mercoledì 25 marzo 2020

Concetta Crocefissa in Scarpata al tempo del Coronavirus 9°


Concetta Crocefissa in Scarpata al tempo del Coronavirus



Buongiorno, forse meglio dire solo giorno, il buon lo lasciamo a tempi migliori. Come sto oggi? Acciaccata, ancora adesso mi chiedo quale santo protettore ha evitato che mi fratturassi in mille pezzi, dopo la performance di ieri. Magari non mi sarei fratturata, vista la naturale imbottitura, comunque poteva andarmi moooltooo peggio.
Oggi sarò quieta, tranquilla: mi dedicherò alla maglia!
No, non so assolutamente lavorare a maglia ma ho letto da qualche parte che aiuta.
Primo problema non ho lana in casa. E come potevo mai immaginare di mettermi a lavorare tra gomitoli e ferri?
Maledetto Coronavirus che mi sta facendo invecchiare senza poter conoscere il meglio, ovvero quello che sta fuori dalla porta di casa!
Dopo una sostanziosa colazione, oggi non cucinerò, il mio Franco non verrà a casa…
 mi metto a cercare tra i vecchi maglioni, qualcuno da scucire e poi, raccolto in preziosi gomitoli, (devo avere la febbre, non mi riconosco) rirealizzare (ma si può dire o me lo inseriscono come il petaloso della Crusca?) uno splendido maglione da WOU!!!
Vado in camera da letto, apro l’armadio…e una catasta di vestiti mi travolge. Va bene va bene, non sono una di quelle super organizzate casalinghe perfette che sorridono solo se nel water ci possono lavare le mani (puah che schifo), ma davvero che i miei vestiti potessero essere aggressivi e travolgermi, ce ne vuole….
Comunque richiudo a forza le ante, no, non rimetto a posto, avrò tanto tempo per farlo! Decido di prendere un maglione di Franco, cerco quello rosso e bianco, stile natalizio, che sua nonna gli aveva preparato per un Natale di tanti anni fa. Era proprio brutto, ricordo che quando nonna Carmela glielo inviò, lui era super felice, io molto meno. Indossatolo aveva qualcosa di inquietante, a parte la misura over size,  l’omino della neve ricamato su avevo lo sguardo della bambola assassina. NUN SE POTEVA GUARDARE!
Temevi una maledizione. Franco però imperterrito lo mise per anni, fino a quando, non sopportando le mie prediche per ogni Natale, lo aveva messo da parte.
Ecco, finalmente, io oggi potrò reinventarlo!
Mi metto subito alla ricerca. Lo trovo dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto. E certo lo aveva nascosto in un altro maglione invernale, poveretto Franco temeva le mie mani!
Lo prendo, lo porto in cucina e lo osservo con attenzione. Porca miseria mi scende una lacrima. Mi siedo sconfitta, mi sembra di vedere nonna Carmela al lavoro. Curva su quella attività da destinare all’amato Franco! Magari l’avrà scucito in paio di volte, avrà chiesto aiuto alle amiche, il disegno da ricamare chissà a chi avrà domandato consiglio. Improvvisamente non lo vedo così brutto. C’è tanto di quell’ amore, traspare nei punti, non sempre perfetti, si annusa la tenerezza di una nonna! Chi sono io per giudicare…
Lo accarezzo piano piano, mi sembra di sentirla l’ultima volta che la vidi e mi disse: “Franco te lo affido, amalo è proprio “nu bravu figghiu!”
Mi vengono in mente tutti gli “anziani” morti in questo triste periodo. Li hanno chiamati così, VECCHI, dimenticando che avevano un nome, attività, parenti, amici, che hanno fatto l’Italia, che alcuni hanno combattuto per questa povera Italia in ginocchio! No, non è giusto!
Ricordiamoli e rispettiamoli, anche semplicemente conservando un lavoro a maglia, magari non perfetto ma intessuto con amore.
Vi lascio ragazze, oggi non mi va di fare nulla. Prenderò le vecchie, benedette foto di famiglia, spesso venute male e sempre troppo imbalsamate. Ma erano vere, senza filtri. Su quei volti la vita vera, vissuta, amata, sofferta e non sorrisi a “culo di gallina” (scusate l’eufemismo) o solo corpi in vendita. Erano foto VERE, mostravano l’Italia vera, oggi solo finzione. Prendo i miei album, me li stringo al petto e piango.
Ciao
#iorestoacasa.

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