venerdì 20 marzo 2015

VUOTO A PERDERE





VUOTO A PERDERE

                                             
racconto breve




Sono a letto, supino, nella mia camera di ragazzo.
Guardo il soffitto e penso... penso a quante altre volte ho osservato le crepe del soffitto, ho contato le macchie, ho pianto...
Oggi ho preso una decisione, devo parlare, aprire il mio cuore, rivelarmi. Lo so non è facile, non sarà facile, ho bisogno però di essere onesto. Non posso continuare nella lacerazione del mio essere.
Immagino le reazioni, forse mia madre abbasserà il capo e piangerà, mio padre urlerà, sbatterà violentemente la porta, magari mi arriverà uno schiaffo per averlo deluso...
Ed io cosa farò?
Andrò via? Riempirò lo zaino, prenderò il treno e via a Roma da chi mi aspetta da sempre?
O resterò e continuerò come se non fosse successo nulla? Domani a scuola, poi a pranzo nel silenzio più assoluto con il telegiornale che sciorina le vergogne italiane e non, di pomeriggio in giro con gli amici?
L'incertezza dell' immediato futuro mi terrorizza. Sono giovane, da parte ho pochi spiccioli, non lavoro, forse sono un “bamboccione” come qualcuno pontifica! Ho solo diciassette anni come posso decidere della mia vita? Non ce la faccio!
Da sempre la sicurezza delle braccia materne mi ha difeso dal male, adesso comprendo che non posso ancora continuare a nascondermi.
Da quando ho capito, mi faccio seghe mentali che mi prostrano. Compongo confessioni, le ripeto, le so a memoria, le recito nella mia solitudine e poi...non  ho il coraggio di rivelarle a chi mi potrebbe aiutare.
Ho pensato anche di scrivere una lettera ma, mi accorgo, che un cosmo di parole scritte sono semplicemente vuote, spesso ciò che verghi su di un foglio di carta è limitante, non contiene il tutto ma solo una parte dell'universo che tieni nel cuore.
Ho strappato carta su carta, fogli su fogli, un oceano di carta, eppure... tutto era un niente.
Oggi mi sono deciso, chiamerò mamma e papà e parlerò, schiuderò me stesso, il mio animo sarà nudo davanti ai loro occhi!
Forse per la prima volta sapranno chi sono veramente! Comprenderanno in toto il mio agire, le mie scelte, il perché delle mie sfuriate, forse capiranno... forse!
Eppure sento ancora dentro di me dell'incertezza, la voce mi trema, le gambe sembrano dissociate dal corpo, il coraggio viene meno...
Come rimpiango l'età dell'infanzia, quando le decisioni erano delegate ad altri. Sì, qualche moto di ribellione, ma la tua vita camminava su binari precisi e sicuri, invece … l'inferno dell'adolescenza ti debilita. Non è vero che i ragazzi sono forti e decisi, oh no! Sono deboli, non sanno realmente cosa vogliono, è come essere su di un autoscontro! Combatti contro tutto e tutti solo per affermare di esserci, di essere vivo! In realtà la paura ti attanaglia le viscere, il timore di essere ti fa compiere azioni assurde che da piccolo mai avresti immaginato di fare o addirittura pensato.
Il mondo ovattato dell'infanzia si scontra improvvisamente con quello dell'età adulta, tutto va in frantumi, le certezze non esistono più vi è solo l'incertezza della tua età!
Mi sale una grande rabbia dentro quando ti urlano “ Ma cosa ti manca? Hai tutto! Perché quell'eterna insoddisfazione? Alla tua età io... ”
E iniziano a parlare di se stessi delle privazioni, sofferenze bla, bla, bla...
Non hanno capito o non vogliono capire il vuoto di oggi, per noi!
Vuoto di valori, una volta c'era Dio, oggi le chiese sono deserti senza acqua... una volta la società rispettava gli anziani, i bambini, le donne, i disabili... oggi sono loro le vittime privilegiate.
Apparire e non essere, ecco il diktat cui obbedire.
Sono sicuro che se esordissi con queste parole mi direbbero “E tu vuoi cambiare il mondo? Sei ancora un ragazzo! Pensa a crescere!”
Non è facile ottenere attendibilità in famiglia, anzi credo che sia il luogo in cui è più difficile conquistarla. E la scuola? Ecco il luogo dove creare squilibri sociali! Spesso, se ripeti a pappagallo la lezione, se non disturbi, se sei sempre presente con il corpo e la mente magari è altrove, ebbene... sei bravissimo! Guai a esprimere giudizi o critiche! Chi sei per farlo? Niente e nessuno, ricorda che sei solo un alunno che giustifica lo stipendio del prof!
Mi piacerebbe rivoluzionare tutto, cambiare tutto, forse bruciare tutto!

