mercoledì 23 settembre 2015

IO PRECARIA IN TUTTO



                                          
Oggi è un giorno importante, ho un ennesimo incontro di lavoro.
Potreste dirmi “E allora?”
Allora? Ho cinquantaquattro anni, vi sembra poco?
Devo recarmi entro le 9 in via Solferino, dove si tiene il colloquio, ma non è facile come sembra.
Ho passato tutta la notte a girarmi e rigirarmi nel letto, lasciando mio marito a mugugnare contro la mia inquietudine; ad un certo punto con gli occhi annebbiati dal sonno e la voce impastata mi ha detto: “Credo che se tu avessi dovuto incontrare un ipotetico amante saresti stata più tranquilla!”
“E’ vero!” ribatto convinta.
Alle cinque, ormai disfatta dall’insonnia mi alzo, bevo un caffè e incurante dei rimbrotti di mio marito mi piazzo davanti all’armadio “ Cosa metto che mi faccia sembrare più giovane ma non troppo, professionale ma non zitella che vive solo per il lavoro, più magra e sexy ma non escort?”.
Vi giuro che non è facile, anzi il compito è arduo.
Innanzitutto non sono magra, non sono giovane, non sono sexy neanche a volerlo a tutti costi e credo anche di non essere adatta al ruolo. Ma devo tentare, sono precaria da sempre, nella scuola, nelle amicizie, nella vita, l’unica cosa che ancora continua è il mio matrimonio, per forza… lui lavora lontano da Milano e torna ogni quindici giorni, quindi part time anche come moglie.
Inizio dalla biancheria intima, oddio intima, diciamo che non posso rinunciare alla guaina super super rinforzata che, come dice la pubblicità, alza i glutei, appiattisce la pancia ed io aggiungo, impedisce la normale respirazione, comunque la devo, e dico, devo indossare, costi quel che costi in termine di salute.
Se riesco ad indossarla e soprattutto sopportarla, indosso il vestito in lana verde perché: non è corto, né lungo, né troppo aderente, altrimenti la guaina fa capolino con le sue belle stecche rinforzate.
Le calze trasparenti e un bel decolté con il tacco 12, no meglio 10, forse 8, è più sicuro.
L’ultima volta che ho calzato tacco 12, sono finita in ospedale per una “banale” distorsione alla caviglia, insomma non avevo visto il gradino che mi separava dal marciapiede.
Comincio a prepararmi anche se sono solo le 6. Decido di iniziare dal trucco, oddio trucco, diciamo un po’ di fard, sperando di non sembrare il clown Scaramacai, in quanto spesso, senza accorgermi, ne metto un po’ troppo sugli zigomi per cui o sembro un po’ alticcia o in preda alle caldane da menopausa, poi kajal sugli occhi….e qui nasce il problema perché sul destro niente da dire ma sul sinistro non ci siamo proprio, è sempre diverso dall’altro tratto, è inutile, ogni volta che cerco di riprovare con estrema cautela a compiere una bella linea scura ecco, immancabilmente sbava. Comunque devo truccarmi e dopo una breve preghiera rivolta a Sharon Stone,mia musa, ci provo.
La mano mi trema e purtroppo anche il segno è tremulo, cerco di sistemarlo per cui alla fine ho un trucco simile a Platinette. Lascio perdere e passo ai capelli, più che pettinarmi ci passo le dita, altrimenti sarebbero simili alla criniera di un leone che è appena riuscito a districarsi da un cespuglio di more selvatiche. Comunque procedo con i preparativi, indosso, trattenendo il respiro la fatidica guaina, faticosamente riesco a posizionarla sui fianchi. Rotolini lardosi escono dagli elastici ma non solo, il mio volto è prima leggermente e poi sempre più pericolosamente paonazzo. Faccio finta di nulla, alle 7:30 indosso l’abito verde.
No… devo fare pipì !! Con una serie di contorcimenti degni di una ginnasta, sfilo l’abito, poi faticosamente tiro giù la guaina. Segni rossi simili ad una flagellazione mi segnano il corpo, sento un risolino soffocato da parte di mio marito, una lacrima mi scende lungo le guance, rabbiosamente l’asciugo e il trucco mi sbava sullo zigomo. Una maschera mi guarda dallo specchio sopra il lavandino, mi spavento ma poi mi accorgo che è il mio volto.
Mi sento distrutta per la notte insonne, per il trucco, per tutto ciò che mi riguarda, ma due braccia forti improvvisamente mi stringono
“ Tesoro, tu per me sei perfetta, non falsare la tua immagine, presentati così come sei veramente, se riusciranno a comprendere il tuo valore, la tua forza d’animo, la tua capacità di adattarti, la tua generosità, bene. Altrimenti non preoccuparti, torna da me, io ti apprezzo e ti comprendo, mia dolce precaria! Mi lascio andare fra le sue braccia …forse, più tardi… mi preparerò!



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