Lo
sbaffo di caffè
Salvo
Ma
quanto amava quella sbavatura di caffè sulle labbra di Rosy. Se avesse potuto
l’avrebbe nettata con ripetuti baci…ma non poteva, non era la sua donna, era
solo il sogno proibito!
Lei
era bellissima… che più bella non si può. Occhi neri e lucenti, naso piccino
all’insù, bocca carnosa e sorridente…a ben pensarci non l’aveva mai vista
arrabbiata. Ma era normale, una bella così aveva il mondo ai propri piedi.
E
lui…cos’era lui? Solo un handicappato, almeno in molti lo reputavano. La mamma
glielo diceva sempre < Non t’illudere, non innamorarti perché nessuno ti
vedrà come realmente sei.>
Ma
al cuore non si comanda, si sa. Ci pensava spesso a come il destino fosse stato
avaro con lui. Era nato in una famiglia che lo amava più di ogni altra cosa al
mondo. Lui, il primogenito, lo avevano chiamato come il nonno paterno:
Salvatore. In famiglia il nonno era venerato come un santo. Giovanissimo appena
ventenne era partito alla volta della sospirata America, aveva sofferto tanto,
vuoi per la lingua sconosciuta, vuoi perché migrante, (e lo sappiamo come
vengono considerati)! Eppure era riuscito nell’intento di aiutare la propria
famiglia rimasta in Italia, esattamente in Sicilia a Ibla. Nonostante non
vivesse negli agi, era arrivato a mantenerla facendo mille sacrifici. Quando
aveva circa quarant’anni era rientrato in Patria e aveva aperto un bar proprio
al centro di Ibla. Aveva messo accanto a
sé i fratelli nell’aiuto della gestione, si era innamorato e poi sposato, aveva
avuto cinque figli…e lui era il primo adorato nipote. All’inizio sembrava tutto
normale, Salvatore cresceva bene solo sembrava stentare nel parlare e quando lo
chiamavano non si voltava mai…Mamma orgogliosa pensava <È uno tosto…tutto
come suo nonno.> invece …
Invece
aveva un problema di sordità e conseguente ritardo nel linguaggio. Intelligente
questo sì, aveva una manualità unica ma non era normale o normodotato, come
ebbero a dire i “professoroni” di Palermo. Con un impianto cocleare aveva
risolto in parte il problema…ora ci sentiva a meraviglia ma così timido che
sembrava imbranato e ora per giunta era innamorato!
Questo
suo amore mai dichiarato…eh sì perché quand’era emozionato balbettava. Cosa
avrebbe potuto dire a Rosy? Ttttiii aaammmoooo? E lei gli avrebbe riso in
faccia, lo avrebbe distrutto e magari poi raccontato alle amiche che “u
mutangulu” le aveva detto, o meglio aveva cercato di dirle, che era innamorato.
Sai le risate alle sue spalle. Lui che già aveva sofferto a scuola quando non
riusciva a ripetere una lezione…e quante ilarità e ‘ngiurie aveva subito, non avrebbe potuto
sopportare anche questo. Per carità qualche insegnante intelligente c’era
stata, anzi a ben pensarci più di una, che avevano compreso le sue potenzialità. Ricordava ancora la prof.ssa Luigina che lo
aveva aiutato con un metronomo in modo che sillabando le parole al ritmo
previsto non balbettasse. O la cara maestra Francesca che lo prendeva in disparte
e lo abbracciava dicendogli “Tu sei unico, sei bravo, non ti scoraggiare!” E
lui in quelle parole si crogiolava, ci credeva poi bastava andare in strada e
qualche cretino gli ricordava le inevitabili difficoltà. Comunque erano passati
gli anni, aveva studiato ma poi aveva preferito lavorare nel bar del nonno “Bar
da Salvatore” e già il nome era tutto un programma. Il nonno lo aveva amato
profondamente, spronato a migliorare iscrivendolo anche a corsi specializzati
per barman e lui bravo lo era diventato davvero. Il bar situato nell’antica Piazza
Duomo era un gioiello incastonato nello splendido paesaggio barocco in cui
svettava il magnifico Duomo. Salvatore ne era davvero fiero, i sacrifici del
nonno avevano dato i suoi frutti portando lavoro alla famiglia. Lui ci lavorava
già da due anni, era bravo come cameriere e banconista e poi…amava il caffè. Ne
conosceva tutte le qualità e aveva imparato il LATTE Art ovvero la capacità di
decorare la superficie dell’espresso con la crema di latte.