Ma non sono un piromane, sono un pavido che spesso preferisce il silenzio in cambio del quieto vivere!
Oggi potrebbe essere il giorno del riscatto!
Oggi il giorno della mia resurrezione!
Giù la maschera, sii uomo!Me lo dico da solo, chissà se riuscirò a esserlo!
E' meglio che mi alzi dal letto, non vorrei innervosire i miei prima ancora di parlare.
Mi faccio una veloce doccia, indosso i fedeli jeans sdruciti, la maglia extralarge
che copre i muscoli appena accennati. Si faccio poco sport! Lo so! Il mondo dei palestrati non mi attira. Mi sembrano tanti fantocci gonfiati a elio e di reale e consistente c'è proprio poco.
Sono nervoso.
“Francesco vieni, il pranzo è pronto!”
E' mia madre che mi chiama, guai farla aspettare, la pasta si fredda, papà s’innervosisce, e bla, bla, bla...
Mi siedo a tavola, guardo mio padre, mugugna, è chiuso in se stesso, gli occhi fissi sul piatto, chissà cosa pensa? La televisione accesa, Dio come la odio, riempie il nulla delle famiglie. Mia madre si affanna attorno al tavolo, scodella la pasta nei piatti, versa l'acqua, manca qualcosa? E' lei che la prende! Sembra una serva! Povera donna, ma che vita fa? Ha anche lei attese, sogni, desideri? E' felice con mio padre?
“Devo dirvi qualcosa?” E' mio padre che parla. Lo guardo attonito, per la prima volta lo vedo davvero, è preoccupato, nuove rughe sulla fronte e sotto gli occhi delle occhiaie scure.
Ma quando sono apparse? Non le avevo mai viste! Un moto di affetto mi palpita improvviso, gli prendo la mano abbandonata sul tavolo, gliela stringo!
Mi guarda sorpreso, sono anni che non lo abbraccio o lo bacio anche di sfuggita. Chissà perché divenuti adolescenti pensiamo inutili le manifestazioni d'affetto? Diamo tutto per scontato!
Gli scende una lacrima sul volto scavato, si schiarisce la voce. Mia madre si è fermata, gli si avvicina e gli stringe la spalla.
Attendo...
“Scusatemi ma ho qualcosa da dirvi. La fabbrica mi ha messo in cassa
 integrazione e tutti dovremo fare altri sacrifici. Mi dispiace!” Termina con un singhiozzo.
E' come un colpo allo sterno, un pugno improvviso, mi sento un verme.
Penso all' ennesimo paio di pantaloni che ho voluto a tutti i costi, alla paghetta settimanale che invariabilmente spendo per stupidaggini!
Improvvisamente mi rendo conto della loro difficoltà di vivere, di nascondermi gli affanni quotidiani.
Come posso parlare delle mie incertezze, delle mie esigenze, dei miei dubbi, dei miei problemi? E' come se le parole di mio padre li avessero ridimensionati!
Tutto può attendere, per me c'è tempo, avrò modo di chiarirmi! Mi sento adulto, responsabile … mi avvicino a mio padre, lo abbraccio.
“Papà ti voglio bene, io ci sono, insieme si supera tutto!” Mi sento forte, ho solo una certezza nel cuore, amo la mia famiglia!
Il mio vuoto a perdere si è riempito d'affetto!




