La
felicità crea felicità, ne sono assolutamente convinta. Il problema è cos’è la
felicità e come la si può concretizzare.
Da
sempre si dice che essa “sia l’attimo passato di cui non ci siamo accorti
perché impegnati o distratti da altro”. Non sono d’accordo, è troppo aleatoria
questa frase, credo invece che essa sia
uno stato psicofisico consapevole e che la si possa raggiungere ascoltando
e comprendendo se stessi. Non è un fatto
egoistico anzi, è altruistico perché è indubbio che chi è felice rende gli altri sereni.
Il primo
passo è conoscersi, sapere cosa si vuole, rispettare le proprie passioni per
appagarsi. “Conosci te stesso” di socratica memoria è importantissimo. Come
possiamo vivere se non sappiamo chi siamo, quel è la nostra reale funzione, il
nostro ruolo, se non siamo in grado di
ascoltare il nostro cuore e armonizzarlo con la nostra mente?
Se
effettivamente insegnassimo ai nostri giovani ad ascoltarsi, avremmo fatto un
enorme passo avanti verso il fine ultimo dell’uomo: l’autorealizzazione.
Mettiamo
da parte cellulari, tablet, note book,
computer e facciamo silenzio. Immedesimiamoci su di noi, sul nostro essere
uomini in un contesto sociale che troppo spesso ci abbrutisce. Dedichiamoci del
tempo prezioso, facciamo un elenco gerarchico di priorità e al primo posto
mettiamo noi stessi e i nostri bisogni. Non è un discorso egoistico ,
ribadisco, se sto bene con me stesso creo serenità e felicità con chi mi sta
attorno.
Cosa
vogliamo, quali le nostre passioni, cosa desideriamo realizzare? Ecco le
domande a cui rispondere. In un secondo momento bisognerà pianificare
,all’interno degli impegni che abbiamo, le azioni per soddisfare le nostre,
ripeto nostre, aspettative.
Il
coronamento degli obiettivi ci darà la felicità.
Come
diceva Ficthe è “il cammino per il raggiungimento di un
traguardo che è sublime”, e lo è veramente.
Pensiamo
agli atleti, quanti sforzi e rinunce per un traguardo agognato! Eppure nel
momento del raggiungimento dell’obiettivo tutti i sacrifici vengono dimenticati
perché la felicità ha preso il sopravvento!
Ho visto
la felicità a lettere cubitali sul volto
di una mia amica disabile che, a discapito delle naturali difficoltà della
propria condizione, si è laureata con ottimi voti e adesso si dedica ai ragazzi
down.
Il suo
esempio è sicuramente un incitamento per
gli altri in un cammino, spesso difficoltoso ma esaudente, di ricerca,
di superamento dei limiti per un
traguardo unico e irripetibile che
appaga La felicità non ha età, la trovi inconsapevole nel neonato, per
quello stato di beatitudine creato dal soddisfacimento dei bisogni primari. La
puoi trovare negli adulti dove assume un volto diverso, più complesso , legato
al sentimento di gioia che nasce sempre
dall’ esaudire un desiderio.
Schopenhauer affermava che l’uomo è “un pendolo che oscilla fra la noia e
il dolore”, vorrei tanto cancellare
questa definizione e dire che “l’uomo è quell’essere senziente che conquista la
felicità solo quando impara a conoscersi profondamente”
La
felicità crea gioia,piacere, godimento,
compiacimento, esempi da seguire. La nostra purtroppo, è una società
dell’accontentarsi, dell’abbozzare, del subire e la felicità è quasi
sconosciuta ai più. Rieduchiamoci alla bellezza, al piacere
della vita, alla serenità, educhiamo i nostri giovani a riamarsi, a volersi
egoisticamente bene,
Secondo Argyle (1987), studioso di questa
emozione, la felicità è rappresentata
da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto
in termini di appagamento in aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il
lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute. Ma è anche vero che la felicità è legata al numero e all'intensità delle emozioni positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o processo emotivo improvviso e piuttosto
intenso, che si realizza nella gioia . Come affermano D'Urso e Trentin ,in questo caso è definibile come l'emozione che segue il
soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio e in essa,
accanto all'esperienza del piacere, compaiono una certa dose di sorpresa e di
attivazione. E queste sono solo alcune definizioni ma, sicuramente chi è felice ha delle emozioni amplificate, sorride più spesso,lo sguardo è
luminoso, è più ben disposto verso gli altri e l’altruismo viene incrementato.
La società se ne giova, perché l’uomo felice non sente la fatica, non avverte la stanchezza,
l’attenzione è focalizzata e concentrata.
Un clima sociale di felicità quindi crea, genera FELICITA’!
Pensate ad una società di uomini felici. Bandito il dolore di vivere, la
depressione, la noia, l’invidia, la cattiveria…
Troppo bella una siffatta società, utopistica? Chissà. L’uomo può tanto quando vuole.
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