Molte
clienti abituali amavano le sue decorazioni: dal cuore ai fiori, addirittura
anche il volto di un gattino ma a Rosy non aveva mai avuto il coraggio di offrirgliene
uno. Lei era sempre di fretta: arrivava alle 8, puntuale come un orologio,
ordinava l’espresso ristretto, beveva al bancone e a volte, quando il sole era splendente
nel cielo, al tavolino accanto alla palma, pagava e andava via, sempre con
quello sbaffo di caffè sul labbro superiore. Lui sembrava trasparente ai suoi
occhi, neppure alzava lo sguardo…come avrebbe potuto attirare la sua
attenzione? E nel frattempo il cuore sanguinava e pativa d’amore. Si era
confidato con suo fratello Giuseppe, più piccolo di due anni…uno sciupafemmine
incredibile, una faccia tosta da prendere a schiaffi. Il suo consiglio? < La
prendi in disparte e glielo dici. Non ti vuole? Tu te ne cerchi un’altra!> fine
della storia.
Il
suo amico Giovanni invece gli aveva consigliato <Fatti un tatuaggio
sull’avambraccio col nome “ROSY”, certo sarebbe meglio bello grande sul petto
ma…comunque quando arriva al bar arrotoli la manica e quando le porti il caffè
glielo metti proprio sotto gli occhi, vedrai: effetto assicurato!>
Si
effetto assicurato, un consiglio assurdo lui che aveva una vera e propria paura
degli aghi, una vera fobia, forse per l’operazione subita di cui conservava il
visibile risultato proprio vicino all’orecchio destro e che cercava di coprire
con i folti capelli ricci. No, questo consiglio non poteva accettarlo proprio.
Doveva
invece fare leva sulla capacità di decorare il caffè. Iniziò così una vera e
propria esercitazione serale, quando il bar chiudeva. A volte si addestrava
fino a notte inoltrata, niente lo stancava perché l’obiettivo finale era:
diventare visibile al cuore di Rosy!
Iniziò
con i cuori intrecciati…troppo banale, poi col nome ROSY ma la ipsilon tendeva
ad allungarsi troppo, poi i fiori, la margherita per assurdo gli riusciva
proprio bene…
Quando
affinò la tecnica, ci vollero almeno due settimane di esercitazioni, iniziò a
servire abitualmente il caffè con questa arte a tutti gli avventori, anche ai
più frettolosi.
Fu
un successo insperato. I clienti si susseguivano all’impazzata. Salvo era
contento ma Rosy sembrava immune a questa forma d’arte.
Ormai
al “Bar da Salvatore” cercavano solo lui. Addirittura facevano le foto al suo
espresso, i selfie con lui e c’erano le richieste <Salvo mi fai il gattino
sul caffè? …Salvo io voglio il cuoricino…Io lo stemma della mia squadra.>…e
così via.
I
parenti erano contenti, per non parlare di sua madre … pensate che un giorno
arrivò una televisione locale che dedicò un servizio a “Salvo l’artista del
caffè”! Eppure tutto questo non gli bastava…Rosy continuava a ad ignorarlo. Una
mattina addirittura aveva disegnato nel suo caffè un cuore trafitto, lei lo
aveva guardato, aveva accennato ad una parvenza di sorriso e se ne era andata
con quello sbaffo di caffè sulle labbra che ormai era il suo incubo d’amore.
L’amore
lo consumava letteralmente, non gli bastava il successo ottenuto con LATTE ART,
lui voleva LEI!
Rosy
Non
ce la faceva più ad andare tutti i giorni al “Bar da Salvatore”, era pure
lontano dal luogo dove lavorava, eppure non poteva farne a meno. Lei amava Salvo
ma non riusciva a dirglielo.
Vuoi
l’educazione bigotta, la paura di restare delusa, poi adesso che era così
ricercato per il suo LATTE ART figuriamoci se la notava, come se non bastasse gravava
il suo cruccio segreto: quando era emozionata balbettava!
A
volte le sembrava che lui le volesse dirle qualcosa poi…niente di niente e se
ne andava!