                                                     FINE





GIRO GIROTONDO





















    GIRO GIROTONDO


RACCONTO BREVE






















Giro girotondo,
quanto è bello il mondo,
casca la terra e
tutti giù per terra!”

Da ieri  mi risuona negli orecchi questa cantilena, assurda, ripetitiva, lancinante, non mi da pace!

“Giro girotondo,
quanto è bello il mondo,
casca la terra e
tutti giù per terra!”

E ancora, ancora, ancora,
fino allo sfinimento!!
Perchè non mi abbandona?
Cosa devo cercare, cosa fare?
Sono una donna poliziotto, ho trent'anni e da dieci svolgo la mia attività a Milazzo, presso la compagnia di polizia.
Vado d' accordo con tutti, da un paio d' anni sono la compagna di lavoro di Luigi,  mio collega, sempre insieme, giorno dopo giorno, ora dopo ora, per cercare di sbrogliare “matasse”, spesso difficili.
Da ieri però, brancoliamo nel buio! E' scomparsa una bimba di quattro anni, proprio all'interno della Scuola Materna.
La madre l'ha accompagnata, come al solito, presso la scuola “Bimbi felici”.
Luisella, così si chiama la piccina, la frequenta volentieri, mai capricci, serena sempre, giocosa con tutti, ieri ...il dramma.
L'insegnante Federica ha condotto i bimbi nel giardino della scuola, prima si sono un po' scatenati e poi  ha organizzato un girotondo, vi hanno partecipato tutti e sedici.
“Ad un certo punto, così racconta Federica,  Giulia una bimba di tre anni è caduta, mi sono  avvicinata per rialzarla e consolarla, quando  sono  tornata al girotondo non ho più visto Luisella. All' inizio ho pensato che fosse andata in bagno. All'interno, ai servizi igienici non c'era, l'ho cercata in tutte le aule, non trovandola, ho dato l'allarme. I bambini che giocavano con lei mi hanno detto di averla vista sparire. Anche i più grandicelli non sanno raccontare altro!” Termina con un singhiozzo.
Abbiamo utilizzato i cani poliziotto molecolari, inutilmente, annusano, raspano
il terreno poi, si fermano alla recinzione del giardino della scuola e non vanno oltre.
La mamma della piccola sembra in trance, non riesce nemmeno a piangere, mi prende le mani e mi sussurra “Trovatela o muoio!”
Ed io ho nella testa sempre quella cantilena:

Giro girotondo,
quanto è bello il mondo,
casca la terra
e tutti giù per terra!”

Dalle indagini svolte, ho saputo che la bimba vive con la madre che non vuole rivelare l' identità del padre biologico,  quando rimase incinta, il ragazzo scappò e non la volle più vedere.
Forse, nella sparizione della piccola, lui ha un ruolo!
E' impossibile che una bimba possa svanire nel nulla!
Devo tornare dalla mamma della piccola, le devo necessariamente parlare a quattrocchi, da donna a donna.

Mi reco al suo appartamento, suono, è lei che mi apre la porta.
La osservo attentamente, è distrutta, gli occhi cerchiati e gonfi, il volto sembra tumefatto, come se si fosse presa a schiaffi, si torce le dita incessantemente. Mi fa accomodare in un piccolo e pulitissimo soggiorno, tanti giocattoli in un angolo: bambole, un triciclo rosa, pentoline, pupazzi... sembrano aspettare il ritorno della piccola...

“Giro girotondo,
quanto è bello il mondo,
casca la terra e
tutti giù per terra!..

