-
“Raccontami
ancora del mare, ti prego!”
Il capodoglio
sembrò emanare un lungo sospiro e disse
”Una volta il
mare era come un giardino curato e pulito. Nei fondali nuotavano una varietà
incredibile di pesci: acciughe, aringhe, manta, merluzzi, alborelle,
|
Per non
parlare poi delle piante, attinie, anemoni di mare, coralli, tutto scomparso!
Sai quando i pescatori arano il fondale con le reti, tutto viene sradicato,
tolto, annullato!
Che pena per
noi abitanti del mare!” Così sussurrando
Philip sembrava piangere, grosse gocce scendevano dai suoi occhi.
“Come mi
dispiace. E’ davvero così che si comportano gli adulti? E poi pretendono di
educarci. Mi chiedo che esempio ci diano! Caro Philip, vedrai, parlerò con i
miei amici scout. Loro sì che conoscono l’importanza della natura!
Ma tu ora cosa
farai? Come tornerai in mare aperto?”
“Io non posso
tornare dal mio banco di capodogli, ormai sarà lontano! Ho perso
l’orientamento, il sacchetto di plastica ha disturbato la mia capacità di
orientarmi. Non temere, non ho paura di morire su questa spiaggia, le onde mi
faranno arenare e la mia agonia prima o dopo finirà!”
“ Non puoi
morire così, io ti aiuterò, chiamerò tutti quello che conosco, non può finire
così ti prego Philip!” singhiozzava Luigina.
“ Cara
piccola, la mia compagna è morta e sai, noi non riusciamo a vivere senza il
nostro “amore”.
Lei era
bellissima, enorme, lucente, la bocca grandissima e quando la spalancava
metteva in mostra i bianchi fanoni. Da poco aveva partorito un cucciolo. Quanto
lo amavamo!
La mia femmina è stata uccisa da un
motopeschereccio. Mentre migravamo, lei era rimasta un po’ indietro con il
piccolo, per proteggerlo. Purtroppo degli uomini cattivi lo hanno adescato e
pescato. La sua mamma ha cercato di opporsi ed è stata uccisa.
Ho gridato il
mio dolore, ho pianto, ho volto gli occhi al cielo, chiedendomi perché gli
uomini ci considerano solo come prede e non esseri viventi.
Il dolore mi
ha ottenebrato la mente, mi sono allontanato dal gruppo, e ora, è giunta la mia
ora”.
Con un lungo
sospiro Philip chiuse gli occhi.
Luigina non si
dava pace. Philip non poteva morire. Non era giusto. Tutto questo per colpa degli adulti. Loro non
sapevano dei sentimenti che questi esseri avevano per i propri cari, non
conoscevano il dolore per la natura che scompare. Non comprendevano i diritti
che tutti gli esseri viventi hanno: vivere serenamente nel proprio ambiente.
Philp intanto
respirava male, il corpo era troppo asciutto e la pelle si stava raggrinzendo.
Dallo sfiatatoio gli spruzzi erano sempre più rari. Chissà da quanto tempo non
mangiava. Decise che avrebbe dovuto fare qualcosa. Lo accarezzò dicendogli
“Tranquillo, adesso vado a chieder aiuto agli adulti. Tu aspettami, io risalgo
la spiaggia, vado di corsa a casa. Papà saprà cosa fare, ne sono sicura. Tu
aspettami e ti prego. NON MORIRE!”
E dopo un’
ultima carezza si allontanò.
Luigina
correndo risalì la spiaggia, giunse sulla strada e , piangendo, si guardò
attorno cercando qualcuno che l’aiutasse.
Stranamente la
strada, che di solito era frequentata da auto, era deserta.
La bimba non sapeva cosa fare, non se la
sentiva di allontanarsi dal cetaceo. Aveva paura che qualcuno vedendolo gli
facesse del male, non lo poteva abbandonare.
Ritornò
correndo sui suoi passi, aveva preso una decisione: a casa non vedendola
tornare l’avrebbero cercata. La mamma avrebbe chiesto aiuto al papà e lui
avrebbe chiamato un po’ di gente. Una volta trovata, avrebbero aiutato lo
splendido animale. Con questi pensieri tornò dal suo capodoglio.
“Philip, sono
qui, non ti lascio solo. Vedrai fra poco arriveranno i miei e ti aiuteranno”.
Così dicendo
lo abbracciava e lo accarezzava.
L’animale aprì
faticosamente gli occhi “Grazie piccola. Ho capito che non tutti gli uomini
sono cattivi. Le persone come te danno speranza per un mondo migliore”.
Le parole
giungevano pianissimo, si comprendeva che era alla fine della sua vita terrena.
Trascorsero
alcune ore, Luigina abbracciata a Philip, nel frattempo, si era addormentata,
il povero capodoglio era morto.
Li ritrovarono
così, una bimba assopita accanto ad un grosso cetaceo, arenato sulla spiaggia.
Purtroppo la
favola era finita.
