lunedì 7 marzo 2022

Riflessioni sulla guerra


Non voglio la guerra/non mi serve/non mi appartiene/

Ho bisogno di pace/giustizia e dialogo./

Non voglio bombe che uccidono/fucili che sparano/donne e bimbi in fuga/

uomini impauriti/

 case distrutte/e pazzi che comandano.

/La vita deve essere giustizia e gioia/senza limiti o differenze./

Prati per giocare/ strade e ponti da attraversare/

mari da navigare/natura da ammirare /

e scuola per insegnare che la guerra uccide e non risolve.

 

Se la guerra fosse un gioco/

i vinti sarebbero vivi e felici/abbracciati ai vincitori/

pronti per una nuova partita./

Non ci sarebbero lacrime e sangue/

solo sorrisi e gioia/perché si sa il gioco è finzione./

Se la guerra la facessero i bambini/sarebbero solo caramelle come posta

/e i soldati sarebbero finti./

Ma la guerra degli adulti/

è solo dolore per chi resta nel rimpianto di ciò che fu.

 

Patria/

Nome che assume altro aspetto

/ quando in pericolo si trova

/e improvvisa nasce L’ appartenenza

./Quel nome che t’appariva ovvio/ diviene vitale/

con anima e corpo./E ne studi i confini/ la posizione

/la forza e la debolezza./T’appare come un essere bisognoso di protezione/

dal cuore nasce un boato/T’amo Patria mia!

/E ti ritrovi a combattere per quel suolo che t’ha dato i natali.

 

La Pietà
Padre,
stringi tra le braccia
il corpo inerte di figlio,
non lacrime
ma mute parole
lo sguardo
ad altri rimanda.
Col cuore a pezzi,
nel corpo abbandonato,
cerchi respiro
sinonimo di vita .
Nessuno accanto
se non il tuo dolore,
solo altri genitori
in muto silenzio,
comprendono lo strazio.

 

A volte mi chiedo

/come possa un uomo/pensare d’essere un potente

/se nel suo animo solo odio vive?/E ordina di uccidere/

di conquistare/depredare e violare/come se la sua vita fosse eterna.

/In nome di cosa si ordina l’orrore?/Non sa costui che eterno non è/

che di lui si ricorderà solo il male/perché in guerra non vi sono vincitori e vinti/

ma solo vittime di chi credeva d’essere un dio e poi giacerà nella terra e nell’ infamia nei secoli a venire.

 

Avevo negli occhi la mia Patria

/ nel cuore il coraggio/

morii perché credevo nella libertà del mio Paese.

 

Avrei voluto

. Avrei voluto regalarti baci di presenze e non di addii/

e darti prati fioriti e non buche disseminate da bombe.

/Avrei voluto indossare abiti colorati per gioire insieme guardandoci/

non tute mimetiche per cercare di sopravvivere./

Avrei voluto donarti sorrisi e non lacrime di sconforto.

/Avrei voluto vederti crescere giorno per giorno e non immaginare i tuoi cambiamenti./

Ma la guerra figlio mio la decidono altri/

a me tocca solo ubbidire

 

Perché.

 Mi mandarono a morire

/non seppi mai perché.

/ Il nemico io lo conoscevo/

con lui non ebbi mai un perché!?

Eppure mi dissero”Uccidi”/

Ma io non sapevo perché./

Con negli occhi l’ orrore/

 nel cuore il dolore/

in mano un fucile/

andai senza sapere PERCHÉ.

 

Se il mondo fosse in mano ai bambini
immagina quanta bontà.
Nè razze nè nazioni
tutti allo stesso desco per condividere.
E' nell'animo dei piccoli
che alberga giustizia e umanità
sono solo gli adulti che instillano differenze e tabù.
Ci hai mai pensato?

 

 

Dolore senza fine è la guerra.
Ne’ vinti ne’ vincitori
perché non è un torneo
ma morte e violenza
colpiscono tutti.
Perché il potere
è un demone
che vede solo nemici
e fa perdere di vista
l’ importanza della pace.
La pace vera in cui non vi sono
oppressi e oppressori
ma solo uomini che vivono
sullo stesso pianeta.
La vera conquista non è un territorio
ma la convivenza fra popoli diversi.
Chi riuscirà mai a far capire
al potente di turno
che il suo potere è effimero
e come per tutti gli altri
la morte lo farà suo?

 

Nel sangue sprofondano corpi innocenti

/ma quell’animo non rifugge dall’orrore/

continuando il percorso di morte/indifferente al dolore causato /

…E verranno albe nuove/

dove la storia racconterà olocausto/

voluto da chi si credeva padrone del mondo./

Ma la storia insegna che ogni uomo è padrone di niente

/perché non gli appartengono ne’ vite ne’ averi/

allorché la morte busserà /

e come l ‘ ultimo dei miseri /

sotto terra dannerà’

 

 

Storia triste della colomba e dell'uomo
Un giorno una colomba stanca di volare
su di un prato fiorito andò a riposare.
Guardandosi attorno con compiacenza pensò
"Qui di uomini non vedo parvenza"

Ma si sa le ali son fatte per volare
e quindi decise su altri luoghi di volteggiare.
Quando fu stanca di girare
andò su di una strada a planare.
Guardandosi attorno con terrore disse con competenza
"Qui l'uomo vi ha fatto permanenza"
Riprese subito il suo vagare,
decise al prato di tornare
di metter lì la residenza
almeno fino a quando l'uomo
non ne avesse proclamato appartenenza.


 

 

 

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