Mio Dio ancora in testa quella filastrocca...!
“Signora mi racconti tutto fin dall'inizio...
E lei ricomincia a parlare “Ieri ho accompagnato Luisella a scuola, come al solito... No, per la strada non ho incontrato nessuno... nessuno mi ha seguita, sulla porta del
l' asilo mi ha abbracciata, le ho raccomandato di fare la brava.” Un singhiozzo la blocca...
“Signora vorrei notizie sul padre di Luisella, si confidi, potrebbe essere importante!”

Scuote il capo sconsolata, non vorrebbe dire nulla,  poi...
“Avevo solo diciotto anni quando rimasi incinta, Franco De Virginio solo ventuno. Io credevo in lui, lo amavo alla follia. Quando gli dissi della bambina, mi diede uno schiaffo e se ne andò. Non lo vidi più. Lui non centra nella scomparsa, è morto lo scorso anno, in un incidente in moto. Era ubriaco e a folle velocità si schiantò contro un muro. Lo lessi sul quotidiano che riportava la notizia.”
“Signora,  magari la famiglia potrebbe essere coinvolta nel rapimento.”
“Non credo, la madre era ricoverata in un ospedale psichiatrico, del padre non sapeva nulla! Bisogna cercare altrove!” Termina con gli occhi colmi di lacrime e un fazzoletto sulla bocca a far morire sul nascere un urlo di dolore.
L'abbraccio e me ne vado con un senso di vuoto allo sterno. Devo sapere, devo cercare, più il tempo passa e più sarà difficile ritrovarla viva.
Ritorno alla Scuola Materna.
Perlustro attentamente il giardino, non vedo nulla di strano, solo che adesso è vuoto, pur essendo una bella giornata, i bambini li tengono nelle aule, hanno paura, tutti!
Entro nella scuola e vado da Federica.
“Scusi maestra, ha parlato con i bambini? E' riuscita a sapere qualcosa di nuovo?”
“Ho fatto un gioco con gli alunni, era presente anche la pedagogista. Ho detto  di immaginare di tornare indietro nel tempo, di rifare il girotondo e di rivivere  il momento in cui  Luisella era con loro. I più piccoli, naturalmente, non ci sono riusciti, i più grandicelli sono stato tutti concordi: Luisella ad un certo punto è sparita, non sanno dire come, solo ... non c'era più nel girotondo! L' hanno chiamata,  nessuno ha risposto, subito dopo sono arrivata io. La mia collega ha fatto disegnare i bambini, gliene voglio mostrare uno  in particolare.” Conclude con un sospiro che le nasce dal profondo del suo essere. Prendo il foglio, non riesco a capire, sono raffigurati dei bimbi e a terra una macchia nera. Non mi dice nulla. Saluto l' insegnante, non riesco neppure a guardarla negli occhi, mi sento impotente dinanzi al dolore, vado via.
Aspetto il mio collega Luigi, abbiamo la foto segnaletica della bimba, l'osservo con attenzione. Non assomiglia alla madre nei tratti somatici, è bruna con gli occhi blu, profondi ed intelligenti.
“Dove sei finita piccola? Fammi un segno, dimmi qualcosa.” Invio mentalmente alla foto questo messaggio.

Giro girotondo,
quanto è bello il mondo
casca la terra e
tutti giù per terra.


 Ancora la filastrocca, perché mi assilla?
Mi chiamano dalla centrale, vi sono avvistamenti della bimba, dobbiamo  appurarne l' affidabilità.
La prima segnalazione è di una donna, afferma di aver visto la piccina con una zingara, al crocevia di Piazza Roma.
Ci rechiamo immediatamente. La macchina sgomma, arriviamo in men che non si dica, la avvistiamo, ha per mano una bimba, corro, l'afferro per il braccio, si volta con una domanda muta sul volto...non è lei!
Chiedo scusa, accenno una carezza sul volto della  bambina e sconsolata torno alla macchina.
Con Luigi ci rechiamo alla periferia, un altro avvistamento alla stazione. Il cuore mi batte a mille, vedo la bambina, è seduta sulla panchina, un giovane uomo la tiene saldamente per mano. Una signora alla vista della macchina della polizia mi fa cenno, indica la coppia seduta.
Mi avvicino, non è lei, questa bimba è più grande, chiedo i documenti all' uomo e poi mi allontano. Le spalle curve e il passo pesante.
Le segnalazioni si susseguono, sono tutte false piste.
La sera si avvicina e con il buio anche il mio cuore piomba nell'oscurità.