È
vero che una volta le aveva portato il caffè con su dei cuoricini, ma lo aveva
fatto anche con le sue amiche, quindi era solo un’illusa.
Si
era confidata con Ambra l’amica del cuore, lei
aveva così risposto, testuali le
parole <Fai tu il primo passo, magari è timido! Se ti dice “no” non succede
nulla, morto un Papa se ne fa un altro!>
Già
un altro. Lei che se lo sognava tutte le notti, bramava i suoi baci e
lui…niente, un passo avanti e tre indietro!
Possibile
non avesse capito che lei il caffè lo prendeva al suo bar solo perché c’era
lui?
Doveva
escogitare qualcosa. Pensa che ti ripensa, praticamente tutta la notte sveglia
e ora al mattino due borse sotto gli occhi che la facevano apparire ammalata,
aveva deciso che proprio quel mattino gli avrebbe dato un bigliettino, al
diavolo l’orgoglio, in cui gli raccontava il proprio amore!
E
iniziò a scrivere …
“Caro
Salvo, come stai?” … non, no, ma che è sta’ roba. Via ricominciamo…
“Caro
Salvo non so se te ne sei accorto ma tu mi piaci…No, non va…sembro una che si
offre…
Ricominciamo…e
così per buona parte della notte ma alla fine il biglietto era pronto! Così
Rosy andò a letto cercando di riposare. Ma fu una notte da incubo, si voltava e
rivoltava tra le lenzuola, era tutta sudata, si alzò per bere un bicchiere
d’acqua, poi si ricoricò ma il sonno tardava. Finalmente alle prime luci
dell’alba trovò riposo ma da lì a poco la sveglia le intimò di alzarsi…
Salvo
Notte
insonne a pensarla e ripensarla, a sognare di pulirle con baci focosi lo sbaffo
di caffè sulle labbra…Niente, doveva decidersi, le avrebbe scritto un
bigliettino, magari per un appuntamento, non al bar naturalmente, oppure le
avrebbe confessato che l’amava da sempre, che il cuore gli si gonfiava in petto
ogni volta che la vedeva…magari così era l’unico modo per non parlare e quindi evitare
di balbettare.
Pensa
che ti ripensa al mattino il biglietto era pronto, ma quanta fatica gli era
costato! A testimonianza la scrivania piena di carta stracciata e sminuzzata,
anzi doveva toglierla e cestinarla prima che se ne accorgesse sua madre. E chi
l’avrebbe sentita poi per tutto il giorno con le sue tiritere…
Al
“Bar da Salvatore”
Quella
mattina il sole era alto nel cielo e inondava di bellezza Piazza Duomo. I
tavolini era già ben disposti all’esterno del locale e neanche se fosse stato
fatto apposta, un carretto siciliano bardato a festa era proprio lì vicino. Era
di un’attrattiva unica con i suoi colori e le sponde istoriate di cavalieri, dame,
duelli e amori. I turisti, sempre molto numerosi da quando il Maestro Camilleri
con i suoi romanzi aveva resa nota Ibla a tutto il mondo, erano intorno
scattando foto. Salvo teneva nella tasca dei pantaloni il bigliettino, lo toccava
e ritoccava per sincerarsene della presenza. Ed eccola arrivare Rosy, puntuale
come un orologio svizzero, con la gonna frusciante sulle belle gambe, gli
occhiali da sole inforcati sul nasino all’insù. Non sembrava camminare,
sembrava danzare e Salvo si perdeva nella visione. Si sedette al solito
tavolino, quello vicino alla palma che svettava dall’aiuola.
Salvo
le si palesò subito <Il solito?>
<Si
grazie> e alla risposta volò letteralmente nel bar.
Ci
impiegò più del solito perché ricamò sulla superficie del caffè un “LOVE” che
era tutto un programma... Corse fuori e…<Eccoti il caffè!> disse
posizionando la tazzina sul tavolino e aggiungendovi accanto il bigliettino.
Certo nell’emozione del momento la scritta si era allungata, la mano gli
tremava troppo, ma la missiva c’era… ma come fu e non fu la folata di un
improvviso venticello la fece svolazzare proprio ai piedi del carretto
siciliano.
Salvo
andò a recuperarla ma ormai il momento magico era passato, inoltre il
bigliettino era stato anche calpestato da un turista. Lo prese e se lo mise in
tasca.
