Era una calda sera d’estate ed ero seduta sui gradini antichi di Santa Maria Maggiore, storica la chiesa non solo per virtù religiose ma legata com’era all’eroico Garibaldi che qui si riposò dopo atavica impresa, la sera del 20 luglio 1860. Non so cosa mi prese, ma accomodatami dove egli posò le membra, me lo rividi accanto. Era come lo avevo sempre immaginato, camicia rossa un po’ stazzonata, alti stivali in cuoio in cui erano infilati i calzoni. Lo sguardo era stanco, il capello indomito, la barba incolta, con voce possente mi chiese “ Sono a Milazzo?”
Riuscii a rispondere solo abbassando il capo e lui “Mi pare cambiata, confusione, luci, locali … Non mi ci trovo! La prima volta che venni, rumore di spari e nugoli di polvere mi accolsero, nell’aria vi era un profumo di gelsomini che mi riempivano le narici. Il mare era calmo e le onde s’infrangevano sulla breve spiaggia con una cadenza sempre uguale, sembravano ritmare lo scorrere del tempo. E quelle luci lungo la costa, cosa sono, accampamenti?”.
Riuscii a trovare le parole e dissi “Oh no! E’ il progresso, è una raffineria!”
“Non so cosa sia, ai miei tempi non c’era, lo sguardo spaziava indisturbato fino all’orizzonte.” Si soffermò pensieroso, poi riprese “Avrei un po’ di fame. Allora mangiai pane e formaggio, avean un sapore... Solo a pensarci mi viene l’acquolina! Che … me ne daresti ancora?“
“Non vorreste un bel piatto di pasta con le sarde o delle melanzane all’agrodolce? Come le prepara mia madre non le sa fare nessuno!”
“ No, no, voglio ritrovare quel sapore!” Mi rispose energico.
Gli feci cenno di aspettare e corsi alla bottega ...
Chiesi “ Un bel pane di grano di Montalbano e una grossa fetta di pecorino ragusano, una buona bottiglia di “ Nero d’Avola”. Presto ...Ho un ospite che mi aspetta!”
Il bottegaio mi guardò sorpreso, non si era mai sentito pasteggiare a formaggio e pane! Su mia insistenza me li diede, pagai, uscii affrettando il passo …
In cuor mio temevo che scomparisse un si tal personaggio.
Lo ritrovai seduto dove l’avevo lasciato, lo sguardo incredulo dinanzi a tanta modernità.
Aprii l’involto e posi la carta sui gradini, a mo’ di tovaglia. Assaggiò, sembrava un po’ deluso … poi si fermò.
Mi disse “ Non ha il gusto di una volta! Manca la tensione per la battaglia, il dolore della perdita, il sudore della fatica, il riposo dopo l’ impegno, il cuore soddisfatto per l’impresa, l’anelito di trovare e dare libertà. Manca il sapore della conquista. Quella mia cena allora, aveva tutto questo, ciò che assaggio ora è senza storia!”
Così dicendo si sottrasse al mio sguardo. Scomparve all’improvviso.
Rimasi sola su quei gradini, non proferii parola. Che cosa avrei potuto dire dinanzi a tanta verità: ciò che si ottiene col sacrificio ha un sapore diverso … contiene dignità!
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