Giro girotondo,
quanto è  bello il mondo
casca la terra e
tutti già per terra!

Devo sapere perché mi frulla in testa questo ritornello.
Dove sei piccola? Mandami un segnale, dammi un' indicazione, la tua mamma ti aspetta!
Di solito ho  delle sensazioni, spesso si rivelano esatte, devo seguire la pista del girotondo...


Giro girotondo,
quanto è bello il mondo
casca la terra e
tutti giù per terra!

Ho come un presentimento, dovrà pur significare qualcosa la cantilena che mi tormenta. “Girotondo, tutti a terra, casca la terra”, forse è questo il mistero, la
terra che si apre, i bambini parlano di scomparsa improvvisa!
“Luigi torniamo all'asilo, subito!”
“Ma come ora? E' già tardi, fra poco sarà buio!” Replica il mio collega.
“Andiamo, ho un' idea. Ti ricordi? I bimbi dicono che era accanto a loro ed è scomparsa. Dobbiamo cercare nel giardino. Ora, subito!!!




Giro girotondo,
quanto è bello il mondo
casca la terra e
tutti già per terra!

Arriviamo alla Scuola Materna, scendiamo dall' auto, scavalchiamo la recinzione, entriamo in giardino. Ci avviamo dove i bimbi giocavano, frughiamo tra i cespugli, tocchiamo il terreno, tastiamo con le mani, sembriamo due ciechi che leggono il braille, non ci fermiamo un attimo e al buio continuiamo a toccare, tastare, sondare, accarezzare l'erba....
“C'è qualcosa qui, vieni!” Grida Luigi. Mi accosto velocemente a lui, al buio tocco, è come se ci fosse una botola nascosta dall' erba. Trovo un anello in acciaio, chiedo aiuto al mio collega e insieme tiriamo...Non accade nulla, Capisco...la botola scorre lateralmente, non bisogna tirarla, bisogna premere sull' anello, pressiamo, si apre, scivola su due binari perfettamente occultati, scopre una scala, mentre Luigi chiede aiuto via radio ai colleghi, io inizio a scendere.


“Luisella, Luisella, dove sei, sono un' amica della mamma!”
Non mi risponde nessuno, continuo a scendere, l'aria è densa di umidità, sembra di essere in una grotta, i miei passi risuonano  cupamente,.
La scala termina e con la torcia illumino una stanza tappezzata dal polistirolo, in fondo c'è un letto e su di esso un fagotto.
Mi avvicino...  “Dio mio! E’ Luisella addormentata”.
“Luigi c'è la bambina!” urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
Mi avvicino, la stringo tra le braccia, avverto il suo debole battito cardiaco, è viva ma spossata dall'angoscia.
L'accarezzo dolcemente, le sussurro parole d'amore che non ho mai proferito in vita mia.
Mi tolgo la giacca e avvolgo la bimba, sembra svenuta. La prendo in braccio e faticosamente, la stanza è angusta, torno sui miei passi, risalgo lungo la scala.
Luigi mi attende all'imboccatura, ha preso una coperta dall'auto, copre la piccola.
In lontananza sento una sirena, l'ambulanza sta giungendo.
Arriva il medico, le presta i primi soccorsi e la porta in ospedale.
Luigi ha avvertito la madre.


Il giardino ritorna deserto, abbiamo deciso di rimettere tutto in ordine, vogliamo scoprire a chi appartiene quella stanza, a chi serve e perché.
Ci nascondiamo in un angolo buio e attendiamo.
Tutto è silenzio, non si ode neppure  il miagolio di un gatto o il canto di un uccello notturno. Sembra che tutto sia in attesa. Solo ogni tanto i fari di un' auto di passaggio  illuminano la scena.