Rosy
nel frattempo aveva bevuto il caffè e messo quanto dovuto sul tavolino. Lei il
proprio bigliettino lo aveva infilato sotto la tazzina affinché il vento non
facesse un brutto scherzo, ed era andata via.
Salvo
la vide allontanarsi e il suo cuore pianse d’amore…anche quell’occasione era
andata perduta! Prendendo la tazzina e il piattino non si accorse del
bigliettino messo da Rosy, rientrato nel bar mise il tutto nel lavandino
facendo scorrere l’acqua che lavò e sbiadì anche quanto scritto da Rosy…
Gli
amici.
No,
così non poteva andare avanti…era quello che si dicevano gli amici di Salvo.
Dovevano dargli una mano…se poi Rosy non lo avesse voluto beh…si sarebbe prima
disperato e poi rassegnato ma andare avanti così no! Salvo aveva ormai il volto
scavato e gli occhi perennemente tristi, Rosy poi raramente sorrideva….
Decisero
che l’indomani avrebbero fatto trovare al bar l’amico Luigi che cantava
stornelli, appena Rosy sarebbe arrivata quello avrebbe iniziato lo stornello
con
“Salvo t’ama
soffre
d’amore,
alza gli occhi tuoi,
digli
se l’ami,
il
cuore soffre,
gli
occhi piangono,
Rosy
guardalo
e
digli ciò che provi…”
L’avevano
scritta gli amici, il povero Salvo non sapeva nulla.
”
Speriamo bene “pensarono i ragazzi….
La
fatidica mattina
Era
tutto pronto, Luigi nascosto dietro l’angolo della libreria attendeva il
segnale concordato: all’arrivo di Rosy appena lei si fosse seduta al tavolino
per il consueto caffè, lui si sarebbe palesato. Prima avrebbe semplicemente
suonato la chitarra ma alla comparsa di Salvo via alla stornellata con le
strofe d’amore…ma come al solito il destino ci mise del suo, un’improvvisa
grandinata si scaricò, è proprio il caso di dirlo, su Ibla. Luigi andò a
rifugiarsi nel bar da Salvo, di Rosy naturalmente neppure l’ombra, d’altronde
con quella pioggia dove sarebbe potuta andare?
Salvo alla vista dell’amico chiese <E tu a
quest’ora che ci fai in giro con la chitarra?> conoscendone le comode
abitudini.
<Io
niente, volevo prendere un caffè da te e poi andare a Ragusa, in piazza ci sono
degli amici che m’aspettano per concordare alcune canzoni…ma tu guarda che
tempo !!!> concluse Luigi.
<Sarà…>fece
dubbioso Salvo.
E
anche quel tentativo fallì …
Lo
sbaffo di caffè
Piovve
per ben tre giorni di fila. Salvo e Rosy non si videro per nulla. Ambedue
impegnati nel lavoro e poi quel tempo avverso…ma finalmente sabato apparve il
sole.
Salvo
si preparò con cura e attese…
Al
solito orario ecco giungere Rosy, possibilmente più bella del solito e con
passo sicuro incedere verso il bar. Si sedette al tavolino e attese. Salvo non
si fece attendere, aveva il cuore che batteva all’impazzata, si ripeteva
continuamente “ora o mai più”
Ma al suo cospetto riuscì solo a dire <Il
solito?> Lei rispose con un sommesso sì.
Preparò
quanto dovuto, poi dall’aiuola vicino alla porta del bar prese una rosa che occhieggiava
nel roseto e la mise sul vassoio, si avvicinò al tavolino dove sedeva la donna
dei suoi sogni. Le porse il caffè…lei vide la rosa, la prese e lo guardò negli
occhi.
<Rrrosssyy
sseennnnttttiiiiiiiiiiii> fece Salvo
<Dddimmmmiiii
> rispose lei e scoppiarono a ridere.
Lei
si alzò e l’abbracciò…lui la strinse forte e poi con voce più sicura <Bevi il
caffè che si fredda e poi devo fare una cosa…>
Lei
lo bevve e lui avvicinandosi al suo volto finalmente poté nettare quelle labbra
dallo sbaffo di caffè…
P.
S. e vissero felici e contenti…ma questa è un’altra storia.
FINE
.