Luigina fece
ritorno a casa, piangendo, fra le braccia del padre. Il povero Philip venne,
nei giorni seguenti portato via dai
biologi marini. Volevano capire cosa
fosse accaduto al capodoglio, perché
avesse perso
l’orientamento, soprattutto volevano studiare l’origine di quelle grosse gocce
sotto gli occhi, erano come perle.
Luigina sapeva
che erano vere lacrime versate per le vite perdute, per il rimpianto di una
famiglia annientata dalla stupidità umana, per quella felicità che Philip non
avrebbe più avuto.
SONO
Sono,
chi ti ha preso per mano,
adagiato tra fresche lenzuola
per saziare la tua fame d'amore.
Sono,
chi ha aperto il proprio cuore
alle tenerezze, ai segreti
alla passione, al desiderio.
Sono,
chi ha donato il proprio grembo
dove il seme piantato
ha generato nuova linfa.
Sono,
la vittima del tuo destino,
la vita recisa da mani
che giuravano d' amarmi.
Sono,
il rimorso che non t'abbandona,
il ricordo sbagliato,
l'incubo delle tue tenebre.
chi ti ha preso per mano,
adagiato tra fresche lenzuola
per saziare la tua fame d'amore.
Sono,
chi ha aperto il proprio cuore
alle tenerezze, ai segreti
alla passione, al desiderio.
Sono,
chi ha donato il proprio grembo
dove il seme piantato
ha generato nuova linfa.
Sono,
la vittima del tuo destino,
la vita recisa da mani
che giuravano d' amarmi.
Sono,
il rimorso che non t'abbandona,
il ricordo sbagliato,
l'incubo delle tue tenebre.
sabato 23 febbraio 2013
Trailer Cercasi uomo libero possibilmente
Sul link http://www.youtube.com/watch? v=UOD9iy6haaE
è possibile guardare il trailer del mio libro. Davvero carino che ne pensate?
è possibile guardare il trailer del mio libro. Davvero carino che ne pensate?
venerdì 25 gennaio 2013
In libreria la versione di Cercasi uomo...libero possibilmente "
Amici lettori è stato pubblicato in formato cartaceo il romanzo comico Cercasi uomo.... libero possibilmente.
Il libro è distribuito anche in formato elettronico e un elenco degli store più importanti che lo vendono sono al seguente link http://www. festinalenteedizioni.it/49-i- libri-di-festina-lente- edizioni-ora-anche-in-e-bookhttp:
Il libro è distribuito anche in formato elettronico e un elenco degli store più importanti che lo vendono sono al seguente link http://www.
Il sito della casa editrice è //www.festinalenteedizioni.it/
Sinossi
“Ricordo ancora la sua faccia paonazza in tribunale quando davanti al giudice urlava:“Ha cercato di uccidermi sig. Giudice, lo giuro su mia madre!- facendo il giuramento degli scout- Lei lo sapeva che la confezione era scaduta e, pausa ad effetto, senza dirmi niente, me ne ha fatto mangiare tre porzioni!”Iniziano così le avventure semiserie di Concetta che si ritrova a cinquant’ anni a reinventarsi una vita quando viene lasciata dal marito. Inizialmente è quasi contenta di essersi liberata di un uomo abitudinario e che non la valorizzava, ma poi si rende conto che la vita alla sua età non è facile. Il tempo ha iniziato a modificare il suo corpo e deve correre ai ripari. E allora via con tentativi di diete varie, massaggi, palestra e altre vari escamotage al fine di eliminare: pancia, cellulite, doppio mento, braccia a pipistrello, ecc. Deve poi affrontare il problema del sesso e della socializzazione. Concetta si barcamena tra diverse esperienze: speed date, appuntamenti al buio, crociere per single, gite varie e non sempre ne uscirà vincente.
Sinossi
“Ricordo ancora la sua faccia paonazza in tribunale quando davanti al giudice urlava:“Ha cercato di uccidermi sig. Giudice, lo giuro su mia madre!- facendo il giuramento degli scout- Lei lo sapeva che la confezione era scaduta e, pausa ad effetto, senza dirmi niente, me ne ha fatto mangiare tre porzioni!”Iniziano così le avventure semiserie di Concetta che si ritrova a cinquant’ anni a reinventarsi una vita quando viene lasciata dal marito. Inizialmente è quasi contenta di essersi liberata di un uomo abitudinario e che non la valorizzava, ma poi si rende conto che la vita alla sua età non è facile. Il tempo ha iniziato a modificare il suo corpo e deve correre ai ripari. E allora via con tentativi di diete varie, massaggi, palestra e altre vari escamotage al fine di eliminare: pancia, cellulite, doppio mento, braccia a pipistrello, ecc. Deve poi affrontare il problema del sesso e della socializzazione. Concetta si barcamena tra diverse esperienze: speed date, appuntamenti al buio, crociere per single, gite varie e non sempre ne uscirà vincente.
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