Sono già le tre di notte, abbiamo deciso di andar via e di lasciare uno dei nostri uomini di guardia, quando la luce di una torcia si avvicina al giardino della scuola.
Qualcuno sta scavalcando il recinto, si sta avvicinando alla botola, la fa scorrere lateralmente con sicurezza.
“Mani in alto. Polizia!” Il giardino si illumina con le cellule fotoelettriche in nostra dotazione e....il bidello alza le mani in segno di resa!
Lo accerchiamo e lo portiamo in centrale.
Lo guardo incredula, lo conosco da tempo, è un brav' uomo, cosa centra con la stanza occultata in giardino? Cosa voleva fare della bimba?
Le domande avranno risposta.


La realtà spesso è diversa dall'apparenza....l'ho capito in questa indagine.
Francesco Farnari, il bidello della scuola materna “Bimbi felici”, che vi lavora fin dall'apertura della  struttura, è sempre stato attento, sereno, affettuoso e con una grande attenzione per la sicurezza dei bambini.
Durante l'interrogatorio ci ha raccontato come sia venuto a conoscenza, per caso, di quella “stanza segreta” e di come l'abbia usata all' inizio, come ripostiglio per gli attrezzi del giardinaggio, concimi e pesticidi.
Quando si è separato dalla moglie, non avendo a disposizione uno stipendio adeguato che gli permettesse di affittare un'abitazione, l'ha usata  come proprio rifugio notturno: di giorno nell'asilo, di notte nella scomoda stanzetta, “di necessità virtù”.
Nei giorni della scomparsa della bimba, era assente, aveva usufruito di un breve periodo di ferie e si era recato dalla sorella  che abitava in un' altra città. Non sapeva nulla di Luisella. Era tornato la notte del ritrovamento ed era stato arrestato, senza neppure immaginarne il perché.
Naturalmente in paese, prima che il poveretto venisse scagionato, si gridò al mostro. Sbattuto in prima pagina e bersagliato di accuse infamanti. Testimoni che riferivano di cattive abitudini del  bidello, raccontavano  di tutto pur di apparire in televisione o di avere una intervista sui giornali.
Poveretto, una vita integerrima  sporcata dal...nulla!


Per fortuna le indagini  hanno appurato la verità.
La bimba durante il gioco, aveva inavvertitamente posizionato il piede sull'anello metallico che a sua volta  aveva fatto scattare il meccanismo, la botola si era spostata lateralmente,  Luisella  era quindi  precipitata  lungo la scala sotterranea, rimanendo prigioniera. La chiusura della caditoia si era attivava automaticamente.
Il ritrovamento era avvenuto grazie ad una filastrocca...


Giro girotondo
quanto è bello il mondo
casca la terra e
tutti giù per terra.


E' sicuramente più facile avere un capro espiatorio su cui gettare la propria rabbia e frustrazione.
 Per questa volta però,  il “lupo cattivo” non esisteva, per fortuna!
               





                                                       FINE





sabato 14 marzo 2015

Io, tuo padre



Guardavo fiorir te,
seme amato,
 che  in lei cresceva.
Di nascosto,
leggevo sul volto suo,
l’ addolcito cambiamento.
Le osservavo le forme,
in cui tu, piccolo mio,
avanzavi a gran forza.
Confesso,
bramavo prender il posto suo
perché, amor mio,
mai come allor
voluto avrei
esser la culla tua.
Sostituirmi a lei
che tanto amo,
ma in egual misura geloso
che il battito del cuor suo udivi
 e non il mio.
Allor  la notte
abbracciavo il grembo suo,
ne accostavo l’orecchio
 per avvertir i sussulti tuoi.
Poi , con tenerezza,
la bocca mia
 ti bisbigliava parole d’amor,
o tenere ninne nanne
perché tu, all’alba della vita
subito potessi riconoscer me
e amarmi.