Da piccola il muro era una scoperta,
una sorpresa continua,
presagio di gioia.
Spesso coperto da odorosi rampicanti
o da tenaci edere
al muro la palla si lanciava
e gioiosi strilli infantili condivideva.
A nascondino appoggio offriva
a chi contava
sbirciando gli avversari,
e a “Un …due..tre stella”
prometteva sicuro arrivo…
Oggi il muro mi dà gran tristezza,
non più sinonimo di giochi
del dolore reca insegna.
Uomini arroganti marchiano confini,
dividendo razze,
inneggiando superiorità
nascondendo perduta solidarietà.
Davanti a un muro inorridisco,
con l’animo colmo di tristezza
ripenso a uomini
giustiziati,
plotoni esecutivi,
pianti di bimbi,
futuro negato,
gemo per la calpestata umanità.
Nuccia Isgrò
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