Quest’anno non mi avrebbero colta di sorpresa quei “quattro mocciosi” che lo scorso anno mi avevano quasi distrutto il giardino al mio diniego di aprire il portone di casa.
Cos’era successo? Insomma quella sera al lavoro avevo ricevuto la notizia del mio licenziamento, io che mi credevo insostituibile! Invece ero stata mandata via! Non sto a raccontarvi la rabbia, la delusione e si anche il dolore. Io ci credevo in quel lavoro ma il “covid” aveva portato a una riduzione del personale, causa crisi economica del settore e io…a casa! Potevo mai festeggiare un evento in cui non credevo, che ritenevo inutile? Perché celebrare la morte, l’orrido, il mostruoso? Da piccola non esisteva! Ricordavo la sera prima della festa dei morti , quando le anime di chi non era più con noi venivano a trovarci. Nonna mi faceva mettere un bicchiere colmo d’acqua sul tavolo, perché affermava che i “morticini” venivano a trovarci, avrebbero avuto sete e poi, dopo essersi dissetati, avrebbero lasciato i dolcini. Ecco che la morte si univa alla vita dolcemente.
Quest’anno i piccoli mostri li avrei accolti “a modo mio”.
Avevo acquistato decorazioni che definire orride era un palliativo. Ragnatele e ragni assurdamente mostruosi e veritieri che al primo refolo di vento muovevano le zampacce pelose. Come se non bastasse gli occhi degli stessi erano fosforescenti, quindi impressionanti. E poi pipistrelli con inverosimili ali uncinate, una strega ad altezza naturale che avevo posizionato su di una vecchia scopa proprio sull’alberello, in verità striminzito, che a malapena riusciva a reggerla. Le zucche rigorosamente scavate dalle pazienti mani di mia madre con al centro i lumini da cimitero accesi…e poi avevo registrato urla, sospiri, rumori improvvisi, come porte cigolanti, catene e chi più ne ha ne metta. Avevo poi chiesto al mio collega di lavoro, sì ora ho un nuovo lavoro, molto bravo in informatica a collegare il tutto al mio computer che avrebbe attivato l’orrido sonoro appena il campanello del portone sarebbe squillato. Al colmo della mia vendetta avevo legato diversi recipienti colmi d’acqua ad una corda tesa tra il povero alberello, già piegato dal peso della strega, e l’inferriata della finestra. Accanto avevo posizionato un bastone per il gioco della pentolaccia.Sì tutto era pronto, già pregustavo la paura di quei disturbatori e le corse per andar via. Mi sedetti sulla poltrona ad aspettare e…improvvisamente mi vennero in mente i volti di quei bimbi, in fondo li conoscevo tutti o quasi…
Luigino dallo sguardo fiducioso e birichino, Lucilla dalle trecce bionde che dava sempre la mano alla sorellina più piccola, Francesco che si sentiva un ometto ma appena poteva giocava con qualsiasi aggeggio, Paolo e le sue scorribande in bicicletta, Alessandro che mi salutava e mi faceva l’occhiolino come il più grande dei corteggiatori, Giulietta dolcissima dal sorriso timido, Gaia scanzonata, Davide che un giorno mi chiese se mi poteva aiutare ad attraversare la strada, anche se sapeva che potevo farlo da sola, ma doveva compiere una buona azione…
Mi venne il magone e capii che non potevo deluderli anche quest’anno. Andai in cucina e raccattati tutti i dolciumi disponibili in casa, presi un cestino e ve li deposi, chiusi il computer per evitare che s’innescassero quei rumori devastanti preparati precedentemente, tolsi il bastone dal giardino , accesi tutte le luci e attesi che i bambini arrivassero. No, non potevo deluderli!
Hallween? Oh yes anche per me.
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